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Come e perché Unicredit rilancia su Berlino e Bruxelles

Mire, attese e incognite delle ultime mosse di Unicredit in Europa.

Nel dubbio che alcune partite in cui è protagonista non finiscano come vorrebbe, Unicredit sta prendendo le contromisure. Piazza Gae Aulenti, infatti, in questi giorni riceverà notizie potenzialmente decisive su alcuni dossier, in primis sull’operazione su Banco Bpm. Ma intanto non è rimasta ferma, muovendosi specialmente sul suo fronte tedesco, cioè su Commerzbank.

UNICREDIT SU COMMERZBANK, CONVERTE I DERIVATI IN AZIONI E SALE NEI DIRITTI DI VOTO

L’annuncio lo ha fatto la stessa Unicredit con una nota ufficiale martedì sera. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha infatti “convertito in azioni circa il 10% della sua posizione sintetica in Commerzbank, portando la propria quota in azioni e i relativi diritti di voto effettivi a circa il 20%”. Il tutto dopo aver sottolineato di “aver ricevuto tutte le necessarie approvazioni legali e regolamentari – comprese quelle della Banca Centrale Europea (Bce), dell’Autorità federale tedesca per la concorrenza (Bundeskartellamt) e della Federal Reserve (Fed), a riprova dell’adeguatezza delle proprie azioni e dell’approccio adottato”.

Unicredit, nel comunicato, ha poi anticipato quali saranno i suoi prossimi passi e i suoi obiettivi. La banca, infatti, “intende convertire in azioni la restante posizione sintetica di circa il 9% a tempo debito, raggiungendo circa il 29% dei diritti di voto in Commerzbank”. Poi la conclusione: “Con questi passi, Unicredit diventa il maggiore azionista di riferimento di Commerzbank”. Un’iniziativa accolta positivamente a Piazza Affari, con Unicredit che è salita dell’1,5% a 59,19 euro. Un andamento in scia della chiusura positiva di ieri e dettato anche dall’incremento da parte degli analisti di Jp Morgan del target price a 70 euro per azione, dai precedenti 68 euro.

Le intenzioni di Orcel di andare fino in fondo sulla banca tedesca, nonostante l’opposizione di Berlino, sono confermate. E oggi, pur non avendo maggioranze o quote necessarie per un controllo su Commerzbank, Unicredit ne ha abbastanza per mantenere una posizione di forza nell’istituto tedesco.

L’OPS SU BANCO BPM, L’INTERVENTO UE E LA SENTENZA DEL TAR

Se su Commerzbank ha più tempo, la partita più imminente di Unicredit è quella di Banco Bpm. In teoria l’ops si conclude il 23 luglio. Ma in queste ore sono arrivate e arriveranno decisioni esterne che potranno influire sull’operazione. L’intervento dell’Unione Europea, con una lettera della Commissione di Bruxelles pronta per essere inviata al governo italiano per bocciare le condizioni imposte con il Golden Power, ha ridato speranze a Piazza Gae Aulenti. L’Ue, infatti, come anticipato da Bloomberg, rimprovererà Palazzo Chigi per essere intervenuta pesantemente sull’ops su Banco Bpm, quando in realtà la giurisdizione – secondo le norme europee sulle concentrazioni – dovrebbe essere solamente della Commissione.

Per adesso si tratta solo di una comunicazione formale. Il governo di Giorgia Meloni avrà tempo per rispondere. E solo dopo arriverà una decisione ufficiale da parte di Bruxelles, con l’ipotesi perfino di arrivare a “una procedura di infrazione contro l’Italia per una violazione del diritto dell’Ue”, evidenzia Bloomberg.

Ma Unicredit deve aspettare anche la sentenza del Tar del Lazio, dopo aver presentato il ricorso contro il decreto governativo del Golden Power. Il pronunciamento è atteso proprio oggi, mercoledì 9 luglio. E da quello che emergerà, si capirà se la banca o se il governo si appelleranno al Consiglio di Stato, rinviando – almeno di qualche settimana – la decisione.

L’USCITA DA GENERALI

Intanto, Unicredit guarda – ma senza eccessivo coinvolgimento – l’altra partita clou del risiko bancario italiano, quella legata all’operazione di Mps su Mediobanca e di riflesso su Generali. L’istituto di Piazza Gae Aulenti ha infatti iniziato a ridurre la partecipazione nel Leone di Trieste. All’assemblea di aprile aveva una quota del 6,49%, ma era stato lo stesso Orcel ad ammettere che fosse una partecipazione non strategica ma finanziaria e ad anticiparne la riduzione. Per adesso, sembra che Unicredit abbia venduto una quota inferiore all’1,5%. “Ne usciremo col tempo”, aveva detto Orcel.

Allo stesso modo, però, poche settimane fa, prima dell’assemblea di Mediobanca sull’operazione Banca Generali poi rinviata a settembre, è stata resa nota la partecipazione di Unicredit su Piazzetta Cuccia, con circa l’1,9% del capitale. Una quota che l’istituto ha spiegato essere detenuta “per conto di clienti” ma che può aver avuto un peso sugli equilibri dell’assise.

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