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Chi si piglierà il cerino della manovrona? Il Punto (senza bla-bla) sulla crisi

Fatti, numeri e approfondimenti

 

La Lega ha depositato oggi in Senato la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, chiedendo nel contempo di metterla ai voti “al più presto”. E il Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha convocato la conferenza dei capigruppo per lunedì 12 agosto alle ore 16. La data della discussione della mozione di sfiducia al premier sarà fissata in quella circostanza.

La Lega rimarca il fatto che Conte non era in Aula sulla Tav a ribadire il sì, e ha così creato “il paradosso della spaccatura, come su altri temi”. ‘Troppi no fanno male. Chi perde tempo danneggia il Paese e pensa solo alla poltrona”, afferma il partito guidato da Matteo Salvini.

Luigi Di Maio, leader M5s, insiste: andiamo al voto ma tagliamo i parlamentari, così 345 politicanti in meno, 345 poltrone in meno. Mentre Zingaretti, segretario del Pd, dichiara: il populismo ha fallito, noi l’alternativa alla Lega.

Tutti gli occhi, comunque, sono sulle scadenze della Legge di bilancio.

Il prossimo 27 settembre il governo deve presentare la Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che rivede le previsioni economiche correggendo quelle di aprile. Passaggio delicato per convincere Bruxelles sulle correzioni da 7 miliardi di euro fatte con la legge di Assestamento di giugno.

Due settimane dopo l’Italia dovrà inviare a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio, che anticipa la legge di Bilancio la quale, da calendario, deve essere inviata al Parlamento il 20 ottobre per avviare l’esame.

“Data, quest’ultima, mai rispettata nell’ultimo triennio, quando la manovra è approdata alle Camere solo nei primi giorni di novembre”, ha chiosato il Sole 24 Ore oggi.

C’è chi ipotizza un provvedimento votato in campagna elettorale da un Parlamento dimissionario. Ma se dovesse concretizzarsi la crisi di governo e si tornasse al voto, tornerebbe alla ribalta l’ipotesi dell’esercizio provvisorio, e di conseguenza l’aumento dell’Iva.

Con le elezioni anticipate in autunno, infatti, non ci sarebbe il tempo di varare la manovra economica nei tempi previsti e il governo in carica potrebbe essere costretto a ricorrere alla misura straordinaria.

La manovra del 2019 prevede che l’Iva ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e l’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020.

Per disinnescare l’aumento, il governo dovrebbe trovare risorse per 23 miliardi di euro nel 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021.

Con l’esercizio provvisorio non ci sarebbero i margini per scongiurare questo rischio in quanto l’aumento dell’imposta è già previsto a legislazione vigente.

Il dilemma è tutto qui: chi si prenderà la responsabilità della manovrona? Vedremo.

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