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Pnrr

Che cosa prevede il Pnrr per le scuole

Pnrr e scuole. L’intervento di Alessandra Servidori, docente di politiche del lavoro, componente il Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica presso la presidenza del Consiglio

 

Bassa adesione allo sciopero del comparto scuola del 30 maggio scorso, ma tantissime le famiglie italiane che hanno trovato i cancelli chiusi e hanno dovuto riportare a casa i figli, con evidenti disagi soprattutto per chi lavora. Il ritornello delle richieste è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornati. Si vuole evidentemente la distribuzione a pioggia di soldi per tutti. Non si vuol sentire parlare di merito e differenziazioni.
Più soldi per tutti ha un sapore populista, senza utilizzare gli aumenti per restituire efficienza e premialità.

Ma non esiste il diritto allo studio come diritto fondamentale? Come mai le scuole possono letteralmente chiudere? Non si sarebbe potuto consentire la protesta ma garantendo la possibilità agli studenti di entrare a scuola? Ma se mancano i bidelli ad aprire le scuole, letteralmente, a scuola non si entra. In tempi così complicati basterebbe seguire almeno con interesse il percorso del PNRR per capire cosa stiamo affrontando.

Sono 216 gli istituti scolastici che saranno costruiti attraverso l’apposito piano previsto. A maggio sono state pubblicate le graduatorie delle aree in cui saranno costruite per un importo totale stanziato superiore al miliardo di euro. Una cifra superiore rispetto ai 800 milioni indicati nel PNRR in seguito a un aumento di fondi che consentirà di costruire 21 nuove scuole in più rispetto alle 195 inizialmente previste. Dunque 1,19 miliardi stanziati per il piano di sostituzione delle scuole. Un incremento deciso per far fronte alle tantissime richieste pervenute.

In base alle informazioni pubblicate dal ministero, le domande arrivate alla scadenza dell’avviso, a febbraio di quest’anno, sono state 543. Arrivate in misura massiccia soprattutto dagli enti locali di Campania (95), Lombardia (61), Veneto (47), Emilia-Romagna (45) e Toscana (42). Sono 17,8% gli edifici scolastici classificati come vetusti (2018). La grande partecipazione al bando segnala quanto sia avvertito come centrale l’investimento sulle scuole italiane, a partire dal rinnovamento del patrimonio edilizio. E indica come lo stanziamento di risorse in questo ambito intervenga molto spesso su necessità e carenze esistenti da lungo periodo.

Va specificato che non si tratta dell’unico intervento previsto dal PNRR sull’edilizia scolastica: il più corposo è infatti rappresentato dai 3,9 miliardi destinati al piano di messa in sicurezza delle scuole. Perciò questo intervento, relativo al progetto nuove scuole, è chiamato a coprire solo una parte del fabbisogno esistente. Basti pensare che mentre il piano “nuove scuole” interviene su 410mila metri quadri di patrimonio edilizio (le 195 scuole inizialmente stimate nel PNRR), quello di messa in sicurezza riguarda la ristrutturazione di 2,4 milioni di metri quadri.1/10 dei finanziamenti PNRR per le nuove scuole si concentra nelle province di Caserta e Salerno. La Campania, con 213 milioni di euro di finanziamento (quasi il 18% del totale) è la prima regione per importi finanziati dalla misura. I progetti previsti porteranno alla costruzione di 35 nuovi istituti scolastici. Segue l’Emilia Romagna, con 146 milioni di euro finanziati per 23 nuove scuole.

Scendendo a livello locale, i maggiori fondi convergeranno verso le scuole di due territori campani. Il casertano, dove i finanziamenti ammontano complessivamente a 82 milioni di euro per 11 interventi, e il salernitano (47,66 milioni di euro per 11 interventi). Seguono le aree metropolitane di Milano (44,8 milioni, 4 interventi), Roma (41,18 milioni, 9 interventi), Bari (40,15 per 6 progetti) e Napoli (37,77 milioni per 6 interventi).I 29,65 milioni di destinazione delle risorse verso i territori campani, e in particolare nel casertano, non deve stupire.

Caserta è – insieme a Napoli – la provincia italiana con la quota più elevata di residenti in età scolastica. Il 14,1% della popolazione ha tra 6 e 18 anni, contro una media nazionale attorno al 12%. Tra gli enti locali che riceveranno i finanziamenti, seguono la città metropolitana di Milano (24 milioni di euro), la provincia di Fermo (21,7), quella di Avellino 19,6). Da notare come anche in questo caso emerga una ricorrenza rispetto al territorio casertano. Sono 3 gli enti locali più finanziati appartenenti a quest’area, ognuno dei quali ha ricevuto dei fondi per le scuole di competenza.

Lo sciopero è stato contro la riforma del reclutamento e della formazione iniziale inserita nel decreto-legge 36, in fase di conversione in parlamento. Col decreto il governo ha rivoluzionato  finalmente le regole per diventare insegnanti di medie e superiori. E ha modificato i criteri, introducendo incentivi per la formazione in servizio. Quello messo a punto dal governo è un sistema integrato di formazione iniziale, abilitazione dei futuri professori, accesso al ruolo e aggiornamento in servizio che modifica profondamente le regole esistenti.

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