skip to Main Content

Credit Crunch

Che cosa combineranno le banche centrali?

Le banche centrali per ora daranno seguito ai discorsi da falco. Ma il rialzo dei rendimenti è limitato, poiché i meccanismi di auto-correzione (rischi per la crescita e la stabilità finanziaria) stanno prendendo piede. L'analisi di Thomas Hempell, Head of Macro & Market Research di Generali Investments

 

Gli asset di rischio globali stanno ancora lottando contro il triplo colpo assestato da guerra in Ucraina, dalla stretta delle banche centrali e dalle chiusure delle attività cinesi. Le azioni USA sino alla metà di maggio hanno registrato la più prolungata serie di lunghi ribassi settimanali dal 2021, prima di rimbalzare grazie alla speranza di stimoli provenienti dalla Cina e ai robusti dati sui consumi USA verso la fine del mese.

Tuttavia, sono in atto cambiamenti significativi sui mercati. Per la maggior parte del 2022, le preoccupazioni per l’inflazione – alimentate dagli alti prezzi delle materie prime, dalle strozzature nell’offerta e dalla carenza di manodopera – hanno spinto i tassi al rialzo e gli asset di rischio al ribasso, invertendo le correlazioni di mercato che dominano dalla metà degli anni ’90.

Eppure, come abbiamo sostenuto in passato, il rialzo dei rendimenti si sta ora scontrando con meccanismi di autocorrezione. Gran parte degli aumenti dei prezzi globali sono dovuti a questioni legate al lato dell’offerta che le banche centrali non possono controllare. La Fed, la BCE e le altre banche centrali devono ancora mostrare i denti per evitare che l’aumento delle aspettative di inflazione si trasformi in una spirale salari-prezzi e in un aumento dei prezzi persistente. Per i policy maker è ora rassicurante che gli swap sull’inflazione si siano appiattiti.

Ciò avviene al prezzo di prospettive di crescita più basse. Mentre la guerra in Ucraina continua a infuriare, i prezzi elevati dell’energia e dei generi alimentari frenano il reddito reale disponibile e la Cina soffoca la crescita in un disperato giro di vite nella politica zero-Covid. Così i timori di un più grave rallentamento sono passati in primo piano. Tuttavia, la recessione non è ancora dietro l’angolo, poiché le famiglie in Europa e negli Stati Uniti godono di mercati del lavoro solidi, i consumatori possono attingere a ingenti risparmi in eccesso e i bilanci delle imprese non sembrano affatto in bilico.

Dall’altra parte, i rivenditori al dettaglio statunitensi sono in difficoltà (Walmart e Target mostrano cumuli di scorte invendute) e le aspettative di vendita delle aziende del settore tecnologico e dei media (tra cui Snap e Netflix) dimostrano che le prospettive per i margini e gli utili aziendali si sono deteriorate. La Banca d’Inghilterra è stata la prima grande banca centrale a indicare nelle sue proiezioni di maggio una vera e propria contrazione dell’attività nel 2023.

Esposizione prudente agli asset di rischio

I mercati hanno già scontato molte cattive notizie con i loro recenti ribassi – sia in termini di rallentamento globale che di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali – e il posizionamento sembra essere oltremodo ribassista, secondo alcuni indicatori tattici. Tuttavia, alla luce dei rischi geopolitici attuali (NATO/Russia, Taiwan), della forte stretta monetaria e del rallentamento della crescita, manteniamo un leggero Underweight nelle azioni e riduciamo la nostra esposizione nel segmento High Yield. Ci attendiamo di investire maggiormente sugli asset di rischio entro la fine dell’estate, se la Fed inizierà a diventare meno aggressiva, come ci aspettiamo.

Per ora, manteniamo la nostra preferenza per il credito ad alto rating, poiché il recente allargamento dello spread rafforza il cuscinetto generato dall’elevato carry. Non si può escludere una recessione tecnica dell’area euro, ma ce ne vorrebbe una grave per giustificare un significativo allargamento degli spread Investment Grade a partire dagli attuali livelli.

Circa le obbligazioni governative, siamo favorevoli a una posizione lievemente corta in termini di duration, poiché le prospettive dei rendimenti sono diventate più equilibrate. L’euro ha recuperato il terreno perduto e potrebbe essere destinato a un forte rimbalzo nel corso dell’anno. Nel breve termine, siamo cauti nel sottopesare velocemente il dollaro americano, poiché le tensioni sull’Ucraina e le sue ripercussioni devono ancora raggiungere l’apice e la previsione dei mercati circa sette rialzi dei tassi da parte della BCE fino alla metà del 2023 appare eccessivamente aggressiva.

Back To Top