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Digital360

Cosa cambierà in Digital360 (Agenda Digitale e CorCom)

Perché Digital360 lascerà la Borsa e quali saranno le novità nella compagine azionaria. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Digital360 presieduta da Andrea Rangone (nella foto) è pronta ad uscire dalla Borsa, nonostante il gruppo goda di buona salute e il titolo pure. Dal 2017, anno della quotazione, le azioni sono salite del 365% e la capitalizzazione è passata da 17,7 milioni a circa 110 milioni di euro.

CHI È E COSA FA DIGITAL360

Dal profilo LinkedIn della società si viene a sapere che la pmi è nata nel 2012 e che cinque anni dopo è stata quotata sul mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana. Opera principalmente in due innovativi ambiti di business – MarTech, cioè la trasformazione digitale del marketing e delle vendite, e ConsulTech, cioè la rivoluzione tecnologica della consulenza – ma si occupa anche di contenuti sull’innovazione digitale tramite testate come Agenda Digitale, CorCom, EconomyUp, InsuranceUp e TechCompany360. Dal 2012 Digital360 è cresciuta a un tasso annuo medio del 40%, grazie ad una crescita organica del 20% ed ha acquisito 31 società (e portato a bordo bravissimi co-imprenditori). Nel 2021 è diventata una società benefit. In Italia Digital360 ha uffici a Milano, Roma, Catania, Potenza, Ferrara e Prato e all’estero a Madrid, Buenos Aires, Bogotà, Città del Messico e Santiago del Cile.

L’OPERAZIONE DI RIASSETTO AZIONARIO

Come racconta Il Sole 24 Ore, per procedere con il riassetto azionario è stato raggiunto un accordo vincolante di investimento tra il fondo di capitale alternativo Three Hills Capital Partners (Thcp) e i soci Andrea Rangone, Mariano Corso, Alessandro Perego, Gabriele Faggioli e Raffaello Balocco. Una volta perfezionato l’accordo verrà promossa nella seconda metà del 2023 un’Opa obbligatoria sulle azioni ordinarie della società (al prezzo di 5,35 euro) per arrivare al delisting.

L’accordo di investimento, spiega ancora il quotidiano confindustriale, “prevede il conferimento di azioni detenute dagli azionisti di riferimento e da ulteriori azionisti di minoranza della società, per 12.724.116 azioni ordinarie Digital360, corrispondenti al 61,7% del capitale, nella società di nuova costituzione D360 Holding, a un prezzo di sottoscrizione, comprensivo di sovrapprezzo, pari a 5,35 euro per ogni azione Digital360 conferita”. A sua volta la newco acquisterà da alcuni azionisti reinvestitori e da altri azionisti venditori azioni ordinarie Digital360, corrispondenti all’11,7% del capitale, a 5,35 euro.

In tal modo la D360 Holding diventerà titolare di una percentuale complessiva pari a circa il 73,5% di Digital360. Il fondo Thcp investirà nell’operazione fino a 64,2 milioni, sottoscrivendo, in più tranche, un aumento di capitale di 360 Holding per un importo massimo, comprensivo di sovrapprezzo, pari a circa 25,7 milioni. Inoltre, si è reso disponibile a mettere a disposizione del gruppo fino a ulteriori 40 milioni per crescita futura. D360 Holding, invece, si è impegnata a sottoscrivere un aumento di capitale in Digital360 per una cifra compresa tra 16 milioni e 30 milioni. Una volta perfezionata l’operazione, Thcp deterrà una minoranza della newco compresa tra 28 e 35%, mentre il restante 72-65% sarà detenuto, pro quota, dagli azionisti di riferimento e dagli altri azionisti di minoranza.

L’OPERAZIONE SPIEGATA IN POCHE PAROLE

Secondo un analista sentito da Startmag, l’operazione in sostanza prevede questo: gli attuali soci di controllo di Digital 360 trasferiscono le proprie azioni in una holding (D360H) che poi effettua un aumento di capitale e ottiene un finanziamento, entrambi dal fondo Thcp, per circa 64 milioni totali.

Grazie a queste risorse la holding compra da alcuni soci l’11,7% di Digital 360, per circa 11 milioni, e mette a propria disposizione circa 50 milioni di euro per lanciare l’Opa (costo di 30 milioni) e per finanziare la crescita aziendale (circa 20 milioni). Nel frattempo, il fondo Three Hills Capital Partners si impegna pure a versare altri 40 milioni per supportare la crescita.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI DIGITAL360?

Probabilmente – secondo un altro analista sentito da Startmag – con il riassetto azionario i fondatori di Digital360 puntano a mantenere una quota iniziale di maggioranza e a liquidare alcuni azionisti di minoranza ma anche ad avere subito 20 milioni di euro da investire e altri 40 milioni potenziali. Senza dimenticare però che, se il fondo Three Hills Capital Partners convertisse i suoi finanziamenti in equity, arriverebbe ad avere la maggioranza assoluta del capitale.

Dunque a spingere i fondatori potrebbe essere stato il fatto che al momento la Borsa non consente di realizzare aumenti di capitale di 60 milioni (cosa che accadrebbe in Digital360) per società quotate all’Euronext Growth Market. Peraltro non è escluso che in seguito i soci non venderanno al fondo eliminando così un’Opa ancora più costosa a carico di Three Hills Capital Partners.

 COSA STA ACCADENDO IN BORSA

Allargando lo sguardo va osservato che l’Opa su Digital 360 è solo una delle otto operazioni finalizzate al delisting lanciate sull’EGM da inizio 2023: NET Insurance, Finlogic, Sababa Security, Cover 50, NICE, Digital 360, Reevo e Labomar.

Mentre però per alcune di queste l’Opa è un obbligo per cedere la maggioranza della società ad un nuovo azionista di controllo (Cover 50, Sababa, Finlogic, Nice Footwear, Reevo), per altre – come D360 (e pare anche Labomar) – l’Opa è invece un mezzo per acquisire ingenti capitali che la Borsa non è in grado di mettere sul tavolo.

E se da un lato è positivo che tante società escano dalla Borsa – così da rendere veramente liquidi gli investimenti -, dall’altro sarebbe necessario avere fondi a lungo termine per mantenere e sostenere le società quotate in grado di dare soddisfazioni ai risparmiatori.

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