La Commissione europea sta preparando un piano ambizioso – e potenzialmente esplosivo – per introdurre una nuova tassazione sui prodotti del tabacco, comprese le sigarette elettroniche e le bustine di nicotina.
La novità non riguarda solo l’entità degli aumenti previsti, ma soprattutto la destinazione delle entrate: per la prima volta, una parte significativa del gettito non finirebbe nei bilanci nazionali, bensì direttamente nelle casse dell’Unione europea. Secondo le anticipazioni di Euractiv e altri media, la proposta potrebbe essere presentata ufficialmente già dal 16 luglio, all’interno del pacchetto negoziale sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (2028–2034).
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere, e le implicazioni – fiscali, economiche e sanitarie – promettono di accendere un dibattito di fuoco tra Bruxelles e le capitali europee.
UN NUOVO STRUMENTO PER FINANZIARE L’UNIONE
Nel cuore del progetto, rivela Euractiv, c’è una frase quasi nascosta all’interno di un documento ufficiale tedesco: “Nuove fonti di risorse proprie si potrebbero sviluppare dove appropriato, per esempio attraverso le imposte sul tabacco”.
In pratica, si propone che una parte delle accise oggi riscosse dagli Stati membri venga trasferita a livello europeo. Sarebbe una vera e propria rivoluzione fiscale poiché, come ricorda l’articolo, finora solo strumenti come il sistema ETS (sulle emissioni di CO₂) hanno previsto forme di entrate dirette per Bruxelles.
L’iniziativa risponderebbe alla crescente esigenza di finanziare politiche comuni, in particolare nel campo della difesa, del clima e della digitalizzazione, ma tocca temi sensibili come la sovranità fiscale e l’autonomia dei bilanci nazionali.
AUMENTI SENZA PRECEDENTI E IMPATTO ECONOMICO
Stando a Euractiv, le bozze circolate nelle ultime settimane delineano un impatto rilevante sui prezzi: si parla di un +139% per le sigarette tradizionali, +258% per i tabacchi trinciati e fino a un +1.090% per i sigari. Anche i prodotti alternativi, come tabacco riscaldato, e-cigarette e bustine di nicotina, subirebbero rincari importanti.
Le stime interne dell’Ue, riportate da Adnkronos, ritengono che ciò si tradurrebbe in un aumento medio dei prezzi superiore al 20%, con un impatto sull’inflazione pari a circa mezzo punto percentuale. In Italia, per esempio, un pacchetto di sigarette potrebbe costare oltre un euro in più.
Da Bruxelles, la Commissione giustifica la manovra con l’obiettivo di ridurre i consumi nocivi per la salute pubblica. Tuttavia, alcuni precedenti, come quello francese, e le lobby del tabacco, suggeriscono che aumenti troppo rapidi e marcati possono produrre l’effetto opposto: un’esplosione del mercato nero, con effetti negativi sia per la salute che per le entrate fiscali. Al contrario, osserva Euractiv, Paesi fermamente contrari a una tassazione elevata, come l’Italia e la Romania, hanno registrato tassi di consumo illecito relativamente bassi, rispettivamente del 2% e del 6%.
ALLARME CONTRABBANDO E GETTITO NAZIONALE
Il rischio più concreto, anche secondo molte capitali europee, è che un simile aumento delle accise incentivi in modo massiccio il contrabbando e le vendite illecite. “Il rischio è che si perda più gettito di quello che si incassa”, ha ammesso un funzionario europeo citato da Euractiv. A oggi, il mercato parallelo vale già miliardi di euro, soprattutto nei Paesi dove esistono forti differenziali di prezzo con i vicini extra-Ue. Un rincaro così marcato potrebbe alimentare una rete di traffici ancora più ampia, sfuggendo ai controlli e penalizzando le entrate legittime.
Oltre al contrabbando, c’è poi la questione – tutt’altro che secondaria – della perdita di gettito per gli Stati membri. Le accise sul tabacco rappresentano una fonte importante per i bilanci pubblici: si calcola infatti che, se la proposta passasse nella sua forma attuale, verrebbero sottratti ai governi nazionali circa 15 miliardi di euro l’anno. Risorse che, in molti casi, servono per finanziare la spesa sociale o colmare deficit strutturali.
L’OPPOSIZIONE DI SVEZIA E ITALIA
Le prime reazioni politiche non si sono fatte attendere. La Svezia ha definito la proposta “del tutto inaccettabile”, con la ministra delle Finanze Elisabeth Svantesson che su X ha ribadito che il gettito “deve restare ai singoli Paesi, non finire nelle mani della burocrazia europea”. Il caso svedese è emblematico: l’ampio uso dello snus (bustine di tabacco da posizionare sotto il labbro) ha portato a una forte riduzione del fumo tradizionale e, di conseguenza, a uno dei più bassi tassi di mortalità per cancro polmonare in Europa.
Anche l’Italia si mostra fortemente contraria. Roma teme che una cessione parziale della propria sovranità tributaria crei un precedente pericoloso e, allo stesso tempo, mette in guardia dal rischio che un aumento eccessivo dei prezzi alimenti il mercato nero, in particolare nel Sud e nelle zone di confine. Scetticismo simile si registra in Grecia, Romania e Bulgaria, dove il gettito da accise sul tabacco ha un peso rilevante e il contrabbando è già oggi un fenomeno molto diffuso.
UN ITER COMPLESSO E UNA PROPOSTA DESTINATA A DIVIDERE
La Commissione europea potrà proporre la misura, ma per approvarla servirà l’unanimità dei 27 Stati membri, come previsto dalle regole che regolano la fiscalità. È possibile che Bruxelles tenti di legare la proposta al Quadro Finanziario Pluriennale per superare le resistenze, ma più governi hanno già fatto sapere che si opporranno con decisione. Anche Paesi come Polonia, Spagna, Portogallo, Croazia e Ungheria guardano con diffidenza a un’eventuale centralizzazione del gettito fiscale.