Oggi e venerdì 11 dicembre a Bruxelles si tiene il Consiglio Europeo di fine anno.
I TEMI AL CENTRO DEL CONSIGLIO EUROPEO
Tra i principali temi sul tavolo, il via libera alla riforma del Mes e la trattativa sul Next Generation Eu, il Recovery Fund, ideato per rilanciare l’economia dell’Unione dopo la pandemia.
LE POSIZIONI DI UNGHERIA E POLONIA
L’Ungheria e la Polonia hanno ritirato il loro veto al programma Next Generation EU, che dovrebbe così essere approvato in via definitiva questa sera dal Consiglio europeo.
IL COMPROMESSO
Il compromesso trovato dalla presidenza tedesca dell’Ue garantisce che le sanzioni per il mancato rispetto dello stato di diritto non potranno essere attivate prima che la Corte di Giustizia abbia dato parere favorevole.
GLI OSTACOLI
Superare l’ostacolo del voto sulla riforma del Mes non basta al premier Giuseppe Conte per sancire una nuova tregua all’interno delle forze che sostengono il suo governo. Nel giorno in cui le Aule di Camera e Senato approvano, dopo molti tormenti all’interno del M5s, le risoluzioni in favore della posizione italiana sulla riforma del Meccanismo di stabilità resta alta la tensione sulla governance del Recovery plan e sul governo.
COSA HA DETTO IL PREMIER
Il premier, che a sera si dice “tranquillo”, si appella ai deputati e senatori e chiede “massima coesione”: i distinguo fisiologici – dice – non devono pregiudicare il raggiungimento “degli obiettivi che ci stanno a cuore” e che “giustificano la nostra presenza qui”. Ma dal Pd a Italia Viva, i partiti che lo sostengono chiedono maggiore coinvolgimento, anche del Parlamento.
IL RUOLO DI RENZI
Per dirla con Matteo Renzi è arrivato il momento “di dipiciemmizzare la politica”. Nicola Zingaretti usa ben altri toni, ma torna a incalzare il governo: “Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni ai tanti nodi aperti”. Il segretario Pd, parlando al premier ma anche agli alleati, aggiunge un concetto caro a tanti tra i Dem, che nelle scorse settimane lamentavano un’azione del governo poco coordinata con i gruppi e scarso dialogo con le parti sociali: “Le priorità da scegliere si devono basare su chiarezza e pazienza unitaria, collegialità e condivisione, rispetto dei ruoli e un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile”.
DIBATTITO ALLA CAMERA
Invoca responsabilità Conte di fronte alle Camere, alle quali – torna a ribadire – resterà l’ultima parola quando si tratterà di ratificare con un nuovo voto l’uso del Mes. Che, assicura, deve essere rivisto “radicalmente” nella sua struttura e funzione per farne uno strumento diverso. E sono questi imperativi che si dice pronto a portare in Europa, a partire dall’imminente Consiglio europeo. Parole che, unite a un lavorio durato qualche giorno, hanno ridotto la fronda 5S che la settimana scorsa aveva messo nero su bianco il proprio dissenso arrivando a minacciare il veto. Sono 13 i deputati e una pattuglia di senatori che hanno resistito, sfidando i vertici pentastellati: la risoluzione alla Camera, dove tra l’altro vanno in scena due votazioni separate, nella sua parte più controversa ( la specifica riforma del Mes) passa con 297 sì
239 no e 7 astensioni. Dissidenti che vengono applauditi dal centrodestra, dove però si registrano due voti dichiarati in dissenso dalla linea unitaria: sono quelli di Renato Brunetta e Renata Poverini. Altri 14 deputati azzurri non partecipano al voto ma – viene spiegato da fonti del partito – sono assenti giustificati.
Ma che cosa cambia con il Mes? Ecco l’analisi dell’Ispi:
“Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) è un organismo intergovernativo che ha sede in Lussemburgo. Il suo compito principale è quello di prestare soldi a paesi che faticano ad accedere ai mercati finanziari, e da cui gli investitori non sarebbero disposti a comprare titoli di Stato se non ad interessi molto elevati. In discussione dal 2018, la riforma del MES introduce tra gli altri due cambiamenti sostanziali: il primo è la possibilità di mobilitare i suoi fondi anche a sostegno del sistema bancario, agendo da “prestatore di ultima istanza” rispetto al Fondo di risoluzione unico (Srf) che già oggi può essere utilizzato per aiutare le banche in difficoltà o in crisi di liquidità, finanziato dalle stesse banche europee. La riforma anticipa il ‘backstop’ –(appunto, il fatto che il MES agisca da prestatore di ultima istanza) all’inizio del 2022, due anni prima di quanto inizialmente previsto. Il secondo cambiamento prevede l’obbligo per un paese che chiede aiuto al MES di emettere un certo tipo di titoli di stato (i cosiddetti “single limb CAC”) che consentano ai creditori una ristrutturazione del debito tramite una procedura semplificata di un solo voto, invece che con votazioni multiple previste per altre tipologie di titoli di stato. L’obiettivo è di tutelare i detentori di bond e cittadini di uno stato in crisi da un’eventuale opposizione alla ristrutturazione da parte dei privati (spesso fondi speculativi). La riforma – che non va confusa con la linea di credito di emergenza del MES creata in primavera per coprire le spese sanitarie da Covid – entrerà in vigore solo dopo la ratifica da parte dei parlamenti di tutti i 19 Stati membri dell’Eurozona”.
IL NUOVO MES SALVERA’ ANCHE LE BANCHE TEDESCHE. IL PUNTO DI ARNESE