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Bonus Edilizi

Nuovo decreto sui bonus edilizi, tutte le novità

Tutte le novità su Superbonus, Sismabonus e non solo dopo il decreto sui bonus edilizi approvato dal Consiglio dei ministri. Il punto dell'Agi.

Con il decreto sui bonus edilizi approvato ieri, il consiglio dei ministri è intervenuto sul superbonus, sul sismabonus e sugli incentivi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Ecco le novità.

COSA PREVEDE IL DECRETO SUI BONUS EDILIZI

Sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare si è confermato il bonus al 70%. Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre.

COSA CAMBIA PER CHI HA USUFRUITO DEL SUPERBONUS

In buona sostanza, chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza.

L’APPROFONDIMENTO DEL CORRIERE DELLA SERA

“Per i redditi bassi con Isee fino a 15 mila euro, il decreto prevede una sorta di proroga dell’agevolazione al 110%: si tratta dell’istituzione di un Fondo povertà che coprirà le spese effettuate dal primo gennaio al 31 ottobre 2024 e non coperte più dall’agevolazione al 110% ma solo al 70%. «In questo modo — spiega Palazzo Chigi — le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza». Ma lo stato di avanzamento lavori non dovrà essere inferiore al 60%. Sarà il Mef a definire l’entità del Fondo che sarà finanziato recuperando risorse da altri fondi esistenti: al momento può contare su poco più di 16 milioni di euro. Per tutti gli altri, l’agevolazione scende al 70%, come previsto, dal primo gennaio e diventa un credito d’imposta. Ma per le famiglie e le imprese ci sarà una «sanatoria»: chi non ha terminato i lavori entro il 31 dicembre e ha un credito fiscale con lo Stato non dovrà restituirlo. Ma i lavori andranno poi terminati e dovranno essere rispettate determinate condizioni, come il miglioramento di due classi energetiche. In mancanza di quest’ultimo requisito, il credito d’imposta scende al 50%”

STRETTA SUL SISMABONUS…

Si esclude la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.

… E SUL BONUS ANTI-BARRIERE ARCHITETTONICHE

Si limitano gli interventi sottoposti all’agevolazione chiarendo a quali si fa riferimento. È necessaria un’apposita asseverazione per il rispetto dei requisiti, a garanzia che i lavori vengano effettivamente realizzati per abbattere le barriere architettoniche. Dal primo gennaio 2024 la cessione del credito è consentita per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Il limite del reddito non si applica alle persone con disabilità mantenendone quindi la totale tutela.

IL COMMENTO DEI COSTRUTTORI

“A caldo il giudizio è positivo. Non abbiamo ancora visto il provvedimento nella sua interezza, ma da quello che abbiamo capito lo sforzo fatto per agevolare le fasce più deboli è encomiabile”. Lo spiega Federica Brancaccio presidente di Ance, commentando il provvedimento sul Superbonus in due interviste, a La Stampa e a QN. “La soglia di reddito familiare è molto bassa. L’unico timore è che non sia facile all’interno di un condominio, deliberare che qualcuno dovrà pagare e qualcuno no – spiega a La Stampa -. Un altro timore è che non si risolva il problema dei cantieri che sono in fase di ultimazione. Il rischio è che almeno alcuni rimangano aperti ma non finiti”. A QN la presidente di Ance precisa infine che “questa sorta di scudo, non si capisce se generalizzato o solo per i redditi bassi, rischia di lasciare i lavori a metà e lasciare i condomini senza una fine dei lavori – conclude -. Noi auspicavamo una proroga di tre mesi per chi era in completamento, senza aiutare chi ha iniziato due mesi fa. Era una strada più semplice. Questa invece rischia di mancare l’obiettivo”

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ESTRATTO DI UN APPROFONDIMENTO DEL QUOTIDIANO REPUBBLICA:

In ballo ci sono 13 miliardi di lavori non ultimati. Solo una piccolissima parte di questi potrà ancora avvalersi del 110% e solo per specifiche famiglie: quelle con “reddito di riferimento” fino a 15 mila euro al quale applicare il quoziente famigliare introdotto per le villette. Sempre che al 31 dicembre siano arrivate almeno al 60% dei lavori. Significa 15 mila euro di reddito per un single. E al massimo 36 mila euro per due genitori con un figlio a carico. Ma il “fondo povertà” già esistente – introdotto nel passaggio tra il 110 e il 90% avvenuto quest’anno – non viene rifinanziato per sostenere queste “fasce meno abbienti”, come le definisce Palazzo Chigi. Lì ci sono appena 16 milioni dei 20 stanziati. Ecco che solo lo 0,3% – 50 milioni di lavori su 13 miliardi – conserverà il 110%. Gli altri scenderanno al 70% di copertura. Oppure bloccheranno i ponteggi e andranno allo scontro a colpi di ricorsi.

Viene poi introdotta una sanatoria sui lavori parziali svolti quest’anno. In tutti i casi manterranno il 110%, anche se gli interventi non sono ultimati. E soprattutto senza aver raggiunto le due classi di efficientamento energetico, il vero scopo del Superbonus. In questo modo non si distingue tra soggetti in buona fede e furbetti, come l’Ance – l’Associazione dei costruttori – chiedeva di fare. Nessuno dovrà ridare soldi indietro né rischierà ipoteche. Sia chi è in ritardo per cause di forza maggiore: problemi con la cessione del credito e ritardi nella consegna dei materiali. Sia chi ha iniziato lo scorso settembre. Per questo Ance chiedeva un intervento selettivo per aiutare solo quei 30 mila condomini e quelle 300 mila famiglie vicine alla fine dei lavori e incolpevoli per i ritardi. Non è stato così. Il governo ha preferito per il 2023 una sanatoria tombale: tutti gli spezzoni di lavori fatti, anche se non efficienti energeticamente, saranno ripagati dallo Stato col 110%. La parte finale dei lavori slitterà invece al 2024, a meno di lasciare i cantieri a metà. E l’anno prossimo lo sconto scende al 70%. Su chi pagherà la differenza del 40% si apriranno faide condominiali dagli esiti non scontati. I contenziosi saranno la strada più gettonata, proprio grazie alla sanatoria introdotta dal governo sul 2023. Se nessuno rischia di dover restituire i soldi o peggio di vedersi ipotecare l’immobile, allora proverà a giocarsi il tutto per tutto. Difficile scongiurare una paralisi dei lavori in corso.

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