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Con il reddito di cittadinanza ci sarà un aumento statistico della disoccupazione. Parola del ministro Tria

Stagnazione, fisco, investimenti, reddito di cittadinanza e non solo. Che cosa ha detto oggi il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, al Corriere della Sera intervistato da Federico Fubini: "Il Fiscal Compact? Sbagliato".

“Quando partirà il reddito di cittadinanza e una massa di inattivi si andrà a iscrivere nelle liste di coloro che cercano lavoro, per avere accesso al reddito, noi avremo un impatto sulle forze di lavoro e un aumento statistico della disoccupazione”. Parola del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un’intervista oggi al quotidiano Il Corriere della Sera.

AVANTI CON LA STAGNAZIONE

Ma il cuore dell’intervista è altro. “Aspettiamo i dati sull’ultimo trimestre 2018. Non vedo una recessione, vedo una situazione di stagnazione”, ha detto Tria, in un’intervista al Corriere della Sera nella quale ripercorre il complicato percorso per approvare la manovra ma, afferma, “credo che alla fine il governo abbia saputo prendere le decisioni giuste nell’interesse dell’Italia. Le scelte non sono mai facili, specie in una fase di forte rallentamento economico”.

LA QUESTIONE DEL DEFICIT

“Il problema era che, una volta disinnescati gli aumenti Iva lasciatici dal governo precedente, il deficit 2019 tendeva già quasi al 2% del Pil. Non c’era molto spazio. Ugualmente, prevalse l’idea che si dovesse essere espansivi per sostenere la ripresa. Li’ c’è stata una divergenza, io ero più dell’opinione che si dovesse mantenere un deficit più contenuto. Poi la situazione economica e’ peggiorata in Europa e in Italia. Si è capito che c’era un forte rallentamento”.

FISCAL COMPACT SBAGLIATO

Il problema dell’Italia con Bruxelles lo considera risolto o rinviato? “Io dico che, per ora, è risolto. Ovviamente in futuro c’è il tema del debito e della crescita con cui si aggiusta l’economia”, “io mi auguro che in futuro le regole possano essere cambiate. Non per fare finanza allegra, ma perché credo che il Fiscal compact sia sbagliato”. Tra le altre cose, Tria risponde sulle voci sulle sue dimissioni: ‘Esiste una lettera di dimissioni già scritta?’, gli viene chiesto? “Non c’è mai stata una lettera di dimissioni, neppure nella mia testa. E’ chiaro che se in futuro il governo impazzisse… Anche Salvini si dimetterebbe se il governo aprisse le strade all’immigrazione. Ma un ministro dell’Economia non si dimette così, alla leggera, c’e’ un senso di responsabilità”.

I NODI DEL REDDITO D CITTADINANZA

Infine, Tria approfondisce il capitolo del reddito di cittadinanza sottolineando un aspetto inedito: “Quando partirà il reddito di cittadinanza e una massa di inattivi si andrà a iscrivere nelle liste di coloro che cercano lavoro, per avere accesso al reddito, noi avremo un impatto sulle forze di lavoro e un aumento statistico della disoccupazione”.

ECCO DI SEGUITO LA PARTE DELL’INTERVISTA DI FUBINI A TRIA CHE RIGUARDA IL REDDITO DI CITTADINANZA:

Ministro, c’è qualcosa nel suo ruolo che non la fa dormire la notte?

«La disoccupazione. Non è tollerabile che un governo nella sua proiezione programmatica veda che il tasso di disoccupazione è ancora superiore al 10%. Questo non siamo ancora riusciti a cambiarlo. Questo è il tema, che significa rafforzare la crescita e rilanciare gli investimenti».

La disoccupazione lei la vede ancora sopra il 10% a un anno o a tre anni?

«Spero che la disoccupazione scenda sotto il 10% a breve, benché ci sia un problema di misurazione. Quando partirà il reddito di cittadinanza e una massa di inattivi si andrà a iscrivere nelle liste di coloro che cercano lavoro, per avere accesso al reddito, noi avremo un impatto sulle forze di lavoro e un aumento statistico della disoccupazione. Per cui magari saremo anche accusati di aver fatto crescere la disoccupazione, prima che queste persone vengano riassorbite nel mercato del lavoro».

Questo vuol dire che ci sono tanti disoccupati che non compaiono nelle statistiche, no?

«Non solo. Quando si è detto che il tasso di occupazione era migliorato e eravamo tornati agli anni prima della crisi su questo indicatore – mentre sul Pil no – basta andare a vedere le ore lavorate: il numero di ore lavorate è ancora molto inferiore al 2008».

Il reddito di cittadinanza lei lo rivendica un po’ poco come misura utile all’economia…

«Be’, risponde a un problema di stabilità sociale. Basta vedere cosa succede in Francia. Ora bisognerà capire se si riesce ad applicarlo così come viene detto perché poi è un sistema molto articolato e complesso. C’è tutta una componente, maggiore di quanto era stato previsto, di incentivo alle imprese per l’assunzione. Lì bisogna vedere se l’incentivo come è stato progettato funziona in direzione corretta. L’altra parte importante riguarda la formazione: quanto di questa spesa va in quella direzione? Quella è una situazione complessa e potrebbe avere un effetto positivo, ma anche questa misura è un po’ sfortunata, come spesso accade».

Perché sfortunata?

«In una situazione congiunturale debole per l’economia, non è il momento più facile per avere tante offerte di lavoro. Anche il Jobs Act da solo non ha funzionato, perché eravamo in recessione».

QUI L’INTERVISTA INTEGRALE

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