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Come cambierà il lavoro agile per i dipendenti statali?

Addio alla soglia minima del 50% per lo smart working nella Pubblica amministrazione. Tutti i dettagli

 

Il ministro Renato Brunetta fa cambiare registro alla Pubblica amministrazione: basta obbligo di smart working. “Si torna alla normalità – si legge sul sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione – addio alla soglia minima del 50% per lo smart working nella Pubblica amministrazione”.

Renato Brunetta: “Si torna alla normalità”

E la normalità per il ministro Brunetta è che i lavoratori della Pubblica amministrazione lavorino in ufficio e non da casa. “Fino alla definizione della disciplina del lavoro agile nei contratti collettivi del pubblico impiego, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021 – si legge sul sito del Ministero -, le amministrazioni pubbliche potranno continuare a ricorrere alle modalità semplificate relative al lavoro agile, ma sono liberate da ogni rigidità”. I dipendenti pubblici non saranno obbligati a tornare in ufficio, quello che cade è l’obbligo, stabilito dalla precedente ministra per la Pubblica Amministrazione Fabrizia Dadone e attuale Ministro alle Politiche Giovanili, del 50% dei dipendenti pubblici impiegati in modalità di lavoro agile. 

Lo smartworking continui a patto di assicurare efficienza 

“Facciamo tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia e del prezioso lavoro svolto dalla ministra Dadone – sottolinea il ministro Brunetta, facendo inversione di rotta rispetto a quanto fatto dalla ministra  – per introdurre da un lato la flessibilità coerente con la fase di riavvio delle attività produttive e commerciali che stiamo vivendo e dall’altro lato la piena autonomia organizzativa degli uffici”. Fino a dicembre le Pubbliche Amministrazioni potranno ricorrere allo smartworking ma solo se riescono ad assicurare “regolarità, continuità e l’efficienza dei servizi rivolti a cittadini e imprese”. Insomma il ministro fa capire che la pandemia non potrà più essere la motivazione che spiega eventuali difficoltà nell’erogazione dei servizi all’utenza. “Un percorso di ritorno alla normalità, in piena sicurezza – scrive ancora il Ministero -, concordato con il Comitato tecnico-scientifico e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti”.

Dal 2022 arrivano i POLA

Dunque fino alla definizione della disciplina del lavoro agile nei contratti collettivi del pubblico impiego, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, le amministrazioni pubbliche potranno continuare a ricorrere alle modalità semplificate relative al lavoro agile (quindi non contrattualizzate), ma senza dover rispettare la soglia del 50%. Dall’inizio del 2022 la musica cambia e le Pubbliche amministrazioni dovranno adottare i Pola, ovvero i Piani organizzativi del lavoro agile, entro il 31 gennaio di ogni anno. La quota minima dei dipendenti che possono avvalersi del lavoro agile per le attività che possono essere svolte in smart working si riduce passando dal 60% odierno al 15%. 

Brunetta: “Smart working non è toccasana per il lavoro”

Il ministro Brunetta, nell’audizione sulle linee programmatiche alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali di Camera e Senato dello scorso marzo, aveva già fatto capire la sua opinione sullo smartworking. ”Il lavoro agile è stato forse il più grande esperimento sociale di questa pandemia del nostro Paese – aveva detto il ministro -, quindi non posso che pensare bene rispetto a questa rivoluzione culturale, personale, legata al lavoro e alle famiglie, che coinvolge l’intera società, le imprese e gli uffici”.  Alla carota, però, aveva subito affiancato il bastone: “Dello smartworking  dico tutto il bene possibile ma non pensiamo sia un toccasana per l’organizzazione del lavoro“.

Piano Brunetta contraddittorio: i dubbi della FP CGIL

Brunetta riconosce che è sbagliato imporre per legge soglie minime o massime di lavoratori che le amministrazioni potranno mettere in lavoro da remoto, perché limiterebbe la flessibilità organizzativa di cui le amministrazioni pubbliche, molto diverse tra loro, hanno bisogno. Però poi impone una soglia al ribasso del 15%, mentre la ministra Dadone prima di lui l’aveva posta al 60%”. Questo il commento della CGIL, comparto Funzione Pubblica, alla decreto legge licenziato dal Consiglio dei ministri del 29 aprile. 

I nuovi contratti nella PA con al centro lo smartworking

La CGIL chiede di non stabilire per legge delle soglie ma di lasciare la materia alla contrattazione con l’ARAN. Tra l’altro proprio in questi giorni le organizzazioni sindacali hanno avviato un confronto per il rinnovo dei contratti della PA e lo smart working sarà parte centrale del nuovo testo contrattuale. “Appare in contraddizione promuovere la flessibilità di definizione delle percentuali dello smart working in base alle esigenze delle amministrazioni con l’introduzione di limiti individuati per decreto – si legge ancora sul sito della CGIL -, quando in queste ore Aran apre la strada alla contrattualizzazione”.

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