Gli investitori di OpenAI sono in pressing sul consiglio di amministrazione per il ritorno di Sam Altman come amministratore delegato. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali gli investitori possono contare sull’aiuto di Microsoft per cercare di spingere il ritorno di Altman. L’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella sarebbe in contatto con il 28enne silurato solo 24 ore fa da OpenAI.
E’ questa l’ultima novità che arriva dal caos che sta caratterizzando la governance di OpenAi, in cui il più grande investitore è proprio Microsoft.
Ecco fatti, nomi e approfondimenti.
LA CACCIATA DI ALTMAN DA OPENAI
La cacciata di Sam Altman, ceo di OpenAI, è stata decisa dal board della società dopo che una revisione approfondita ha portato alla luce omissioni e bugie “nelle sue comunicazioni con il consiglio, ostacolandone la capacita’ di esercitare le responsabilità”. Anche Greg Brockman, co-fondatore di OpenAI ed ex presidente del board, è stato cacciato e in un post su X ha puntato il dito contro quella che ha definito una congiura. Mira Murati, Chief Technology Officer, ricoprirà il ruolo di CEO ad interim ed e’ in corso una ricerca per identificare un successore permanente.
IL RUOLO DI MICROSOFT
Microsoft, il partner che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI per acquistare il 49% della società, e al quale Altman aveva chiesto altri finanziamenti per accelerare la corsa verso l’AGI, è stato informato un minuto prima della pubblicazione in rete del comunicato.
LE TENSIONI LATENTI IN OPENAI
Ma cosa si nasconde dietro una delle decisioni più sorprendenti prese nel mondo tech negli ultimi mesi? La ricerca del profitto di Altman e le sue crescenti ambizioni di costruire un business consumer a livello mondiale avevano suscitato preoccupazioni tra alcuni dipendenti di OpenAI. Il licenziamento di Altman ha sconvolto anche il mondo della politica, dove era diventato una presenza familiare nei dibattiti sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. C’è chi sostiene che dietro il ribaltone ci siano uno scontro latente ai vertici della società, tra l’anima no profit dell’azienda che si rifà dunque alle origini e quella più orientata al business rappresentata appunto da Altman.
Ha scritto Massimo Gaggi, editorialista del Corriere della sera e corrispondente dagli Stati Uniti: “I filantropi (nel board c’erano tre indipendenti garanti degli obiettivi etici, oltre a Brockman, Altman e Surtskever) avevano stabilito che ogni decisione sull’Agi doveva passare da loro e che la collaborazione con Microsoft non poteva riguardare il raggiungimento di questo livello superiore. Dichiarando di vedere all’orizzonte l’Agi e chiedendo a Microsoft i fondi per arrivarci, forse Sam ha consegnato a Sutskever gli argomenti per convincere il board a licenziarlo. Tanto più che girano voci di investimenti di Altman in fondi di venture capital che puntano all’Agi”.
LA LETTURA DEL WASHINGTON POST
La sua ascesa e la sua caduta sono state tra le più veloci nella storia della Silicon Valley, scrive il Washington Post. In meno di un anno era passato dall’essere famoso come fondatore di una start-up fallita a diventare uno dei capitani tech più influenti al mondo.
LA RICOSTRUZIONE DI BLOOMBERG
Secondo Bloomberg, quando il consiglio ha detto che Altman non aveva più la sua fiducia perché non era stato trasparente, intendeva due cose collegate. La prima è che Sam aveva cercato di presentarsi come un “centrista”, nel dibattito infuocato fra chi vuole spingere al massimo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e chi intende limitarla. In realtà, appartiene al primo campo e la differenza non è solo filosofica. Spingeva per sviluppare rapidamente prodotti non sicuri, e ciò andava contro la ragione sociale dell’azienda. La seconda è che voleva accelerare gli aspetti commerciali, cercando fondi per creare un’azienda produttrice di chip con cui fare concorrenza a Nvidia, e un progetto di hardware per l’AI da sviluppare con l’ex capo designer di Apple Jony Ive.
