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Coronavirus, i sindacati bancari scatenati. Ecco come e perché

Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin incalzano banche, Abi, Federcasse e Agenzia Entrate Riscossione: una presa di posizione al giorno

Una presa di posizione al giorno: l’emergenza Coronavirus ha scatenato i sindacati bancari che si muovono a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori bancari. Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin incalzano banche, Abi, Federcasse e Agenzia Entrate Riscossione.

Le sigle del settore bancario e della riscossione alzano il livello di guardia per cercare di proteggere la categoria dei bancari, una delle più esposte visto il continuo contatto con il pubblico nella rete dei 25.000 mila sportelli degli istituti e nelle agenzie di Equitalia.

I sindacati bancari chiedono “ad Abi, a Federcasse, a ciascuna banca, all’Agenzia delle Entrate ed a Riscossione Sicilia” di “garantire solo servizio pubblico essenziale” in banca: “Le misure previste dal governo su tutto il territorio nazionale per il contenimento del coronavirus devono essere applicate nel modo più rigoroso. Ma non basta”. Per cui “chiediamo di azzerare la mobilità del personale e ridurre al minimo necessario la presenza fisica nei luoghi di lavoro, per garantire il solo servizio pubblico essenziale, in modo da prevenire la diffusione del contagio”.

“Non si tratta solo di circoscrivere a casi eccezionali gli spostamenti dal comune di residenza per comprovate esigenze lavorative. È fondamentale – sottolineano i sindacati – riorganizzare il lavoro e i luoghi di lavoro in modo che il ricorso allo smart working sia il più largo possibile sino alla fine dell’emergenza sanitaria”.

Per i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, “lavorare da casa deve essere la regola, non l’eccezione: solo così si tutela davvero la salute dei lavoratori e della clientela. L’assenza fisica dal luogo di lavoro, a qualunque titolo, non deve comportare alcuna penalizzazione sul piano retributivo, vogliamo quindi il riconoscimento di speciali permessi”, sottolineano le sigle sindacali chiedendo che “siano definite regole certe, stringenti e omogenee per tutte le aziende per garantire la sicurezza delle persone (lavoratori e clienti) negli uffici e nelle agenzie che operano a contatto con il pubblico, a partire dalle distanze minime e dalla durata massima dei contatti previsti dalle norme sanitarie. Ciascuna azienda ha una responsabilità diretta per la salute e la sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori e dei clienti”, osservano le sigle.

Dopo il comunicato unitario, le cinque organizzazioni sindacali hanno scritto una lettera ad Abi, Federcasse, Agenzia Entrate Riscossione: «In previsione di probabili iniziative, ancora più rigide, sia di prevenzione sia di tutela della cittadinanza a partire dalle regioni Lombardia e Veneto, chiediamo che Abi, Federcasse e Agenzia Entrate Riscossione si attivino con tutti gli istituti bancari e le aziende presenti nelle due regioni per garantire esclusivamente il servizio pubblico essenziale previsto dalle leggi in vigore per questo tipo di attività» si legge nel documento firmato dai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Giuliano Calcagni, Massimo Masi ed Emilio Contrasto. «Chiediamo, pertanto, che, senza inutili e pericolosi tentennamenti, si riduca drasticamente il numero dei lavoratori presenti allo sportello e si agisca pertanto anche attraverso dei turni di lavoro» scrivono i leader delle sigle bancarie.

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