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Come cambierà Mediobanca con Mps

Fatti, nomi, numeri e scenari su Mediobanca dopo l'operazione Mps

“Le jeux sont faits”, o se si preferisce, “il dado è tratto”. L’operazione di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca ha raggiunto il suo primo obiettivo, quello minimo, ma già si guarda ai prossimi. Questi tre giorni – da qui all’8 settembre – saranno decisivi per capire quanto controllo Mps avrà su Piazzetta Cuccia e quanto andrà veloce l’integrazione degli istituti.

TUTTO RUOTA SU PERCENTUALI E SOGLIE IN MEDIOBANCA

La percentuale minima era il 35 e ieri le adesioni – grazie anche al rilancio di Mps – hanno raggiunto il 40,42%. La soglia alla portata è il 50% più una azione, a cui Mps punta. Lunedì ci sarà la chiusura dell’operazione, ma di tempo ce ne sarà ancora, dal 16 al 22 settembre, per la prevista riapertura dei termini. “Più sarà alta l’adesione allo scambio, più l’istituto guidato dal ceo Luigi Lovaglio avrà la possibilità di accelerare il percorso di integrazione, di utilizzare tutti i benefici fiscali (Dta) che ha il portafoglio, fare scaturire le sinergie stimate in 700 milioni”, spiega il Corriere della Sera.

“Se il Monte dovesse arrivare oltre il 60-67%, Mediobanca diventerebbe il braccio operativo di Siena nell’investment e private banking, nel wealth management e nel credito al consumo. A quel punto l’istituto milanese verrebbe gestito in presa diretta”, continua il quotidiano.

Ma, come evidenziato dal Sole 24 Ore, “se non raggiungerà la quota desiderata, Mps potrà arrotondare con acquisti fino a 5% all’anno se non supererà il 50%, o senza limiti se andrà oltre questa soglia”.

I NUOVI EQUILIBRI PER DELFIN

Il 66,67% resta l’obiettivo massimo, per adesso lontano, con Mps che ha rinunciato alla condizione di quella soglia. Bisognerà aspettare il termine dell’offerta, perché in base alle adesioni finali cambierà molto. “Se le azioni vendute alla banca senese supereranno questa quota del capitale di Piazzetta Cuccia, allora la holding Delfin dei Del Vecchio, già azionista di entrambi gli istituti, dovrebbe arrivare a controllare all’incirca il 20% di Mps. Se invece solo la metà del capitale di Mediobanca accettasse l’offerta di Siena, a Delfin farebbe capo una partecipazione vicina al 23% circa”, spiega Domani.

Tuttavia, continua sempre il quotidiano, “la holding dei Del Vecchio però ha ricevuto il via libera dalla vigilanza Bce per arrivare solo fino al 20 per cento di Mps. E allora, se a giochi fatti la quota di Delfin fosse superiore andrebbe intavolata una trattativa con Francoforte per pilotare, in tempi e modi da stabilirsi, un rientro entro la soglia consentita”.

I VANTAGGI PER CALTAGIRONE

L’altro attore importante dell’operazione, cioè il gruppo Caltagirone, sembra potersi già leccare i baffi. Secondo quanto emerge dal documento informativo relativo a operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate pubblicato sul sito della società, Caltagirone Spa potrebbe realizzare una plusvalenza di 111,8 milioni dall’adesione delle sue controllate all’offerta di Mps su Mediobanca, con un beneficio economico netto di 109,9 milioni.

GOVERNANCE E NOMI DI SUCCESSORI IN MEDIOBANCA

A dipendere dal livello di adesioni dell’operazione sarà anche la futura governance di Mediobanca. Per l’amministratore delegato Alberto Nagel, in carica da 18 anni, si prospetta un’uscita di scena. Per sostituire Nagel, il Corriere fa i nomi di Mauro Micillo (responsabile di Intesa Sanpaolo Imi), di Marco Morelli (presidente di Axa Im e già ceo di Mps) e di Fabrizio Palermo (ad di Acea e consigliere di Generali).

Anche per il ruolo di presidente, oggi di Renato Pagliaro, il Corriere comincia a stringere una rosa dei papabili, con i nomi di Luigi De Vecchi e Vittorio Grilli. Quest’ultimo viene menzionato anche dal quotidiano Domani. La cui nomina “avrebbe un senso politico, visti i rapporti di lunga data che legano Grilli, in passato direttore generale del Tesoro, a Gaetano Caputi, il capo di gabinetto di Giorgia Meloni”, racconta Domani.

Anche se potrebbe esserci un nodo, si legge: “Pagliaro l’anno scorso ha ricevuto un compenso lordo di poco inferiore al milione di euro. Sul mercato ci si chiede se questa somma sarebbe sufficiente a convincere Grilli, che al momento siede sulla prestigiosa e remunerativa poltrona di capo delle attività europee della grande banca americana Jp Morgan”. Per i nuovi vertici di Mediobanca, quindi, i giochi ancora non sono fatti.

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