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Intesa Sanpaolo

Ecco come vanno i conti di Intesa Sanpaolo (che non seguirà Unicredit sui tassi negativi per i conti correnti)

Numeri, confronti e analisi dei conti del terzo trimestre di Intesa Sanpaolo.

“Il miglior bilancio nei primi nove mesi dell’anno registrato dal 2008 in poi e un terzo trimestre in ulteriore accelerazione colloca Intesa Sanpaolo sui binari giusti per migliorare in questo 2019 i risultati dell’esercizio precedente in termini di utili”. Così il Sole 24 Ore ha commentato, sintetizzandoli, i risultati dei primi nove mesi del 2019 di Intesa Sanpaolo: “Da gennaio a settembre il gruppo di Ca’ de Sass ha infatti registrato profitti netti pari a 3,31 miliardi di euro raggiungendo, come ha sottolineato l’amministratore delegato Carlo Messina, «già l’82% del risultato netto dell’intero 2018»”.

Entriamo nel dettaglio dei conti di Intesa Sanpaolo confrontando i risultati con le attese degli analisti. Nel terzo trimestre i ricavi sono stati di 4,516 miliardi e l’utile di 1,044 miliardi, meglio del consenso Bloomberg, che aveva previsto proventi operativi per 4,33 miliardi di euro e un utile netto di 944 milioni. I margini di guadagno (Net Interest Income) per 1,741 miliardi risultano in leggera flessione rispetto a 1,761 miliardi di giugno e 1,844 miliardi di un anno fa. Mediobanca Securities si attendeva 4,644 miliardi di ricavi (4,677 miliardi a giugno 2019 e 4,269 miliardi un anno fa), con margini di guadagno (Net Interest Income) per 1,745 miliardi.

L’UTILE NETTO

Sul fronte dell’utile netto, invece, le attese erano superiori a Bloomberg, ovvero 1,186 miliardi. Per gli analisti di Kepler Cheuvreux, invece, le attese erano di 4,243 miliardi sui ricavi, 1,745 miliardi per i margini e 908 milioni di utile, mentre Goldman Sachs aveva previsto 4,473 miliardi di ricavi, 1,713 miliardi di margini e 1 miliardo esatto di utile, ha chiosato Mf.

ANDAMENTO COSTI

I costi operativi si sono ridotti del 2,5% rispetto a 12 mesi prima a 6,76 miliardi. Le spese per il personale sono scese dell’1,6% grazie a una riduzione di 3.500 in meno di un anno ed entro giugno 2021 sono previste 3.300 uscite addizionali già concordate con i sindacati e pienamente accantonate. «In aggiunta ci sono poi ulteriori 1.000 richieste per uscite volontarie già ricevute e da valutare, è in corso la riconversione di circa 5.000 unità delle nostre risorse e circa 2.700 unità sono state già focalizzate su iniziative prioritarie», ha specificato Messina, aggiungendo che grazie alla partnership con SisalPay, Intesa Sanpaolo potrà valutare la chiusura di «mille sportelli aggiuntivi» rispetto a quelli previsti dal piano industriale.

RIDUZIONE DELLE SOFFERENZE

C’è stata una sensibile riduzione dei crediti problematici, il cui ammontare lordo si è attestato a 31,6 miliardi (14,3 miliardi netti) in calo di 7 miliardi negli ultimi 12 mesi e di 33 miliardi rispetto ai picchi del 2015, consentendo così di avvicinare, e possibilmente anche di anticipare, l’obiettivo del piano di impresa 2018-2021 (26,4 miliardi lordi e 12,1 miliardi netti). A favorire un fenomeno simile, oltre che l’accordo siglato con Prelios a fine luglio per la cessione di uno stock lordo di 2,7 miliardi di inadempienze probabili, ha contribuito – ha sottolineato il Sole – “una più attenta gestione dei crediti deteriorati da parte della banca, che nei primi nove mesi dell’anno ha registrato il più basso flusso lordo di sempre in un simile periodo”. Le rettifiche nette su crediti sono risultate quindi in calo del 17,7% sullo stesso periodo del 2018, mentre la copertura è cresciuta al 54,8% dal 53,6%.

TASSI NEGATIVI? NO GRAZIE

Il capo azienda Carlo Messina ieri ha spiegato che “i tassi di interesse bassi sono favorevoli alla nostra attività di wealth management, così come lo spread in calo”. E ha poi aggiunto che “la divisione del gruppo dedicata all’asset management sta lavorando intensamente per convertire in risparmio gestito i circa 240 miliardi di risparmi degli italiani presenti nei nostri conti sotto forma di risparmio amministrato e depositi a vista”, ha aggiunto il manager rispondendo indirettamente alla direzione di marcia intrapresa invece da Unicredit sui tassi negativi.

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