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carne coltivata

Chi (oltre all’Italia) sospetta nell’Ue della carne coltivata?

Martedì 23 gennaio, durante il Consiglio Agricoltura e Pesca a Bruxelles, si discuterà della nota inviata all'Ue da Italia, Francia, Austria e altri 9 Paesi per vederci più chiaro sulla carne coltivata (anche se da noi è già vietata). Tutti i dettagli

 

L’Italia, in particolare il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia), è ormai da tempo schieratissima nella guerra alla carne coltivata. Il nostro Paese, infatti, in una prima assoluta, ha bandito la carne prodotta in laboratorio con una legge ad hoc – ma inapplicabile, secondo gli esperti.

Adesso, però, sembra non essere più sola e una decina di Paesi, tra cui Francia e Austria, hanno inviato a Bruxelles una nota in cui affermano che “le pratiche di produzione di alimenti basati su cellule artificiali coltivate in laboratorio rappresentano una minaccia per gli approcci primari basati sull’agricoltura e per i metodi di produzione alimentare genuini che sono alla base del modello agricolo europeo”.

La questione verrà discussa domani in occasione del Consiglio Agricoltura e Pesca.

COSA DICE LA NOTA CONTRO LA CARNE COLTIVATA

“Le pratiche di produzione di alimenti basati su cellule artificiali coltivate in laboratorio rappresentano una minaccia per gli approcci primari basati sull’agricoltura e per i metodi di produzione alimentare genuini che sono alla base del modello agricolo europeo”, afferma la nota. I firmatari mettono in guardia da “nuove pratiche” che “includono la produzione di carne con la tecnologia delle cellule staminali, che richiede tessuti di animali vivi”.

LA RICHIESTA DI UNA VALUTAZIONE D’IMPATTO E DI UNA CONSULTAZIONE PUBBLICA

“Lo sviluppo di questa nuova produzione di alimenti coltivati in laboratorio – si legge – solleva molte questioni che devono essere discusse a fondo tra gli Stati membri, la Commissione, le parti interessate e il pubblico in generale”. E, dunque, i ministri chiederanno alla Commissione europea di avviare una vera e propria valutazione d’impatto prima di autorizzare qualunque prodotto alla vendita e al consumo e di indire una consultazione pubblica sulla questione.

La valutazione d’impatto dovrà affrontare “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, oltre che nutrizionali, di sicurezza sanitaria, di sovranità alimentare e di benessere animale”.

NO ALL’USO DELLA PAROLA “CARNE”

La nota, inoltre, pone già il veto preventivo per l’utilizzo della parola “carne”: “In base a quanto stabilito dai regolamenti Ue sulla definizione dei prodotti a base di carne, i prodotti a base di cellule non possono mai essere chiamati carne. Chiediamo quindi alla Commissione di garantire che i prodotti coltivati artificialmente in laboratorio non vengano mai promossi come alimenti autentici o confusi con essi”.

CHI HA FIRMATO L’APPELLO

Insieme a Italia, Francia e Austria si sono unite all’appello le delegazioni di Repubblica ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia.

Da quanto riferisce infatti Eunews, nel corso dello scorso Consiglio Agricoltura e Pesca che si è tenuto a dicembre, Lollobrigida aveva dichiarato “di aver preso parte su iniziativa del ministro austriaco, Norbert Totschnig, e con il ministro francese, Marc Fesneau, a un incontro per parlare di una posizione comune sui cibi coltivati, da presentare poi in un secondo momento”.

LA STRANA POSIZIONE DELL’ITALIA

“Sulla ‘carne sintetica’, Lollobrigida fa in Europa quello che non fa in Italia”, scriveva un paio di giorni fa Luciano Capone sul Foglio. Come osserva il giornalista, ora in Europa Lollobrigida chiede “un approfondimento ‘trasparente e scientifico’ prima di autorizzare la carne coltivata”, ma in Italia l’ha già vietata “senza alcun approfondimento”.

Effettivamente la nota non parla di nessun divieto ma solleva delle questioni in modo critico, che adesso sembrano interessare anche al ministro della sovranità alimentare, nonostante si sia affrettato ad intervenire, mosso soprattutto dal malcontento della Coldiretti.

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