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Sindacato

Come modernizzare contratti e rappresentatività

Perché serve una svolta riformatrice su contratti e non solo. Suggerimenti utili e pragmatici. Il Canto libero di Sacconi

Si sprecano i convegni dedicati a riconoscere il valore del lavoro nel momento in cui finiscono le prestazioni ripetitive della vecchia fabbrica fordista e ciascun lavoratore, a qualunque livello, è chiamato a confrontarsi con tecnologie intelligenti. Dalla produzione di beni complessi ai servizi più elementari. Il modo migliore per rendere effettivo questo valore è regolare il rapporto di lavoro in azienda con attenzione alla professionalità, alle aspettative, alle esigenze di ciascun lavoratore. Superato il malinteso smartworking del periodo pandemico (più simile al telelavoro), il contratto personalizzato può flessibilizzare l’orario e riorientare la prestazione ai risultati mantenendo la quota di necessaria relazionalità con i colleghi.

Il contratto collettivo nazionale conserva il compito di garantire a tutti una necessaria cornice come un salario dignitoso e l’accesso a significative prestazioni sanitarie, assistenziali, previdenziali integrative. Ma gli aumenti contrattuali centralizzati non possono essere uguali per tutti i lavoratori, perché nei grandi settori coabitano imprese performanti ed altre sulla soglia di sopravvivenza. La novità potrebbe essere rappresentata da un parametro dinamico, tale da determinare erogazioni automatiche la’ dove si produce la ricchezza e dopo che questa si è prodotta. Un algoritmo capace di definire i parametri del successo aziendale e conseguentemente la legittima partecipazione dei lavoratori ad esso attraverso incrementi retributivi proporzionali.

In questo modo, anche le piccole imprese non in grado di realizzare accordi aziendali potrebbero almeno essere impegnate dal contratto nazionale a decisioni distributive compatibili con il loro andamento.

Mentre si cercano nuove modalità contrattuali, si ripropone la polemica sulla proliferazione dei contratti sottoscritti da organizzazioni non rappresentative nei perimetri oggetto di regolazione. E così ritorna la richiesta di una legge che sconvolgerebbe la tradizionale libertà contrattuale sostituendola con una dimensione pubblicistica delle relazioni collettive di lavoro. Come tali, ancor più esposte alla incursione giurisprudenziale. Il rifiuto di una simile prospettiva non può tuttavia significare indifferenza ai fenomeni di dumping contrattuale. Potrebbe essere il Cnel il luogo istituzionale più idoneo a informare “il mercato” circa la rappresentatività dei corpi sociali sul totale delle imprese e sul totale dei lavoratori. Esso sarebbe in grado di definire, attraverso il dialogo con le organizzazioni presenti nel suo parlamentino, i criteri di calcolo della rappresentatività utilizzando anche i dati che l’Inps può raccogliere e fornire.

Il rinnovamento della contrattazione di ogni livello deve produrre la evoluzione e non il regresso delle relazioni collettive di lavoro.

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