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Così Usa, Inghilterra e Cina hanno manovrato i bilanci contro la crisi da pandemia. Report

Il focus contenuto nella relazione annuale della Banca d’Italia sulle risposte di Usa, Inghilterra e Cina contro la crisi da pandemia.

 

Nelle economie avanzate più colpite dalla pandemia l’entità degli interventi (in rapporto al prodotto) è stata più rilevante rispetto ai paesi emergenti; maggiore è inoltre risultato il ricorso a provvedimenti privi di impatto diretto e immediato sul disavanzo delle Amministrazioni pubbliche (misure indirette), come l’erogazione di prestiti e la concessione di garanzie.

I paesi emergenti, per contro, hanno fatto ampio ricorso a misure dirette (con un impatto immediato sul bilancio pubblico), nell’ambito di interventi di dimensioni complessive in media più contenute. In un contesto di deflussi di capitali, cui è seguito un deprezzamento delle valute e un aumento degli spread sovrani, molti paesi emergenti devono infatti fronteggiare la pandemia con una ridotta capacità di agire sulla leva di bilancio, soprattutto in presenza di un debito pubblico più elevato, come nel caso dell’India, o con un maggior fabbisogno di finanziamenti esterni, come nel caso di Argentina, Brasile e Turchia. Con riferimento alle misure dirette, il sostegno alle imprese è stato attuato in quasi tutti i principali paesi attraverso rinvii di scadenze fiscali. Per i lavoratori e le famiglie, nelle economie avanzate si è ricorso in misura maggiore a un rafforzamento degli ammortizzatori sociali, mentre in quelle emergenti, dove questi meccanismi sono meno sviluppati, sono stati utilizzati per lo più trasferimenti (Brasile) o aiuti alimentari (India). La dimensione delle politiche di bilancio risulta considerevole. Secondo l’FMI alla metà di aprile i paesi del G20 avevano già annunciato misure dirette per un ammontare pari al 3,5 per cento del PIL, simile a quello stanziato complessivamente tra il 2008 e il 2010 in risposta alla crisi finanziaria globale.

Negli Stati Uniti il pacchetto principale (Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act, CARES) ammonta a circa 2.300 miliardi di dollari, cui se ne aggiungono circa 700 provenienti da altri atti legislativi (per un ammontare complessivo dell’ordine del 14 per cento del PIL). Circa un quinto di queste risorse è destinato al potenziamento delle strutture ospedaliere, all’espansione dei programmi Medicare e Medicaid e alle Amministrazioni locali. Gli interventi a sostegno dei redditi personali, per i quali sono stati stanziati circa 600 miliardi, riguardano principalmente due strumenti: i trasferimenti diretti ai cittadini, con un massimo di 1.200 dollari per le fasce di reddito medio-basse (fino a 75.000 dollari); il rafforzamento dell’indennità di disoccupazione, che è stata estesa sia nella durata (13 settimane aggiuntive), sia nella platea dei beneficiari, tra i quali sono inclusi anche i lavoratori autonomi e quelli della gig economy. Il sostegno alle imprese avviene attraverso il differimento di alcune scadenze fiscali e, in misura maggiore, con prestiti e garanzie. Per quelle piccole e medie è stato attivato un programma (Paycheck Protection Program) attraverso il quale la Small Business Administration garantisce prestiti a condizioni agevolate per sostenere i costi operativi, in primo luogo quelli per salari e stipendi; tali prestiti sono destinati a trasformarsi in sussidi a fondo perduto per le imprese che non riducono la forza lavoro. Ai 350 miliardi di dollari di fondi stanziati nel CARES per questo programma, interamente esauriti già alla metà di aprile, il governo ne ha in seguito aggiunti 310. Circa 450 miliardi sono stati posti a garanzia dei prestiti che la Riserva federale potrà erogare nei confronti delle grandi imprese (cfr. il riquadro: La risposta delle banche centrali all’emergenza Covid-19).

Nel Regno Unito sono stati approvati interventi per circa 500 miliardi di sterline (quasi il 23 per cento del PIL), destinati per due terzi a garantire l’erogazione di credito alle imprese attraverso tre strumenti: la Covid Corporate Financing Facility, gestita dalla Banca d’Inghilterra per conto del Tesoro, che potrà acquistare carta commerciale di imprese di grande dimensione e in buone condizioni finanziarie prima della crisi; per le piccole e medie imprese, il Coronavirus Business Interruption Loan Scheme, che offre garanzie su prestiti bancari fino a 5 milioni di sterline, per l’80 per cento dell’importo accordato, e il Bounce Back Loan Scheme, che invece garantisce l’intero ammontare per prestiti fino a 50.000 sterline. Altre misure hanno riguardato la concessione di sgravi fiscali alle imprese e la sospensione dell’IVA (complessivamente quasi 50 miliardi di sterline) e un sostegno ai lavoratori e alle famiglie in difficoltà (circa 100 miliardi); sono stati stanziati 10 miliardi per il rafforzamento del sistema sanitario nazionale. Il governo giapponese ha approvato un piano che ammonta a circa il 22 per cento del PIL (117 trilioni di yen), di cui quasi la metà (45 trilioni) è destinata a erogare prestiti a piccole e medie imprese da parte di istituzioni finanziarie pubbliche, come la Japan Finance Corporation, e a fornire garanzie sul credito concesso dalle banche private. Le altre risorse serviranno a finanziare agevolazioni fiscali alle imprese (26 trilioni), trasferimenti diretti a famiglie e imprese (15 trilioni) e al sistema sanitario (2,5 trilioni). Circa un decimo del pacchetto è dedicato al rilancio dell’economia nella fase post-emergenza, attraverso incentivi a favore dei settori della ristorazione, del turismo e delle attività ricreative, nonché mediante investimenti nelle infrastrutture.

In Cina il governo ha inizialmente previsto interventi per 2.600 miliardi di renminbi, pari al 2,5 per cento del PIL. Circa la metà delle risorse stanziate è già stata utilizzata, prevalentemente per il settore sanitario (prevenzione e contenimento dell’epidemia di Covid-19, produzione di materiale sanitario, investimenti nel comparto). Inoltre gli esborsi per i sussidi di disoccupazione sono stati accelerati, le scadenze fiscali per famiglie e imprese sono state rimandate e i versamenti per i contributi pensionistici sono stati sospesi. L’altra metà delle risorse è destinata all’aumento degli investimenti in infrastrutture. Il 17 aprile sono state annunciate ulteriori misure per un ammontare pari al 3 per cento del prodotto interno lordo, che porteranno a un potenziamento degli stabilizzatori automatici e all’ampliamento degli investimenti. Questi ultimi saranno finanziati con risorse iscritte direttamente nel bilancio delle Amministrazioni pubbliche, a differenza di quanto avvenne nel 2008-09 quando le ampie misure di stimolo vennero attuate prevalentemente attraverso veicoli finanziari fuori bilancio.

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