CHE COSA HA SCRITTO ALTMAN
Molti nel mondo della tecnologia gli attribuiscono il merito di aver infuso nuova energia e un senso di possibilità in un settore dominato da giganti della tecnologia come Google e Amazon per più di un decennio. Altman sperava di entrare nella ristretta cerchia di tech-mogul che comprende Elon Musk, Mark Zuckerberg e persino il defunto Steve Jobs. “Ho adorato il tempo trascorso presso OpenAI. Ha trasformato me personalmente e, spero, un po’ anche il mondo”, ha scritto Altman in un post su X, “Soprattutto mi è piaciuto lavorare con persone cosi’ talentuose”.
COME SONO ANDATE LE COSE IN OPENAI
Brockman ha raccontato che Altman ha ricevuto un messaggio dal membro del consiglio e capo scienziato di OpenAI Ilya Sutskever giovedì sera, che lo invitava a un incontro virtuale venerdì. In quell’incontro Altman è stato licenziato. Poi è toccato a Brockman. Chat di gruppo di investitori e lavoratori del settore tecnologico dono diventate incandescenti, mentre tutti esprimevano stupore e ipotizzavano quale potesse essere il motivo per cui il consiglio aveva deciso di rimuovere Altman.
IL RUOLO DI ALTMAN
Sebbene sia stato uno dei fondatori di OpenAI, Altman ha affermato di non possedere alcuna azione della società. Mentre era ceo di OpenAI, ha continuato a investire in decine di start-up: 12 solo nel 2023. Microsoft, che è il più grande investitore di OpenAI, ha affermato che la sua partnership con la società non sarà influenzata dalla partenza di Altman, ma secondo alcune fonti anche il colosso fondato da Bill Gates ha appreso del licenziamento pochi minuti prima della pubblicazione della notizia. Le azioni di Microsoft sono scese dell’1,7%.
COME E’ NATA OPENAI
Lanciata come organizzazione no-profit nel 2015, OpenAI e’ stata creata per tenere l’intelligenza artificiale avanzata fuori dalle mani di società monopolistiche e governi stranieri. Ma da quando ha accettato un importante investimento da parte di Microsoft nel 2019, e’ diventata una struttura di “profitto limitato” che limita il rendimento che i sostenitori possono ottenere dal loro investimento. OpenAI afferma spesso che sta ancora perseguendo il suo obiettivo originale di costruire un’intelligenza artificiale che “vada a beneficio di tutta l’umanità”.
LA CAMPAGNA ACQUISTI
Ma di recente sembra aver cambiato strada e ha cominciato una campagna acquisti serrata, reclutando dirigenti da Meta, Apple e Amazon Web Services. Più o meno nello stesso periodo, Altman ha iniziato un tour intorno al mondo visitando capi di stato e sviluppatori in dozzine di città, tra cui Tel Aviv e Doha.
CHE COSA HA DETTO BROCKMAN
Greg Brockman, presidente e co-fondatore di OpenAI, lascia la società dopo gli ultimi sviluppi con il siluramento dell’amministratore delegato Sam Altman. “Sono super orgoglioso di quello che abbiamo costruito insieme iniziando nel mio appartamento otto anni fa. Abbiamo attraversato insieme momenti difficili e momenti fantastici. Ma considerate le notizie di oggi lascio. Continuo a credere nella missione di creare un’intelligenza artificiale generativa sicura e che porti benefici per l’umanità”, ha detto su X.
I PERCHE’ DEL RIBALTONE
I timori su uno sviluppo in sicurezza dell’intelligenza artificiale sarebbero alla base dell’uscita di Sam Altman da OpenAI. Secondo indiscrezioni riportate dalle agenzie di stampa, all’interno del consiglio di amministrazione c’era infatti una crescente preoccupazione sulla sicurezza dei prodotti di OpenAI e sull’equilibrio fra servizi sicuri e in grado di arrivare rapidamente sul mercato.