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Quota 100

Vi racconto le capriole della Cgil di Landini su green pass e vaccini

Le recenti (e cangianti) posizioni della Cgil su vaccini e green pass analizzate da Giuliano Cazzola

Valla a capire la Cgil. Ci hanno voluto far credere che  l’organizzazione di cui è leader Maurizio Landini avesse delle ambiguità nella lotta al virus malefico al solo scopo d indebolirne l’azione ‘’nella prospettiva delle importanti scadenze dei prossimi mesi’’ mentre la confederazione intendeva rivendicare la propria autonomia  ‘’nell’elaborazione programmatica, nel giudizio e nella iniziativa, quale valore costitutivo che trova fondamento nel carattere unitario e democratico delle regole della propria vita interna’’. Così si esprime con le bandiere spiegate al vento il Comitato Direttivo Nazionale, riunito ieri, per confermare ‘’l’impegno della Cgil per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro sia nel contrasto alla diffusione del virus Sars-CoV-2 sia per la messa in campo di misure concrete finalizzate a contrastare la strage infinita delle morti e degli infortuni sul lavoro’’.

Giustamente la Cgil rivendica (magari attribuendosene tutto il merito insieme alle organizzazioni satelliti, come se il mondo dell’impresa fosse contrario) l’adozione  dei Protocolli di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro che hanno consentito al Paese di superare i mesi più difficili della pandemia, affermando la priorità della salute sul profitto (vade retro!). È vero: solo grazie a questa assunzione di responsabilità e soprattutto ai lavoratori e alle lavoratrici (e un po’ anche alle aziende?) l’Italia ha potuto ripartire. Si sono poi aggiunti, un anno dopo, gli aggiornamenti dei Protocolli con la possibilità di vaccinarsi in azienda senza far venire meno tutte misure di prevenzione, dalla mascherina al distanziamento, all’uso dei tamponi, al tracciamento. Poi in un afflato solidaristico la Cgil ritiene altrettanto fondamentale per contrastare la pandemia che la vaccinazione sia esigibile in ogni paese del mondo, sospendendo temporaneamente i brevetti su vaccini e sui farmaci anti-Covid e per questo sollecitano il governo a farsi  promotore di questa istanza a partire dalle prossime iniziative internazionali.

Il Comitato Direttivo della Cgil, a scanso di equivoci, ritiene che la vaccinazione sia un atto fondamentale di responsabilità sociale e sanitaria e impegna tutte le strutture ad effettuare una campagna nazionale di formazione e informazione anche con assemblee in tutti luoghi di lavoro sul valore della vaccinazione e sulle misure di prevenzione e di sicurezza, che alla luce della diffusione del virus e delle sue varianti non possono essere ridotte o rese meno stringenti. Ed è a questo punto che viene alla luce la verità. La Cgil pretende che si faccia di più. Il Comitato direttivo, infatti, in coerenza con quanto prevede la Costituzione, chiede che il Governo e il Parlamento si assumano la responsabilità politica di prevedere l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini e le cittadine, obbligo previsto allo stato solo per il personale sanitario e si rafforzino le misure di tracciamento, contenimento e di sorveglianza sanitaria. In queste ore però – lamenta il Comitato direttivo – sembra  che continui a prevalere un orientamento che anziché introdurre l’obbligo vaccinale si limiterebbe ad estendere il Green Pass (strumento nato per garantire la mobilità ai cittadini europei) oltre che al mondo della scuola anche ad altri settori del mondo del lavoro. Il Comitato Direttivo considera, pertanto, necessario superare le contraddizioni sinora emerse nel Governo, al fine di determinare un quadro normativo che realizzi l’obiettivo di generalizzare la vaccinazione, evitando di produrre, nei fatti, divisioni nei luoghi di lavoro.

Qui cominciamo a non capire. Se nei luoghi di lavoro l’elemento divisivo sta nel sottoporsi o meno alla vaccinazione, per quale sortilegio questo disparere potrebbe essere superato attraverso un obbligo di legge,  che peraltro si sta rivelando di applicazione problematica anche laddove è già previsto? Ritengono forse i compagni della Cgil che leggendo dell’obbligo sulla Gazzetta Ufficiale i no vax si rassegnerebbero? Ma non sarebbe un obbligo di legge a cui attenersi anche l’estensione del green pass ad altri settori del mondo del lavoro? Tanto più che l’odg del Comitato direttivo afferma che la Cgil non ha obiezioni di principio contro il Green Pass che consideriamo (N.B.) uno strumento importante e condivisibile e che in ogni caso – non è quello che intende fare Draghi ?- deve essere adottato per via normativa. Ciò che la Cgil vuole evitare è che il Green Pass diventi un modo per aggirare o sostituire la scelta netta da compiere dell’obbligo vaccinale in applicazione della nostra Carta Costituzionale.

Verrebbe voglia di chiedere: ma a voi che ve ne frega? Dove sta scritto che è necessario vaccinare tutti, anche coloro che non hanno rapporti sociali tali da comportare l’esigenza di stare insieme con altre persone? E comunque non è ragionevole provare prima col green pass che è una soluzione sicuramente più flessibile e più rispettosa della libertà individuali? Le persone  sono tenute a non creare problemi al prossimo, ma devono potersi cautelare, se vogliono, anche con altri mezzi se non ritengono di farsi iniettare il vaccino. Il green pass non è un obbligo ma un requisito che occorre in molte situazioni della vita quotidiana, ma non in tutte e in caso di necessità si può ricorrere al tampone.

Infine, la Cgil vuole evitare in ogni caso che il Green Pass diventi uno strumento per sanzionare o licenziare lavoratori/trici o limitare il riconoscimento di diritti contrattuali come l’accesso al servizio mensa. Bene. Ma qualora ci fosse l’obbligo di legge come la metteremmo con i ‘’renitenti’’?  Se fosse loro consentito di fare ugualmente ciò che vogliono e sottrarsi al vaccino, perché introdurre un obbligo privo di sanzioni ?  Non è una soluzione equa quella che le parti sociali intendono pretendere dal governo: tampone gratuito ovvero a spese dei contribuenti che magari sono vaccinati. Poi, nell’odg,  arriva l’appello ai buoni sentimenti: è il momento di non lasciare solo nessuno con le proprie paure, di tutelare i più deboli e fragili – è il peana della Cgil – è il momento di unire e non alimentare divisioni nei luoghi di lavoro, coniugando il diritto al lavoro con il diritto alla salute. Se abbiamo capito bene però i due diritti non sarebbero necessariamente in sintonia tra di loro, ma si tratterebbe di riconoscere il diritto al lavoro anche a quanti non sono interessati al diritto alla salute propria e degli altri.

In sostanza si torna ad un ‘’né né’’ dei tempi bui: né con lo Stato né con i ‘’terrapiattisti’’ del no vax.  Infine, il Comitato Direttivo respinge con forza e condanna ‘’le strumentalizzazioni, le mistificazioni, le falsità sulla nostra organizzazione e sul Segretario Generale’’, il ‘’piccolo padre’’ Maurizio Landini, richiamando  ‘’tutta l’organizzazione, a partire dai gruppi dirigenti, a salvaguardare e praticare i principi di lealtà, responsabilità e solidarietà, capaci di garantire così l’unicità dell’organizzazione verso l’esterno, in particolare nei momenti più difficili’’.  Ovvero prima viene il Verbo del capo. Lui è lui e voi non siete un c…o.

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