Skip to content

pnrr

Leonardo e non solo, come si muove Gualtieri nelle partecipate dal Mef?

L'intervento di Giulio Centemero, capogruppo della Lega in commissione Finanze della Camera, sulle scelte delle ministero dell'Economia retto da Gualtieri nelle partecipate

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, con la direttiva emanata il 14 aprile, relativa alle procedure di individuazione dei componenti degli organi sociali delle società partecipate dal ministero, ha deciso di sovvertire i criteri preesistenti e di adottarne dei nuovi.

Fin qui nulla di male, siamo abituati ai continui cambi di rotta di questo governo che, a seconda della sollecitazioni ambientali o virtuali che riceve, legifera ad hoc (fino a qualche tempo fa “ad personam”). Il ministro così facendo non solo ha smentito le sue stesse affermazioni, ma rischia di creare un fastidioso precedente.

Era il 19 febbraio quando lo stesso Gualtieri rispose, intervenendo in Aula a un’interrogazione del capogruppo Molinari (Lega) che chiedeva chiarimenti su tale tema, da me più volte peraltro sollevato.

Nelle dichiarazioni di Gualtieri vi era l’intenzione di proseguire con le indicazioni contenute nella direttiva del 16 marzo 2017, che prevedeva l’utilizzo dei così detti headhunter al fine di individuare i componenti degli organi societari delle società direttamente controllate dal Mef.

Secondo lo stesso Gualtieri il percorso già individuato dai suoi predecessori rispettava i criteri qualitativi e attitudinali ed era dunque il linea con le necessarie regole di trasparenza.

Ma quindi cosa è successo? Il ministro, all’interno dell’atto, giustifica tale decisione con l’ingente numero dei rinnovi degli organi societari.

Ma non dovrebbe essere il contrario? Non serve un maggiore presidio in tali casi? Non possiamo lasciare che le scelte ricadano su amici, parenti o affini che autocertifichino le loro indiscusse doti professionali ed escludano conflittualità di ogni tipo.

Sarà forse un caso, ma proprio in questi giorni un altro fatto è balzato alla ribalta delle cronache: il ministro degli Esteri avrebbe infatti piazzato il proprio compagno di banco di liceo nel cda di Leonardo. Nulla da obiettare se il soggetto vanta comprovate esperienze professionali.

Il problema arriva però quando il compagno di banco sembra avere dei conflitti di interesse e di neppure poco conto in Leonardo. Insomma il governo deve presidiare sempre e non demandare ad altri le proprie responsabilità, perché come ci insegna la storia “Caesaris coniugium non esse honestum, sed etiam honestate videntur”.

Torna su