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Bluebell Tim

Cosa succederà ai dipendenti Tim con lo scorporo della rete?

Quale sarà il destino degli oltre 40mila dipendenti di Tim a seguito dell'operazione di scorporo benedetta dal governo? I desiderata delle parti in causa e i timori dei sindacati

La crucialità della partita che si sta giocando su Tim è data non solo dalla rilevanza dell’asset rete, ritenuto per ovvie ragioni strategico per lo Stato, ma anche dal tema occupazionale. Nel gruppo italiano lavorano difatti 40.665 dipendenti e c’è il timore che lo scorporo possa provocare esuberi. Senza certezze sul numero effettivo.

LO SCORPORO FA PAURA AI DIPENDENTI TIM

Come sottolineato dal Messaggero, c’è la necessità di far combaciare la proposta di Kkr presentata al cda di Tim del 22 giugno (21 miliardi + 2 di earn out), nella quale ha ottenuto l’esclusiva, che trasferiva alla Netco circa 9 miliardi di debiti e oltre 21 mila dipendenti, recepita dal piano finanziario della nuova società della rete consegnato alle banche (fatturato da 3,9 a 4,2 miliardi ed ebitda da 1,5 a 2,5 miliardi entrambi nel 2031).

Il tema occupazionale non irrompe ora sul tavolo delle trattative. Nelle ultime settimane i sindacati avevano più volte sottolineato per esempio la loro apprensione circa le voci secondo cui Vivendi avrebbe voluto un massimo di 8mila dipendenti in ServiceCo. Indiscrezioni di stampa, certo, ma per alcuni osservatori desiderata fatti trapelare appositamente dai francesi per fare intendere che loro chiedono anzitutto la sostenibilità economica dell’impresa in divenire.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che la direzione intrapresa dal Governo è quella di “assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro”. Medesimo messaggio ravvisabile nel decreto predisposto in pieno agosto in cui si esplicita che il Tesoro “avrà adeguati poteri al conseguimento del piano industriale”.

Il piano delayering di Tim prevede che sulla ServiceCo domestica restino circa 19mila dipendenti destinati a scendere a circa 17mila nel 2025-26. Difficile comprendere perché i francesi vogliano tagli simili.

SINDACATI SULLE BARRICATE

Una situazione di totale incertezza che lascia assai tesi i rappresentanti dei lavoratori. Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC CGIL,  ha dichiarato: “Resta l’amarezza e la preoccupazione per una vicenda giocata esclusivamente nella logica della finanza, con molta attenzione agli interessi degli azionisti e dei tanti blasonati creditori, ma che ha accuratamente evitato un confronto trasparente sugli aspetti industriali, occupazionali e sugli interessi generali del Paese.” Il sindacalista ha ribadito poi l’interesse tardivo dell’esecutivo nella vicenda: “Negli ultimi mesi il Governo è passato con noncuranza dai propositi di una rete unica all’obiettivo della rete nazionale, per finire con la decisione di acquisire una partecipazione di minoranza alla costituenda società della rete TIM, lasciando al fondo americano KKR almeno il 65% del pacchetto azionario.”

Gli fa eco Salvo Ugliarolo, Segretario Generale UILCOM UIL: “In assenza di reali soluzioni, questa scelta non farà altro che creare una vera bomba sociale e non siamo disposti a stare in silenzio davanti a scelte sbagliate che questo governo mette in atto a discapito di questa azienda, del settore e soprattutto del futuro di migliaia di lavoratori che, ancora una volta, rischiano il loro posto di lavoro per colpa dell’incapacità della nostra classe politica”.

Più moderate le preoccupazioni di Alessandro Faraoni, Segretario Generale Nazionale FISTEL CISL, che ha commentato: “Di fronte ad una scelta politica, seppur non condivisa sulla separazione della rete dai servizi, bisogna confrontarsi per garantire la tenuta occupazionale e professionale dei lavoratori, nonché la definizione di un percorso verso una digitalizzazione del Paese che vede sempre più soggetti interessati a servizi innovativi quali cloud, intelligenza artificiale, cybersecurity, ecc.”

E ha aggiunto: ” Siamo preoccupati per gli eventuali esuberi nelle attività dei servizi, pur sapendo che il mondo dell’enterprise, in continua evoluzione, assorbe una significativa quota di lavoratori. Al Governo chiediamo di impegnarsi per garantire i lavoratori con strumenti di accompagnamento alla pensione e industrialmente attraverso l’ingresso di aziende pubbliche che stanno partecipando ai processi di digitalizzazione nella società di TIM, per fare sinergie e garantire ai lavoratori un futuro sulle nuove frontiere dell’innovazione.”

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