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Che cosa non vi hanno detto la corsa al vertice Cgil fra Landini e Colla

Tutte le novità e le stranezze della contesa per il dopo Camusso in Cgil con i candidati Landini e Colla. L'approfondimento di Giuliano Cazzola

 

‘’Certi amori non finiscono/ Fanno dei giri immensi / E poi ritornano’’. Così canta Antonello Venditti. Ed è vero. La Cgil è stato uno dei più grandi amori della mia vita. Certamente il periodo più importante della mia formazione politica, culturale ed umana. Poi anche in questa storia c’è stata una rottura, con strascichi spiacevoli e ferite che non si sono mai richiuse. Ma, almeno per me, quella parte della mia vita sta dietro una porta chiusa, ma è tuttora intatta e ben conservata. Anche se io non sono più quello di cinquant’anni fa e la Cgil è senza dubbio un’organizzazione molto diversa da quella in cui ho militato. In fondo, sono le vicende esterne che incidono sul modo di essere delle persone come dei grandi soggetti collettivi.

Tutto ciò premesso osservo con un certo stupore l’andamento del XVIII Congresso della Cgil che si svolgerà a Bari tra pochi giorni (fu proprio in quella stessa città in cui si svolse, all’inizio degli anni ’70, il Congresso in cui fui eletto nel Consiglio generale). Sappiamo che ci sono due candidati: Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Il primo è, in un certo senso, il candidato ufficiale, proposto da Susanna Camusso con l’appoggio della maggioranza della segreteria. La sua candidatura è stata resa ufficiale in una riunione del Comitato direttivo, conclusosi unitariamente perché la mozione finale riconosceva il diritto di presentare altre candidature. Vincenzo Colla, ormai alla fine dei congressi preliminari di categoria ed orizzontali, ha deciso di scendere in campo esponendo, in alcune interviste il suo ‘’manifesto’’. Si è determinata così una situazione inedita e singolare: all’interno di un unico documento congressuale ci sono due candidati la cui diversità è data per scontata sulla base della storia e della collocazione dei protagonisti nel dibattito dell’organizzazione, ma che non risulta dalla presentazione di tesi contrapposte, che messe in votazione nei congressi, consentono di definire, con trasparenza, la composizione degli organi dirigenti e di eleggere i delegati alle istanze superiori. Nel dibattito della Cgil questo non è avvenuto.

Eppure, vi sono dei sondaggi che riferiscono ed aggiornano i rapporti di forza tra i due contendenti. Il fatto che Colla si sia candidato all’ultimo momento è certamente dovuto ad una verifica sul campo della contendibilità della carica. Pertanto a Bari vi saranno delegati a sostegno di ciascuno dei candidati. Ma come sono stati selezionati nel corso dei congressi, in occasione della predisposizione delle liste e nell’espressione delle preferenze? Come è stato possibile determinare chi è favorevole a Landini o a Colla se tutti hanno votato gli stessi documenti conclusivi? C’è da pensare, allora, che vi siano cordate che si tengono insieme sulla base di conoscenze personali, di solidarietà di gruppo che, alla fine dei conti, sono note soltanto agli addetti ai lavori. Come viene considerato e classificato, in tale contesto, chi non ha preso posizione? C’è poi un altro aspetto da tenere presente.

L’elezione del segretario generale non spetta direttamente al Congresso, ma all’Assemblea nazionale da esso eletta come ultimo adempimento della attività congressuale. Come sarà compilata la lista da sottoporre ai delegati, in modo che sia rappresentativa del pluralismo effettivo, ma non manifesto? Certo, vi sono dei dirigenti di strutture importanti che saranno inclusi a prescindere dalle loro propensioni. Ma un equilibrio delle presenze in lista andrà trovato comunque. E sarà negoziato dai plenipotenziari dei due leader. Poi si andrà ad eleggere il massimo organo dirigente all’interno del quale maturerà una maggioranza sulla base dei rapporti di forza. Ma quello che nessuno capirà è come questi rapporti si siano prodotti a partire dai congressi di base.

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