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Rustichelli

Come l’Antitrust sollecita il governo a dare più libertà alle società fra professionisti

Cosa chiede il Garante del mercato a ministero della Giustizia e Mise per evitare distorsioni della concorrenza alle società tra professionisti

 

Un invito al ministero della Giustizia e al ministero dello Sviluppo economico a intervenire per evitare distorsioni della concorrenza nelle professioni regolamentate. E’ quanto ha chiesto l’Antitrust con una segnalazione del presidente Roberto Rustichelli che fa il punto sull’articolo 10 comma 4 lettera b) della legge 183/2011, poi divenuta legge di stabilità 2012.

COSA DICE LA NORMA

Come evidenzia il Garante di Piazza Verdi, la norma in questione ha definitivamente superato il “tradizionale divieto” di esercitare attività professionali in forma societaria e dispone che possano assumere la qualifica di società tra professionisti quelle in cui l’atto costitutivo preveda che siano ammessi come soci soltanto professionisti iscritti ad ordini, albi e collegi, e cittadini di Stati membri dell’Unione europea. Inoltre il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci. Se viene meno tale condizione la società può essere sciolta e il consiglio dell’ordine o il collegio professionale presso cui è iscritta la società la cancella dall’albo.

LE DIVERSE INTERPRETAZIONI

Questo è quanto prevede la legge ma l’Authority segnala che ci sono “interpretazioni divergenti” di questa norma. In particolare, alcuni Consigli e Federazioni di Ordini professionali hanno adottato un’interpretazione in base alla quale devono presentarsi entrambi i requisiti di partecipazione indicati, ovvero maggioranza dei due terzi in termini di numero di soci professionisti e di partecipazione al capitale sociale. E ciò a prescindere da chi esercita l’effettivo controllo sulla società. Invece altri Consigli e Federazioni di Ordini professionali propongono una interpretazione in linea con la disposizione e non chiedono che ricorrano tutti e due i requisiti. Dunque i soggetti in causa “lamentano l’esistenza di dubbi interpretativi dovuti alle lacune presenti nella disciplina in questione”.
L’Agcm ricorda di essere già intervenuta a riguardo e di aver sottolineato come l’organizzazione in forma societaria possa comportare una serie di vantaggi per i professionisti perché consente di “attrarre investimenti, di diventare più competitive e di fare fronte alle sfide poste dalla concorrenza internazionale”.

IL PARERE DI BRUXELLES

Sulle forme di organizzazione tra professionisti si è espressa pure la Commissione Europea nella Comunicazione relativa alla Relazione sulla concorrenza nei servizi professionali del 2004. Secondo Bruxelles regolamentazioni restrittive della struttura aziendale possono avere un impatto economico negativo se impediscono di sviluppare nuovi servizi o modelli aziendali efficienti sotto il profilo dei costi.

LA SEGNALAZIONE DELL’ANTITRUST

Stante questa situazione l’Antitrust ritiene che – proprio per consentire ai professionisti di cogliere meglio le opportunità offerte dalla normativa in materia di società tra professionisti e dalle relative spinte a favore della concorrenza – si debba privilegiare l’interpretazione della norma per cui non debbano esserci entrambi i requisiti. A seconda del modello societario adottato, l’Autorità suggerisce di adottare patti parasociali o clausole statutarie che garantiscano ai soci professionisti di esercitare il controllo della società, anche nella situazione in cui, nella compagine societaria, siano meno dei due terzi o detengano quote di capitale sociale inferiore ai due terzi.

Al contrario, richiedere la presenza di tutti e due i requisiti limita ingiustificatamente la concorrenza perché “ostacola la possibilità per i professionisti di scegliere l’organizzazione e la compagine societaria ritenuta più consona alle proprie esigenze”. Per questo l’Agcm auspica che ministero della Giustizia e Mise, nell’ambito delle rispettive competenze, attuino iniziative per garantire una interpretazione uniforme della norma.

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