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Come vanno i conti di Unicredit

I numeri semestrali di Unicredit. Il dossier Commerzbank. E il caso dell'Ops accantonata su Banco Bpm

Conti semestrali e non solo nelle parole dell’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel.

Ecco numeri, confronti e commenti (sui dossier Banco Bpmp e Commerzbank).

I NUMERI DI UNICREDIT

Unicredit festeggia (anche in Borsa) i conti del primo semestre dell’anno, chiusi con un utile netto record pari a 6,1 miliardi di euro. Nel solo secondo trimestre, invece, la banca di Orcel ha ottenuto un utile di 3,3 miliardi, in rialzo del 24,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è superiore alle stime degli analisti che si attestavano intorno ai 2,5 miliardi. Si tratta di numeri, scrive l’istituto, che hanno trasformato «un anno di transizione nel nostro miglior anno di sempre». Nel solo secondo trimestre, UniCredit ha realizzato ricavi totali per 6,1 miliardi (-3,3%), con un margine di interesse a 3,5 miliardi (-2,8%) e commissioni per 2,1 miliardi (-1,0%). I costi operativi della banca si attestano a 2,3 miliardi (+0,7%), mentre il cost-income è al 37,8% e il costo del rischio è pari a 10 punti base (+9 punti).

COSA DICE ORCEL DEI CONTI DI UNICREDIT

«In Italia stiamo generando in un trimestre lo stesso utile netto che Banco Bpm genera in un anno. E noi stiamo accelerando, loro decelerando» ha commentato Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, sintetizzando così l’attuale distanza che separa i due istituti, «significa che faremo affidamento su ciò che possiamo fare da soli e sulla conquista di quote di mercato». Quanto al ritiro dell’Ops, anche a causa dei paletti del golden power, «a un certo punto – ammette l’a.d. – bisogna ridurre le perdite, eliminare gli ostacoli e concentrarsi su ciò che si controlla. Noi controlliamo il futuro in Italia e lo controlliamo nel gruppo, che va avanti. Tutto qui».

IL PERCHE’ DELL’ADDIO DI UNICREDIT A BANCO BPM

L’addio a Banco Bpm? «Abbiamo tirato una linea su questa transazione, che a dire il vero era diventata un ostacolo per noi», anche perché «abbiamo accelerato molto più di loro e il valore» tra i due istituti «era cambiato, ma, soprattutto, data la situazione di Golden Power, non c’era altra scelta». È netto il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, che in un’intervista spiega i motivi del passo indietro nell’Ops su Piazza Meda. «Come amministratore delegato di questa banca – aggiunge il ceo – non mi viene chiesto di fare fusioni e acquisizioni, mi viene chiesto di creare valore».

IL DOSSIER COMMERZBANK VISTO DA ORCEL

UniCredit è all’interno di Commerzbank «per aiutarla a fare bene, perché ora i nostri destini sono legati». L’a.d. sottolinea più volte le differenze con la vicenda di Banco Bpm, dove Lì «abbiamo fatto un’offerta trasparente. Siamo partiti da zero», ma «avevamo le mani legate». In Commerz, invece, «siamo esattamente dove avevamo promesso che saremmo stati». Il ceo spiega che la conversione di swap e derivati in azioni della banca tedesca ha anche delle scadenze tecniche da rispettare, «altrimenti perdiamo l’autorizzazione e, quindi, stiamo facendo esattamente questo». UniCredit, precisa, è pronta a convertire swap e derivati per salire, come da programma, al 29% di Commerz entro la fine dell’anno.

Rispetto alle recenti critiche del Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che nel possibile M&A vede rischi per la stabilità finanziaria tedesca, Orcel non commenta: «Dovete chiederlo a lui, perché non ho una risposta. Le due banche insieme avrebbero una quota di mercato inferiore al 10%, motivo per cui l’Antitrust tedesca ci ha dato l’autorizzazione. Quindi non vedo motivi» di preoccupazione, anzi «questa operazione accelera l’Unione bancaria» e «creerebbe un concorrente molto forte. La Germania e l’Europa hanno bisogno di una banca più forte, perché il sistema è molto frammentato. Quindi, vedo solo aspetti positivi».

RIVISTA LA GUIDANCE

L’istituto ha poi alzato i suoi target annuali: la guidance sui ricavi netti 2025 è infatti stata aggiornata a oltre 23,5 miliardi, mentre quella dell’utile netto sale a circa 10,5 miliardi. E il buyback, il riacquisto di azioni UniCredit pari a 3,6 miliardi, «comincerà appena fattibile dopo il secondo trimestre 2025».

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