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Autonomia Differenziata

Ecco come i tecnici del Senato picchiano sull’Autonomia regionale made in Lega

Che cosa è comparso a sorpresa sul profilo Linkedin del Senato: il parere del Servizio bilancio di Palazzo Madama sul disegno di legge Calderoli sull'autonomia differenziata

 

Il costo dell’autonomia differenziata. La Costituzione italiana, al terzo comma dell’articolo 116, prevede “forme e condizioni particolari di autonomia” per le regioni a statuto ordinario.

Il disegno di legge A.S. 615, presentato il 23 marzo dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, definisce i princìpi generali per l’attuazione di questa autonomia differenziata. Ma sarà possibile realizzarla senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che costituiscono il nucleo invalicabile di quei diritti civili e sociali, previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione?

Il Servizio del Bilancio del Senato ha passato al setaccio il disegno di legge, rilevando alcune criticità. Nel caso, ad esempio, del trasferimento alle regioni di un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato (e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie), ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate.

Le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive. E il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a comuni, province e città metropolitane da parte delle regioni differenziate potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione.

Il dossier è disponibile qui.

(Estratto dalla pagina LinkedIn del Senato della Repubblica)

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL QUOTIDIANO REPUBBLICA:

L’allarme sul possibile acuirsi delle disuguaglianze, l’ipoteca che grava sui servizi per i cittadini nelle regioni meno ricche e, in breve, il rischio di sostenibilità per il sistema Paese di fronte all’Autonomia Differenziata targata Lega. Solo che stavolta a bocciare il ddl Calderoli, con la granitica e implacabile serenità dell’analisi tecnica, è il Servizio Bilancio del Senato. Che ieri pomeriggio pubblica lo studio — con un titolo dall’inequivocabile significato: “Il costo dell’Autonomia differenziata” — mediante post su Linkedin, profilo social di Palazzo Madama, di cui dà conto Repubblica, sul sito on line, intorno alle 14. Apriti cielo. Il documento esamina le criticità del ddl Calderoli, avanza dubbi sugli effetti dal punto di vista finanziario, pone interrogativi: specie sul ridimensionamento del bilancio statale, a vantaggio di quello di alcune Regioni. Col rischio di non riuscire a conservare i cosiddetti Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in tutto il Paese. È carburante per le opposizioni. E mentre queste rilanciano, con un mare di dichiarazioni, la guerra allo Spacca-Italia e il ministro Calderoli si infuria, chiedendo conto di quella pubblicazione, esplode il giallo del dossier che ora c’è, e ora non c’è più. Anzi, c’è e resta. La notizia della stroncatura dell’Autonomia ne produce subito un’altra: quel dossier «non è verificato», è stato sì pubblicato sui social ufficiali, ma «per errore». Così dice, almeno, una prima correzione — e sembra cancellarne la validità — che arriva alle 18 dal Senato. Ma passa un’ora e mezza e, di fronte alle reazioni che ormai dilagano, ecco la seconda smentita che corregge la prima: lo studio è lì, non è rimosso. Risultato: nervi a fiori di pelle tra Lega e meloniani. Ma Fdi tace. E, in particolare un dettaglio viene, forse maliziosamente, notato. Qualcuno osserva infatti che in calce a quel post argomentato figura il like di uno stimato tecnico interno: si tratta del professore Renato Loiero, già capo ufficio del Servizio Bilancio dello Stato, oggi consigliere economico della presidente Meloni. Un errore, dunque? Prima precisazione dell’ufficio stampa: il testo non doveva essere pubblicato, «una bozza provvisoria, non ancora verificata». Quindi, seguono le scuse «con la stampa e con gli utenti per il disservizio arrecato».

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