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Perdite Derivati

Chi ci guiderà fuori dal mercato ribassista

L'analisi di Rob Lovelace, vicepresidente e presidente di Capital Group

 

Nell’arco di lunghi periodi di tempo ci sono due tipi diversi di mercati ribassisti. Quelli associati e quelli non associati a una recessione. Soltanto occasionalmente un mercato ribassista è associato a una recessione. Tendenzialmente i mercati ribassisti recessivi durano circa il doppio e scendono molto di più rispetto a quelli rialzisti.

Mappando il loro andamento, notiamo che i mercati ribassisti recessivi sono incredibilmente simili in termini sia di durata sia di forma e rassomigliano molto a ciò che sta accadendo sui mercati in questo momento.

Crisi finanziaria globale (CFG): è stata l’ultima volta in cui abbiamo avuto un mercato ribassista associato a una recessione e per questo viene paragonata a ciò che sta accadendo oggi. L’attuale scenario è simile alla CFG, anche allora bisognava eliminare gli eccessi dell’economia globale complessiva. A nostro avviso, questi periodi sono importanti e salutari per l’economia. Questa volta, stiamo eliminando gli eccessi, non necessariamente sul mercato azionario, ma in settori come il private equity, che semplicemente sfruttava la leva per generare rendimenti, e le criptovalute, dove la liquidità in eccesso era in cerca di un’allocazione.

La notizia positiva è che questo mercato ribassista non presenta forti rischi sistemici, rispetto ai rischi legati ai veicoli garantiti da ipoteche durante la GCF. A nostro avviso, usciremo da questo mercato ribassista più forti e migliori, grazie all’eliminazione di questi eccessi nell’economia globale.

FAANG vs. “Nifty 50”: stiamo analizzando da vicino anche i mercati ribassisti statunitensi del 1969 e del 1973/74, anch’essi associati a una recessione. Crediamo che FAANG[1] faccia rima con “Nifty 50[2]”, ovvero un importante gruppo di società quotate al NYSE negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Dopo aver riportato solidi rendimenti, abbiamo assistito al rallentamento di un gruppo di società molto potenti, divenute troppo costose.

L’aspetto interessante delle “Nifty 50” è che, guardando indietro, molte di queste società hanno rappresentato un buon investimento per l’intero periodo e oltre. Questo rafforza l’importanza della selezione dei titoli.

Uno sguardo al futuro: chi ci guiderà fuori dal mercato ribassista?

Una delle principali lezioni che abbiamo appreso dagli ultimi mercati ribassisti è che i settori trainanti all’inizio di una fase ribassista, non sono stati quasi mai quelli che ci hanno permesso di uscirne. Se consideriamo i FAANG, che sono stati particolarmente solidi, saranno loro a guidarci fuori dal mercato?

Non pensiamo necessariamente che questi titoli registreranno la performance peggiore a livello settoriale, ma è molto raro che i migliori titoli che entrano sono i più forti che escono. Ma allora dove dovremmo cercare il prossimo gruppo leader di mercato?

Pensiamo che il 2023 sarà un anno difficile e ci aspettiamo che prima o poi, nel corso dell’anno, ritesteremo i minimi del mercato azionario registrati a ottobre 2022 – almeno nel mercato statunitense – e generalmente questo rappresenta un segnale per il resto del mondo. Anche se crediamo sia ancora troppo presto per lanciare il cessato allarme in termini di prospettive per l’economia globale, abbiamo percorso la metà del cammino. E se riusciremo a evitare gli errori politici della GCF, supereremo questo mercato ribassista relativamente bene.

Anche se riteniamo di avere di fronte a noi un anno difficile, questo non significa che non si presenteranno opportunità. Stiamo individuando società in tutto il mondo che stanno attraversando questo periodo senza difficoltà, ad esempio nel settore sanità e in alcuni comparti di quello tecnologico, e le nostre prospettive di crescita per il futuro sono favorevoli.

Qual è il motore dei rendimenti di mercato?

La risposta a questa domanda è: la crescita degli utili.

Con una crescita degli utili annualizzata del 7,2% negli ultimi 10 anni, i rendimenti statunitensi sono stati di fatto ben sostenuti. Abbiamo assistito a una certa espansione dei multipli, dal 14,6% al 19,4%, ma oltre la metà del rendimento composito del mercato USA è stata trainata dagli utili sottostanti.

L’Europa, nel complesso, non ha registrato alcuna crescita dei multipli, né una crescita degli utili significativa. Il Giappone ha riportato una straordinaria crescita degli utili del 9,9% che, tuttavia, è stata compensata dalla contrazione dei multipli. Vorremmo inoltre sottolineare che la crescita degli utili registrata in Giappone è stata in larga misura trainata semplicemente dalle oscillazioni delle valute. Tuttavia, gli utili giapponesi hanno avuto sostegni più forti rispetto a Mercati Emergenti e Cina, dove non c’è stata alcuna crescita degli utili complessiva. Se ci sono stati, i rendimenti cinesi sono stati trainati dall’espansione dei multipli. Il Dragone vantava rendimenti molto più solidi fino a un anno fa, quando i multipli hanno iniziato ad aumentare a causa dei crescenti timori sul fronte normativo e politico.

Per riassumere, pensiamo che i prossimi mesi saranno difficili per i mercati e che potremmo facilmente testare i minimi. Il principale rischio al ribasso è costituito dagli errori di policy o politici.  Probabilmente in futuro gli utili societari saranno un driver dei rendimenti dei mercati azionari più importante (poiché difficilmente i multipli cresceranno dagli attuali livelli) e, pertanto, dovremmo prestare molta attenzione ai fondamentali delle società e a un’attenta selezione dei titoli per ottenere rendimenti positivi.

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