Lo spread e le tensioni Italia-Ue non preoccupano Crédit Agricole.
CHE COSA DICE CREDIT AGRICOLE SU ITALIA, CARIGE E CREVAL (CREDITO VALTELLINESE)
Incontrando la stampa italiana nel quartiere generale di Parigi alla presenza del responsabile di Crédit Agricole Italia Giampiero Maioli, Philippe Brassac, ceo della banca francese, ostenta fiducia. «Ci sono elementi di preoccupazione, ma crediamo nell’Italia e nel suo dinamismo economico. Il Paese rientra pienamente nell’Eurozona e per noi l’importante è che continui a restarci; il resto sono preoccupazioni a breve termine».
LO SPREAD VISTO DA CREDIT AGRICOLE
Le fluttuazioni dello spread hanno un impatto limitato sul gruppo, che detiene Btp per 15 miliardi: «Non abbiamo contabilizzato i bond sovrani italiani a valore di mercato, generalmente li portiamo a scadenza», sottolinea Brassac. «Ogni 100 punti di spread in più abbiamo un impatto di soli 3 punti base sul Cet 1».
COSA FA CREDIT AGRICOLE IN ITALIA
Per Crédit Agricole l’Italia rappresenta già il secondo mercato dopo la Francia (2,6 miliardi di ricavi nei 9 mesi, 585 milioni di utile), ma il gruppo punta a crescere ancora. Però eventuali acquisizioni, precisa il banchiere, «non devono essere fatte per colmare debolezze ma per consolidare la presenza locale».
COME SI MUOVERA’ CREDIT AGRICOLE SU CARIGE
Fra i possibili obiettivi non c’è Carige. Maioli esclude l’interesse per l’istituto ligure, manifestando però la disponibilità del gruppo ad aderire all’intervento dello Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (cui il gruppo partecipa in ragione del 3-4%). Paiono così fugate le perplessità sull’intervento in precedenza manifestate dal colosso francese. «Abbiamo chiesto», precisa Maioli, «chiarimenti al Fitd e stiamo attendendo delucidazioni sulla governance e sull’ipotesi di conversione del subordinato, ma siamo orientati ad aderire».
DOSSIER CREVAL (CREDITO VALTELLINESE) PER I FRANCESI
Escluse anche ambizioni egemoniche sul Credito Valtellinese, in cui la banca francese detiene un 5%: «La partnership con Creval è di tipo assicurativo e la partecipazione di minoranza è volta a consolidarla: potremmo salire fino a poco meno del 10% ma non a un ruolo di controllo», afferma Brassac.
CAPITOLO AGOS
Quanto ad Agos (61% Agricole, 39% Bpm ), il ceo conferma che sono in corso trattative serrate con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna e che nessun esito è da escludere: ipo, vendita totale ad Agricole, rinnovo dell’accordo con modalità diverse. A breve infine dovrebbe completarsi l’incorporazione di Carispezia in Cariparma, deliberata in settimana; a febbraio quindi l’assemblea straordinaria dovrebbe risolversi per il completo rebranding del gruppo riunito sotto l’insegna di Crédit Agricole Italia.
COME PROCEDE IL PIANO INDUSTRIALE
Nel frattempo, i top manager del gruppo sono al lavoro sull’elaborazione del piano industriale 2019-2022, atteso fra fine febbraio e inizio marzo 2019. Nelle grandi linee il piano dovrebbe confermare la natura «glocal» del gruppo francese («puoi diventare un colosso mondiale, solo se mantieni quote di mercato rilevante nel Paese d’origine», osserva Maioli) e dovrebbe prevedere corposi investimenti sulla trasformazione digitale.
(estratto di un articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza; qui l’articolo integrale)