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Quirinale Berlusconi

Come Berlusconi rincula su Milan, Mediaset, immobili e Mondadori

L'articolo di Andrea Montanari, giornalista di MF/Milano Finanza

CHE COSA FA BERLUSCONI NEGLI AFFARI?

Sfoltire i rami secchi. Tagliare costi non più sostenibili. Rivedere il perimetro industriale. E fare cassa. Ma anche concentrare l’attenzione su pochi business ritenuti ancora strategici in vista di un consolidamento, inevitabile, nel settore editoriale e televisivo.

CAPITOLO DISMISSIONI

Sono queste le leve che hanno spinto la famiglia Berlusconi a definire una profonda revisione del portafoglio e a vendere asset un tempo ritenuti incedibili. Una filosofia applicata con vigore da Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori. Un lungo lavoro effettuato anche per far fronte a quella crisi di mercato che ha ridotto quelle risorse, leggasi dividendi, che da sempre alimentavano il bilancio della finanziaria controllata da Silvio Berlusconi.

LA VENDITA DEL MILAN

La vendita di maggior impatto, economico ed emotivo, è stata quella definita nell’aprile 2017 del Milan. Dopo 31 anni di gestione, il club è stato ceduto al carneade cinese Yonghong Li (evaporatosi nel luglio scorso a favore del fondo Usa Elliott) che lo aveva valutato 740 milioni. La holding ha registrato una plusvalenza contabile consolidata di 600 milioni, ma in termini in guadagno reali l’impatto è stato zero.

I NUMERI IN GIOCO

Perché il valore di carico era elevato: oltre 550 milioni a fine 2016, senza considera i soldi versati nel 2017 prima della dismissione. Ma per la finanziaria di via Paleocapa era fondamentale evitare di continuare a coprire le perdite del Milan: quasi 900 milioni nel trentennio. Ma, poi, il calcio è tornato di moda in casa Fininvest con l’acquisto (2,9 milioni), del piccolo Monza che milita in Lega Pro.

LIMITARE L’ESPOSIZIONE NEGLI IMMOBILI

L’altra svolta epocale, per i Berlusconi, è stata la decisione di limitare l’esposizione nell’immobiliare. Pensare che l’avventura del fondatore di Forza Italia era iniziata negli anni Sessanta proprio dal mattone, con Edilnord. Così Fininvest Real Estate, presieduta da Adriano Galliani, ha avviato un processo di dismissioni curato dall’ad della casa-madre, Danilo Pellegrino, che ha riguardato le sale cinematografiche romane (Embassy, King, Fiamma e Giulio Cesare) e il palazzo nel quale si trova, a Milano, l’Odeon.

COSA SUCCEDE A BASIGLIO

Di maggior impatto economico è la vendita in atto del progetto di sviluppo nel comune di Basiglio in portafoglio a Immobiliare Leonardo. A comprare (regia di Vitale&Co), è il fondo Orion Capital, che valuta il tutto circa 250 milioni. Sempre la boutique d’affari milanese sta curando la cessione di Villa Gernetto (350 mila mq), asset mai sfruttato da Berlusconi e costato oltre 100 milioni tra acquisto e gestione. Inoltre è sul mercato anche la partecipazione dell’1% detenuta nel capitale di Mediobanca non apportata al patto di sindacato.

DOSSIER EDITORIALI

Un repulisti importante per puntare su quelle attività che oggi sono in utile. Da qui, le scelte effettuate dalle due aziende editoriali controllate da Fininvest. Mondadori, oltre a un ripensamento del portafoglio di periodici (ha ceduto Panorama), ha detto addio alla controllata francese, pagata 545 milioni nel 2006, trovando un acquirente, Reworld Media, pronto a sborsare 80 milioni.

QUI MONDADORI

La volontà della casa editrice guidata dall’ad Ernesto Mauri è focalizzarsi su poche testate (Chi, Donna Moderna, Grazia e Tv Sorrisi&Canzoni) per consolidare la leadership di mercato (quota del 30,6%) e sui più redditizi libri (market share del 27,4%) da potenziare anche all’estero.

CAPITOLO MEDIASET

Mediaset dal canto suo, leader negli ascolti sul target commerciale in Italia e in Spagna, ha abbandonato il calcio che conta (Serie A e Champions League), i cui diritti costavano miliardi, e ha ridotto il business della pay tv Premium, trovando un accordo di distribuzione con Sky, alla quale ha ceduto anche le relative attività industriali.

DOSSIER VIVENDI

Non è un segreto che Pier Silvio Berlusconi voglia definire un progetto di respiro europeo con Tf1 e ProsiebenSat.1, visto il difficile rapporto con l’azionista Vivendi. E se Vincent Bolloré punta a un accordo, a Cologno proprio non ci sentono. La soluzione migliore? L’integrazione con Telecom. In un mercato in costante evoluzione, soggetto a riassetti (Comcast-Sky Plc) e sotto attacco da parte di Netflix &co, per Fininvest avere più cash a disposizione e meno asset da gestire è la soluzione. Anche perché il fondatore continua a concentrare l’attenzione sulla politica per non farsi schiacciare, a destra, dalla Lega di Matteo Salvini.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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