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Libertà

Come evitare che la crisi sanitaria (gestita male) diventi un cancro economico

Ci si rende conto che la politica ci sta portando da una crisi sanitaria gestita in modo pessimo e incapace a una gravissima crisi economica? L'intervento di Alberto Brambilla e Giuliano Cazzola

Possibile che in Italia la stampa e la tv non si rendano conto che la politica ci sta portando da una crisi sanitaria gestita in modo pessimo e incapace a una gravissima crisi economica e quel che è peggio a una profonda mortificazione della democrazia. Una libera informazione non può  inseguire la psicosi dell’opinione pubblica finendo per alimentarne l’irrazionalità.

Nessuno intende sottovalutare la gravità della situazione, tuttavia non si può sottacere che nel 2019 (dati Istat estratti il 20 marzo 2020) i decessi in Italia  sono stati 641.768 di cui 53.372 per malattie del sistema respiratorio (al terzo posto per mortalità dopo malattie del sistema circolatorio e tumori). Nel caso del Coronavirus, invece, sembra esservi una ricorsa ad attribuirgli il decesso anche in presenza di numerose e più gravi patologie. Tutto questo in una situazione in cui il 90% dei morti ha un’età di oltre 80 anni e l’82% di loro soffriva di oltre 2 patologie gravi. E’ stato messo in quarantena l’intero Paese, mentre in larghissima maggioranza i decessi si sono avuti tra coloro che, per tante ragioni, vivevano già rinchiusi e mal curati.

Ecco perché questa situazione iniziata come crisi sanitaria potrà sfociare in una crisi di democrazia e di forte instabilità sociale; le tre crisi:

1) sanitaria: siamo in mano a una scienza che domina come una casta sacerdotale la popolazione non sapendo nulla del virus ma incutendo solo paura; oltre a banali misure igieniche, la raccomandazione è la stessa del 1918: state a casa! Come se da allora ad oggi la medicina non avesse compiuto straordinari progressi nelle terapie curative, mentre è proprio su questo aspetto che gli scienziati non sono in grado di provvedere, in attesa di un improbabile e futuro vaccino.

2) economica: nella migliore delle ipotesi ci attendono una riduzione del Pil dell’11%, un rapporto debito-Pil oltre 154%, disoccupazione + 2,5 milioni di lavoratori e oltre 100 mila imprese che probabilmente non riapriranno; minori entrate fiscali e contributive per oltre 100 miliardi con incerte capacità di recupero e con il rischio di uno Spread >300pb. Siamo l’unico paese con la Grecia a non avere ancora recuperato i livelli precrisi del 2008.

3) democratica: sospensione dell’esercizio del diritto di elettorato; palese violazione di tutti i diritti fondamentali, coercizione della libertà religiosa, intrusione dello Stato nella nostra privacy, imposizione del confino e degli arresti domiciliari. Dall’11 marzo al 17 aprile (dati del Viminale) sono state controllate più di 8,3 milioni di persone. Di queste 4,4mila sono state denunciate per false attestazioni; ben 316mila sono state sanzionate per altri ‘’reati’’. Come se gli unici delinquenti fossero questi cittadini, sorpresi a compiere azioni della vita normale. E ora gli scienziati ci vorrebbero mettere anche un’app per autorizzarci a uscire magari vietandolo agli ultra sessantenni. Ormai decidono se puoi uscire i vigili urbani, i carabinieri, la polizia; c’è il divieto di andare in un altro comune o regione; mai, neppure in guerra, si erano viste queste privazioni di libertà da parte di chi sparge paure per il virus non conoscendolo affatto.

Le uniche cose che occorrono, con adeguato finanziamento, sono test, test, test: tamponi, esami sierologici fatti a tappeto come in Germania e Veneto; consentire a tutte le imprese di fare questi esami e ripartire in sicurezza soprattutto psicologica per i lavoratori. Più che dare numeri fasulli e fare task force, si procurino reagenti, test e materiali DPI. Se il Paese riparte forse lo salviamo.

Non è più possibile continuare a tacere: è il momento del risveglio, di una nuova Resistenza!

Alberto Brambilla e Giuliano Cazzola

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