Start Magazine ha pubblicato un articolo, a firma di Marco Addis, sull’impreparazione spavalda, il deficit della cultura della gestione, molto spesso, dell’amministrazione di S.Teresa Gallura, uno dei centri di maggiore attrazione della Costa Smeralda.
Il sindaco, nella sua lettera pubblicata giorni dopo, non ha potuto smentire neppure uno dei molti rilievi critici da Startmag ospitati. Anzi, se possibile, ha finito con l’aggravare la narrazione quando ha definito “adeguati” i micidiali incrementi di prezzo indicati da Addis, cioè la brioche a 2,50 euro, e il piatto di spaghetti al pomodoro a 20 euro.
Chiediamo ora un giudizio a un intellettuale che ha casa e frequenta da mezzo secolo S.Teresa, Salvatore Sechi. È il maggiore studioso del fascismo in Sardegna, ma è stato ordinario di Storia contemporanea negli atenei di Bologna, Ferrara e Venezia, ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino, del St Antony’s College di Oxford e dell’Università di Berkeley, direttore dell’edizione italiana della rivista Monthly Review e dell’Istituto Italiano di cultura di San Francisco. Ha preso parte alle commissioni parlamentari di inchiesta su mafia e terrorismo.
La Costa Smeralda è al centro di uno sviluppo inedito del turismo che potrebbe addirittura ingigantirsi?
I dati statistici fotografano una crescita straordinaria e anche imprevedibile. Non riguarda solo la Sardegna, ma va inserita in un processo più ampio. Il turismo è circa il 13% del Pil dell’Italia.
Prof. Sechi, ci sono dati meno generici di questo incremento?
Tenga conto che io faccio lo storico e non lo statistico né l’economista. I dati che posso fornire devono essere al centro dell’attenzione di chi intende il turismo come un’impresa seria, difficile complessa.
In alternativa a che cosa?
Alla micro e stagionale idea di un’occasione per ridurre i marciapiedi pubblici (come si può vedere a S. Teresa Gallura), a ripostiglio o bivacco ambulante di mercanzie e vettovaglie vagamente sardesche o per aprire piccoli centri stagionali di ristoro o ancor peggio per mettere le mani avidamente nei portafogli dei turisti.
Come definirebbe il turismo di qualità?
Il grande turismo non è rapina miserabile esercitata sui prezzi dei trasporti, dei ristoranti e degli affitti. Si fonda su un’attività edilizia diversa dall’erigere grandi scatoloni negli spazi antistanti la bruttissima spiaggia della Rena Bianca, ormai affidata all’orrore delle concessioni balneari. Esige un personale politico che sia in grado non di tappare dei buchi giorno per giorno o perorare micro-interessi di bassa macelleria, ma di misurarsi con grandi progetti di sviluppo. Quindi una mentalità imprenditoriale e una riconversione dal miserabilismo paesano alla dimensione della grande impresa, dall’edilizia alla distribuzione, all’agricoltura ai trasporti e agli spettacoli. A cominciare dalle zone interne, ora indecentemente emarginate.
Dunque una rottura radicale col modo di fare politica e amministrazione?
Bisogna saper cogliere il preannuncio di un mondo e di una cultura nuova che spazzi via le sopravvivenze residuali di una concezione arcaica o da piccolo spaccio elettorale. Sono tradizioni, modalità che vanno rivoltate come un calzino. Bisogna chiedersi impunemente se i sindaci, le amministrazioni della Costa Smeralda sono all’altezza di questa imponente sfida epocale che ci evoca l’immediato futuro.
Prof. Sechi lo impongono i dati che lei non mi ha ancora dato
Eccoli. La paura, non ancora l’incubo, è che l’isola diventi il buen retiro di altri principi ismailiti e no, di miliardari degli Stati Uniti o di altri paesi. Grandi alberghi, grande tecnologia e trasporti, ma anche una progressiva se non rapidissima distruzione delle culture e delle produzioni locali.
Ma questo processo di sradicamento non è già cominciato?
Credo che a S. Teresa il primo passo l’abbia fatto l’anno scorso l’installazione di un grande multimarket. Ha contenuto e spesso dimezzato i prezzi di ogni possibile prodotto con un’ampia scelta. Ho visto i proprietari di piccoli negozi rifornirsi lì e poi rivendere a prezzo maggiorato nei loro piccoli negozi. E il mercato di formaggio, frutta e verdura del giovedì ha avuto un tracollo, peggiorando la qualità.
Ma non c’è stata nessun’altra reazione oltre quella del colpo mortale inferto alla galassia dei piccoli negozi che scompaiono?
Sì, empori commerciali tradizionali hanno reagito, grazie al fatto di essere ubicati in punti centrali del paese, alzando i prezzi e migliorando la qualità dell’offerta. Complessivamente l’esito di questo scontro è consistito nell’aumento dell’occupazione e, molto cautamente, della professionalità. Ma il panorama, a cominciare dai soggetti in gioco, può essere radicalmente modificato dal terremoto sulla quantità e sulla velocità dei cambiamenti.
Ecco finalmente alcune cifre…
Nel 2024 la spesa turistica in Italia ha raggiunta circa 21 miliardi di euro, cioè quasi il 38% rispetto al 2022. E la Costa Smeralda con 275 milioni di spesa dei viaggiatori stranieri vi compare tra le 20 aree di maggiore attrattività e capacità di spesa.
Da dove proviene questo giro di affari di gran lusso, cioè di fascia alta?
Dagli Stati Uniti, dalla penisola araba e dall’Europa del Nord. Ed è un flusso concentrato nei mesi estivi. Rispetto alla media di 400 euro, a spendere di più (circa il doppio, cioè 900 euro per carta di credito) sono i turisti sauditi e degli Emirati arabi. Ma i Comuni come quello di S. Teresa invece di gonfiare come rane le aspettative farebbero bene a cautelare i loro micro imprenditori.
Perché?
Perché questo enorme giro di affari frequenta gli hotel a cinque stelle, boutique di lusso, ristoranti gourmet ecc. A Santa Teresa non sosterebbe neanche un giorno. Il cuore pulsante è Porto Cervo, Olbia e San Teodoro, con 300 milioni di spesa turistica straniera.
Dove si concentra questa spesa?
Prevalentemente nei ristoranti e nelle strutture ricettive. Oltre il 30% del loro budget, i turisti della penisola araba e del Sudest asiatico in Costa Smeralda lo destinano a settori che a S. Teresa non ci sono, cioè moda, gioielli, accessori.
Mi pare di capire che fino ad oggi la concentrazione della spesa avviene nella provincia di Sassari, ma l’attrazione maggiore continui a essere Roma, Milano, Firenze. Ma lei non dà nessun rilevo alla diffusione della cultura, alle biblioteche?
In due occasioni ho offerto gratuitamente circa 5 mila volumi della mia biblioteca personale al Comune di Santa Teresa. Nessun segno di gratitudine, ma solo un compatto silenzio. Oltre che come un segno di barbarie, lei come lo definirebbe?