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Banca D'Italia

Con chi sta Bankitalia? Il commento di Coltorti (ex area studi Mediobanca)

Il post di Fulvio Coltorti, ex direttore dell’area studi di Mediobanca Nel leggere l’ultima edizione del rapporto sulla stabilità finanziaria noto una discrasia tra i toni dello stesso rapporto (giustamente tecnici e pacati) e il chiasso provocato invece sui media. Giornali e televisioni hanno interpretato il rapporto come un forte grido di allarme segnalando rischi…

Nel leggere l’ultima edizione del rapporto sulla stabilità finanziaria noto una discrasia tra i toni dello stesso rapporto (giustamente tecnici e pacati) e il chiasso provocato invece sui media.

Giornali e televisioni hanno interpretato il rapporto come un forte grido di allarme segnalando rischi e impoverimento delle famiglie a causa dello spread e dell’azione di governo.

Senza entrare nel merito delle pubbliche relazioni intrattenute da via Nazionale è chiaro che la trasposizione di una relazione molto tecnica in linguaggio comprensibile ai più, ove fatta nel modo in cui sembra sia stata fatta a giudicare dal risultato, risulta lesiva in primo luogo per i risparmiatori italiani.

Gridare “al lupo al lupo!” comporta peggioramenti delle valutazioni e delle attese e spinge la caduta di valore dei titoli quotati nei mercati. D’altro canto, in un periodo di salita dei tassi è ovvio che i valori capitali dei debiti in circolazione debbano ridursi. Questa è una brutta notizia per chi detiene titoli in circolazione (che subiscono il calo del valore di mercato), ma è meno tragica per chi investe ex-novo acquistandoli e godendo dunque di un maggiore rendimento.

Qui il punto è: l’Italia fallirà a breve oppure no? A me pare proprio di no anche perché siamo un grande Paese e il nostro fallimento (non giustificato affatto dai fondamentali) demolirebbe l’intera eurozona.

Tutto sta poi a che cosa si fa con quei titoli: se si attende la loro scadenza, il valore di rimborso resta invariato indipendentemente dal tasso di interesse di mercato salvo, se previsto, il recupero dell’inflazione.

Lo stesso discorso vale per i titoli azionari i quali però non hanno un valore di rimborso, ma un valore intrinseco dipendente dall’azienda che li ha emessi.

Sotto questo punto di vista lo stesso rapporto mette in evidenza aumenti generalizzati nei tassi di profitto delle nostre imprese dal 2013 in avanti.

Quanto poi al sistema bancario, bisogna lodare Bankitalia che pubblica una tabella molto eloquente con i dettagli dei crediti deteriorati delle nostre banche verso famiglie e imprese.

Il loro valore lordo a giugno 2018 era pari a 209 miliardi, ma erano già stati ridotti a 13 con le svalutazioni. Ma nel valutare il rischio per la banca va detto che, a fronte di questi 13 miliardi di euro dubbiosi, stavano garanzie reali e personali rilasciate dai clienti per un importo complessivo di 141 miliardi! Quindi non mi pare vi sia da temere più del dovuto.

Nel comunicare con i media credo che Bankitalia debba fare più attenzione mantenendosi neutrale ma valorizzando gli aspetti positivi in modo tale da ridurre le tensioni invece di favorirle.

Non deve ossequiare il governo, ma non guasterebbe una migliore attenzione all’interesse nazionale, ad esempio dichiarando i moltiplicatori delle spese pubbliche; oltre a idee alternative per ridurre il rapporto debito/Pil senza insistere sull’austerità che ha dimostrato ampiamente di non funzionare. Almeno per noi.

(post tratto dal profilo Facebook di Coltorti)

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