In prossimità della definizione della legge di bilancio 2024, le imprese italiane lanciano un grido di allarme in vista dello scadere di praticamente tutte le più importanti misure agevolative e che hanno un impattato determinante sul costo del lavoro sopportato dalle aziende con possibili ricadute sull’occupazione, specie quella giovanile e delle donne.
NIENTE PROROGHE?
La preoccupazione è davvero molto forte perché dalle notizie che circolano sui giornali non vi è traccia su proroghe delle misure che al 31 dicembre 2023 segneranno la loro fine con il risultato che dal 2024 ogni singola assunzione potrà costare dal 30% al 100% in più, rincaro che certamente le nostre imprese non sono nelle condizioni di poter sopportare e che conseguentemente potrà portare ad un brusco stop per l’occupazione. La perdita da gennaio 2024 di anche di una sola di queste misure potrebbe portare ad un incremento fino ad 8.000 euro annui per ciascun nuovo assunto!
LE AGEVOLAZIONI IN SCADENZA
In particolare, a fine anno verranno a scadere le assunzioni agevolate di under 36 che attualmente prevede un esonero totale al 100% dei contributi INPS per la durata di 36 mesi (48 mesi per le assunzioni nelle Regioni c.d. Svantaggiate); scadranno le agevolazioni per le assunzioni di donne che prevede una riduzione totale dei contributi fino 18 mesi; scadranno infine le agevolazioni per le assunzioni di giovani under 30 e NEET che dal 1 giugno 23 fino appunto al 31.12.2023 prevede un incentivo alle aziende pari al 60% della retribuzione mensile corrisposta al lavoratore, tutto questo tra l’altro in uno scenario di misure agevolative già di per se quanto mai povero e che ad esempio esclude da ogni tipo di agevolazione ormai da sempre la fascia 36 – 49 anni.
IL DIBATTITO SUL SALARIO MINIMO HA MESSO IN OMBRA IL PROBLEMA DEL COSTO DEL LAVORO
Sono stati persi letteralmente nove mesi per discutere del Salario Minimo, per ricevere dal CNEL una risposta che tutti conoscevano sin dall’inizio del dibattito (Unimpresa aveva anticipato le stesse risposte fornite dal CNEL dapprima il 17 maggio 2021 ben oltre 24 mesi fa, per poi ripresentare le stesse posizioni in un documento discusso e presentato all’XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e ancora successivamente con il Centro Studi a luglio 2023 in un documento ripreso da tutte le testate giornalistiche nazionali..!), si è paralizzato il dibattito sul Salario Minimo trascurando quelli che sono i veri problemi per le aziende ed i lavoratori, ovvero creare le opportunità per incrementare l’occupazione e questo passa inevitabilmente per il contenimento del costo del lavoro che dal 1 gennaio 2024 se non si interverrà immediatamente subirà una brusca impennata.