skip to Main Content

Francescani

Come dovrebbe essere l’economia nel post Covid secondo i Francescani

Le proposte elaborate dall'Ordine francescano dei Frati Minori per una ripartenza economica sociale nel post Covid 

“Invece di consentire alle grandi compagnie di pagare i dividendi attraverso i fondi fiscali, l’obiettivo ora è quello di utilizzare i fondi per salvare vite umane, alleviare la povertà e preservare posti di lavoro. Invece di tornare alla ‘normalità’ del profitto dell’economia neocapitalista, ciò di cui abbiamo bisogno ora è la coraggiosa trasformazione dell’economia in una vera economia sociale di mercato”. Raramente settori della Chiesa cattolica si sono spinti su posizioni così assertive riguardo alla necessità di un vero rivolgimento economico come nella risposta alla pandemia elaborata dall’Ordine francescano dei Frati Minori e pubblicata sul proprio sito a firma di padre Johannes B. Freyer, del Centro Missionario tedesco.

“La crisi di questa pandemia ha dimostrato chiaramente che la precedente pratica del capitalismo non può far fronte ad una tale situazione”, spiega in “La crisi del coronavirus, un punto di svolta. Una prospettiva francescana sul Covid19″, testo già circolato sulle riviste interne dell’Ordine, ma ora, anche a dargli maggiore autorevolezza, rilanciato dal sito ufficiale.

“A quanto pare, è giunto il momento di mettere in discussione il sistema economico neoliberale e i suoi dogmi di crescita senza fine, e di prendere sul serio altre strutture e meccanismi – aggiunge -. Dobbiamo interpretare questa crisi come un mandato per cambiare rotta, in modo da non cercare di continuare a costruire il futuro dell’umanità sulle sabbie mobili”. Per padre Freyer, “ci sono già degli approcci in questa direzione, per esempio, nell’economia del dono, nell’economia solidale e in molte altre. Un business sostenibile e orientato al futuro è oggi all’ordine del giorno”. Allo stesso modo, “dovremmo fare qualcosa di più e più velocemente per proteggere l’equilibrio della natura e quindi preservare il creato, la nostra casa comune”. E “le richieste di ammorbidire le già insufficienti misure di tutela della natura devono essere respinte. Non possiamo e non dobbiamo tornare all’atteggiamento del ‘continuiamo a far scorrere il denaro'”.

Secondo i Frati Minori, “se così fosse, non avremmo imparato nulla da questa crisi. Gli atteggiamenti etici e morali di base volti a plasmare la convivenza, l’economia e il rapporto con la creazione devono ora essere discussi e messi in pratica”. La densa analisi dei Francescani sottolinea che “la natura sta ora dolorosamente insegnando agli esseri umani che essa è più forte sia della nostra illusione di avere possibilità illimitate sia della nostra fiducia in un progresso senza fine”. Inoltre, “il virus distrugge, con risultati devastanti, il ‘dogma economico’ del necessario aumento progressivo dei profitti. Si scopre che è stata imposta una dottrina economica e del progresso ad un mondo che ora non è in grado di far fronte al virus. Il miraggio della prosperità sta sulle sabbie mobili. In questo pandemonio, sembra che i sistemi con un orientamento sociale se la cavino meglio di quelli basati sulle teorie neoliberali”.

Padre Freyer rileva anche che “l’incertezza si sta diffondendo e più a lungo dura l’applicazione delle misure restrittive, più crescono le resistenze di coloro che si preoccupano solo della propria libertà e dei propri benefici. Si cercano capri espiatori e riemergono vecchi stereotipi”. “Dal momento che non ci sono risposte facili a questa situazione complessa, notizie false e teorie cospirazioniste si riaffacciano nuovamente – avverte -. L’irragionevolezza connette i populisti di destra con gli ideologi di sinistra e gli integralisti religiosi. In questa situazione, dobbiamo dar prova di pazienza, capacità di comprensione e veridicità”. Ed è così che “nel nostro attuale contesto, potremmo trarre ispirazione da coloro che seguono la guida di Francesco e Chiara d’Assisi”.

In altre parole, “la ‘distanza fisica’ che è ora necessaria dovrebbe essere praticata attraverso una responsabile ‘vicinanza sociale’ ai più colpiti: i poveri, gli anziani, i malati e coloro che stanno perdendo i loro mezzi di sussistenza mentre parliamo”. E “per mantenere la distanza necessaria per motivi di salute attraverso nuove forme di vicinanza, di cura e di solidarietà, dobbiamo applicare capacità di immaginazione, di spontanea flessibilità, di intuizione ed una sensibilità umana non convenzionale”. Inclusa l’uscita dal neocapitalismo senza freni, per avviarsi verso un’economia sociale di mercato.

Back To Top