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Nuovo Mes

Cosa è successo in Grecia con il Mes?

L'ultimo numero di German Foreign Policy racconta una vicenda che ha dell'incredibile: le pressioni che le élites politiche e istituzionali vicine al governo Merkel hanno esercitato per impedire la realizzazione di un film sgradito sul Mes in Grecia. L'articolo di Tino Oldani, firma di Italia Oggi

 

Sotto il titolo «In Deutschland tabu», l’ultimo numero di German Foreign Policy racconta, unico media tedesco, una vicenda che ha dell’incredibile: le pressioni che le élites politiche e istituzionali vicine al governo di Angela Merkel hanno esercitato per impedire la realizzazione di un film sgradito sull’operato del Mes in Grecia, e poi la sua proiezione in Germania. Il film-pomo della discordia, intitolato «Adults in the room», è stato girato dal regista greco Costa-Gavras, vincitore di due Oscar con «Z» e «La rivolta invisibile». Nonostante gli inviti espliciti di Klaus Regling, direttore del Mes, perché abbandonasse il progetto, Costa-Gravras ha presentato il film in anteprima alla mostra del cinema di Venezia nell’agosto 2019, «dove è stato accolto molto bene» e venduto in diversi paesi in giro per il mondo. Totale chiusura invece da parte della Germania, dove il film è tuttora tabù, boicottato a ogni livello, e nessuno lo ha potuto vedere né in sala, né in tv.Scrive German Foreign Policy: «Alcuni importanti funzionari della Repubblica federale tedesca si sarebbero personalmente adoperati per impedire la rielaborazione cinematografica, in chiave critica, dell’operato tedesco nei confronti della Grecia durante l’eurocrisi». Il più importante di questi funzionari è Klaus Regling, direttore del Mes (il discusso fondo Salva Stati), «il quale durante una cena a Parigi con Costa-Gavras avrebbe chiesto al regista di astenersi dal portare avanti il suo progetto cinematografico, annunciato per il 2017».

Già questo è un segnale di quanto Regling sapesse di avere la coda di paglia, essendo stato proprio lui, come capo del Mes, a imporre alla Grecia, dal 2012 in poi, misure di austerity devastanti, che comportarono tra l’altro un taglio di oltre il 50% degli stipendi pubblici e delle pensioni, tasse a go-go, una disoccupazione di massa, la perdita di un terzo del pil e la ristrutturazione del debito pubblico, i cui titoli scesero, come valore, al livello della spazzatura. Un salvataggio che, a conti fatti, si è rivelato fallimentare, come ha confermato uno studio recente dell’ex commissario Ue Joaquìn Almunia.

Per giustificare la sua richiesta, Regling era convinto di avere un asso nella manica: sapeva che Costa-Gavras, per il film, si sarebbe basato sul libro che Yanis Varoukakis, ex ministro delle finanze di Atene, aveva scritto per raccontare ciò che i ministri Ue delle finanze dicevano nelle riunioni dell’Eurogruppo durante la crisi greca. E Varoufakis, esponente di quella sinistra che i francesi definiscono «gauche au caviar», era un personaggio discusso per certe intemperanze. Per Regling, scrive German Foreign Policy, «il ritratto di quelle riunioni fatto da Varoufakis era in gran parte errato», soprattutto per quanto riguardava gli scontri tra lo stesso Varoufakis e l’allora ministro delle Finanze tedesco, Wolgang Schauble, considerato il vero ispiratore dei «pacchetti di austerity» imposti dalla Germania alla Grecia, tramite il Mes.

Ma Costa-Gavras tenne il punto. Conosceva infatti un dettaglio importante: il libro di Varoufakis (Adults in the room, stesso titolo del film), ora tradotto anche in italiano, conteneva per la prima volta la trascrizione letterale dei colloqui dell’Eurogruppo, che il ministro greco aveva registrato di nascosto, essendo di norma tali riunioni coperte dal segreto e senza verbale. Per questo, il regista rispose a Regling che «lui stesso era stato in grado di confrontare le informazioni contenute nel libro di Varoufakis con le registrazioni audio delle riunioni dell’Eurogruppo e di averne verificato l’attendibilità». Il direttore del Mes rimase di stucco, e forse anche il pranzo gli andò di traverso: solo qualche tempo dopo, avendo letto pure lui il libro, «espresse rammarico per la violazione della privacy dei funzionari Ue interessati».

Già, la privacy. Come se questa contasse più delle numerose privazioni dei beni essenziali che il Mes di Regling aveva imposto ai greci, compresa la rarefazione dei medicinali di base per l’infanzia, a causa della quale si registrarono oltre 700 bambini morti per mancanza di cure, notizia che l’europeista Federico Fubini ha confessato qualche anno dopo di non avere dato all’epoca ai lettori del Corriere della sera, a suo dire per non fornire un ulteriore spunto polemico ai sovranisti euroscettici.

Il film di Costa-Gavras (pseudonimo di Konstantinos Gavras) è stato venduto e proiettato in sala in vari paesi: Grecia, Spagna, Italia, Francia, Portogallo, Belgio, Australia e Argentina. In Svezia i diritti sono stati ceduti in streaming. Nella Repubblica federale tedesca, scrive German Foreign Policy, «l’ultimo lavoro del grande regista di fama internazionale è stato, invece, messo a tacere, e di fatto ne è stato imposto un boicottaggio informale, nonostante Ulric Tukur, uno degli attori tedeschi più famosi, interpreti il ruolo del ministro Schauble».

Un boicottaggio per la verità non solo informale, ma a tripla mandata: «Non c’è stato un solo distributore cinematografico che abbia accettato di includere nel suo programma il film di Costa-Gavras». Il che spinge la rivista tedesca a chiedersi «se ai distributori cinematografici sia stato fatto presente che alcune persone molto potenti si sarebbero espresse contro la proiezione del film nelle sale tedesche». Resta il fatto che il film non è mai stato doppiato in lingua tedesca, né citato su Wikipedia in tedesco. Quanto alle recensioni, conclude la rivista, «i principali media tedeschi, in occasione della prima del film a Venezia, ne avevano parlato in modo dispregiativo, etichettandolo come un programma televisivo per il tempo libero». In ogni caso, conclude German Foreign Policy, per le élites tedesche è un film da non proporre ora, in piena crisi post Covid-19, per non offrire scuse a Italia e Spagna, restie a chiedere l’intervento del Mes.

(Estratto di un articolo pubblicato su Italia Oggi; qui la versione integrale)

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