La legge di bilancio ha ampliato significativamente il numero di coloro, dipendenti e autonomi, che si sottraggono alla progressività del prelievo fiscale. E’ il risultato della combinazione tra le nuove aliquote da un lato e le misure su bonus e detrazioni dall’altro.
Si discute immediatamente se questo nuovo regime sia o meno caratterizzato da equità. E invero, ad esempio, vi sono dipendenti che possono godere di una imposta sostitutiva su alcune componenti aggiuntive (e meritocratiche) del reddito mentre altri rimangono assoggettati alla tassazione ordinaria. Dipende da che lato si vogliano considerare le novità.
Si potrebbe infatti leggere nella manovra una tendenza che il legislatore non potrà non ampliare ulteriormente. Siamo in una transizione verso un sistema rivolto a incoraggiare tutti a darsi da fare per intraprendere o per accrescere la produttività del lavoro.
Se vogliamo riprodurre la vitalità degli anni migliori della nostra vita repubblicana, nella fase della ricostruzione e del boom economico, dobbiamo riprodurre con forme regolate ciò che allora fu il risultato di una deregulation di fatto. La progressività rimarrà per i redditi più elevati ma utilmente si dovrà fermare di fronte al merito e alla scomodità dei lavori meno remunerati. In questo modo si favoriscono l’emersione e la disponibilità a prestazioni straordinarie o premiate in base ai risultati.
L’iniquità potrebbe prevalere solo se il processo riformatore si fermasse.