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Confindustria, maretta tra associazioni territoriali e di categoria?

Che cosa emerge dal documento non pubblico elaborato dal comitato confindustriale per l'implementazione della riforma organizzativa. 

Tensioni all’interno di Confindustria tra associazioni territoriali e di settore. E’ quanto emerge da un documento discusso pochi giorni fa dal Consiglio generale della confederazione degli industriali presieduta da Vincenzo Boccia.

Il documento è stato redatto dal comitato per l’implementazione della riforma organizzativa della Confindustria (la riforma Pesenti) che è presieduto da Antonella Mansi, vice di Boccia con delega proprio all’organizzazione della confederazione di viale dell’Astronomia.

Il documento indica una serie di modifiche a 9 su 20 articoli dello statuto dell’associazione.

Fra le criticità indicate dal rapporto c’è la “disparità di trattamento fra territori e categorie”.

In altri termini, le associazioni di settore hanno lamentato di essere sottopesate all’interno del Consiglio generale rispetto alle associazioni territoriali. Soprattutto se si considerano i contributi versati, si evince dalle criticità indicate dal documento.

Le associazioni di categoria stigmatizzano una soglia troppo alta di accesso in Consiglio generale per le associazioni di categoria. Soglia doppia rispetto a quella delle associazioni di territorio.

Approfondiremo la questione in altri articoli.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI ANDREA GIACOBINO SUL MILANO FINANZA DI SABATO SCORSO SEMPRE SUL TEMA ORGANIZZATIVO

Si chiede anzitutto di cambiare l’articolo 11 che riguarda alcuni meccanismi di elezione del presidente e poi l’articolo 10 per allargare la squadra di presidenza dai sei vicepresidenti attuali a dieci membri. Il comitato guidato dalla Mansi vuole poi cambiare gli articoli 16 e 24 dello statuto per allargare ancor di più il già largo Consiglio generale, dove entravano, secondo la Riforma Pesenti, solo i presidenti di quelle Confindustrie regionali e di settore cui spettava per statuto e una ristretta rappresentanza di medie e grandi aziende associate. Ora invece «dentro tutti»: al Consiglio generale parteciperanno tutti i presidenti, finora esclusi, delle Confindustrie regionali, sia pure senza diritto di voto. Il comitato Mansi poi prevede che l’Advisory board del presidente dell’associazione di viale dell’Astronomia si allarghi fino a 30 componenti e che il vicepresidente per i temi organizzativi (attualmente la Mansi) possa istituire un comitato di coordinamento organizzativo con un massimo di 15 componenti.

Infine altre modifiche sostanziali riguardano l’articolo 17 dello statuto, che se passeranno in assemblea delegittimeranno gli imprenditori presenti nel Consiglio di presidenza nella scelta e nella rimozione dei direttori di Confindustria ampliando i già ampi poteri del direttore generale Marcella Panucci, rendendo di fatto monocratica la carica. Due esempi al riguardo: il Centro Studi dell’associazione che ora ricade direttamente tra le attività del direttore generale e soprattutto il suo nuovo potere di nominare e revocare o direttori di ciascuna area di attività. Chi pensava con la Riforma Pesenti di aver decentralizzato il potere di Confindustria è servito.

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