Relazioni commerciali solide da anni e radicamento sul territorio con stabilimenti e realizzazione di infrastrutture: si può sintetizzare così lo stato dei rapporti tra le aziende italiane e la Turchia, di cui il nostro Paese è il quinto partner per gli scambi di merci.
In questi giorni se ne parla molto, per via dell’offensiva voluta dal premier Recep Tayyp Erdogan contro i curdi, ma anche in passato è accaduto così come è successo che le crisi rischiassero di compromettere i rapporti fra i due Paesi.
Però, ha fatto notare il Sole 24 Ore, i momenti di difficoltà sono stati superati con la “consapevolezza che le due realtà economiche fin dagli anni ’60 hanno un alto livello di complementarietà che le rende quasi indispensabili una per l’altra”.
Ma vediamo più da vicino i numeri di questa relazione e quali sono i big dell’economia italiana che operano con la Turchia, e come.
L’INTERSCAMBIO ITALIA-TURCHIA
Secondo dati forniti dal nostro ministero degli Esteri tramite il sito Infomercatiesteri, l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato livelli record nel 2011 con 21,3 miliardi di dollari e nel 2018 è stato pari a 19,8 miliardi, in lieve calo rispetto al 2017. Di questi, oltre 10 miliardi rappresentano l’export italiano e 9,5 miliardi quello turco. Roma esporta soprattutto macchinari, autoveicoli e materie plastiche, Ankara autoveicoli, ferro e acciaio, macchinari.
FERRERO
Molto attiva in Turchia è la Ferrero che ha pure la versione in turco del suo sito. Ankara è il primo produttore al mondo di nocciole (70% del totale), seguita dall’Italia (10-15%) e il gruppo di Alba acquista lì un terzo di quanto gli occorre. Tanto per dare un ordine di grandezze la Turchia presenta una superficie investita di circa 700 mila ettari, il nostro Paese di 70 mila ettari.
Ferrero ha uffici a Istanbul e una fabbrica a Manisa inaugurata nel 2013; inoltre nel 2014 ha acquistato il 100% del gruppo familiare Oltan, uno dei leader mondiali nella produzione e commercializzazione della nocciola. Quando venne inaugurata la fabbrica di Manisa era presente anche Carlo Calenda, all’epoca viceministro dello Sviluppo economico, che disse: “L’inaugurazione di questo stabilimento è un evento importante e conferma la rilevanza della presenza produttiva italiana in Turchia. L’investimento della Ferrero riassume perfettamente la qualità e l’importanza delle relazioni tra i due Paesi: l’Italia è il quinto partner commerciale della Turchia e sono più di 1.000 le imprese italiane che operano nel Paese”.
UNICREDIT
Azionista di Yapi Kredi Bank è Unicredit che insieme al partner turco Koc Holding ne possiede circa l’82%. Secondo dati risalenti a fine 2015, e forniti dallo stesso istituto italiano, Yapi Kredi Bank ha oltre 1.000 filiali e 18.500 dipendenti ed è la quarta banca privata più grande del Paese con una quota di mercato del 10,2%.
Di recente, riporta Repubblica, sarebbero in corso colloqui con Koc Holding per una riorganizzazione della loro joint venture Koc Financial Services. Unicredit potrebbe uscire dalla jv e assumere il controllo diretto della sua quota del 41%, rendendo in questo modo più agevole un’eventuale dismissione.
SALINI IMPREGILO
Diversi maxi appalti in Turchia sono stati ottenuti negli anni da Salini Impregilo che inoltre cinque anni fa ha avuto una commessa da 260 milioni insieme alla società locale Ntf per realizzare opere civili relative all’impianto idroelettrico “Cetin” sul fiume Botan, nel sud-est della Turchia.
Di recente, invece, il gruppo si è aggiudicato un contratto per la costruzione di una tratta del nuovo “Orient Express”, la linea ferroviaria ad alta velocità di 153 km che attraverserà la parte europea della Turchia, tra Istanbul e la frontiera con la Bulgaria. La linea sarà parte del Trans-European Transport Network (TEN-T), il sistema di trasporto integrato dei paesi dell’Unione Europea, e si inserisce nel più ampio corridoio ferroviario europeo nord-sud/est (Orient/East-Med Corridor), che collega l’Europa centrale con i porti del Mare del Nord, del Mar Baltico, del Mar Nero e del Mediterraneo. L’iniziativa è finanziata dall’Unione Europea attraverso fondi della Banca europea per gli investimenti.
CEMENTIR (GRUPPO CALTAGIRONE)
Cementir è presente in Turchia da quasi venti anni avendo acquistato nel 2001 Cimentas AS e Cimbeton AS, società che operano nel settore del cemento e del calcestruzzo. Con 4 cementerie (Izmir, Kars, Edirne e Elazig) e 16 centrali di calcestruzzo, Cimentas è il primo produttore internazionale nel Paese guidato da Erdogan con una capacità produttiva di 5.4 milioni di tonnellate/anno di cemento. E’ pure quotata alla Borsa di Istanbul. Dal 2001 Cementir ha investito oltre 530 milioni di dollari per aumentare la capacità e l’efficienza e rafforzare e sviluppare in tal modo la sua presenza in Turchia.
I conti del primo semestre 2019 hanno risentito dell’andamento negativo di Ankara e il margine operativo lordo del gruppo in Turchia è risultato negativo per 6 milioni; i ricavi si sono dimezzati a 53,2 milioni per effetto della svalutazione della lira turca e per la situazione economica. Dunque, l’utile netto è sceso a 27,3 milioni dai 77,6 milioni dello stesso periodo del 2018.
ASTALDI
Qualche problema negli ultimi anni si è registrato per Astaldi, che ha realizzato il terzo ponte sul Bosforo – di cui è ancora azionista – ma che non riesce a vendere. Peraltro il gruppo non se la passa affatto bene e potrebbe rientrare nell’operazione del maxi polo delle costruzioni che Salini Impregilo sta mettendo su insieme a Cassa Depositi e Prestiti.
Intanto ad agosto è stata inaugurata l’ultima tratta dell’autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir, progetto da oltre 7 miliardi di dollari di investimento e parte di 426 chilometri di infrastruttura realizzata da Astaldi.
PIRELLI
Risale al 2010 l’inaugurazione della “Fabbrica dei Campioni”, uno stabilimento a Izmuit dove Pirelli produce pneumatici per i team di Formula uno. In realtà però il gruppo è in Turchia dal 1960 e ha iniziato proprio con una fabbrica nello stesso polo industriale. Per il cinquantesimo anniversario della presenza di Pirelli nel Paese è stata pure allestita una mostra fotografica al Cıragan Palace di Istanbul.
RECORDATI
E’ entrato in Turchia nel 2011, attraverso l’acquisizione di Frik Ilac per 130 milioni di dollari, il gruppo farmaceutico Recordati che ha pure un sito in turco. In seguito ha messo le mani sul 100% del capitale della Dr. F. Frik İlaç A.S., azienda farmaceutica con sede a Istanbul, e durante il 2015 ha creato un nuovo impianto di produzione a Cerkerzkoy. Nel 2017 la Turchia rappresentava circa il 7% delle vendite del gruppo.