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Perché Boccia (Confindustria) occhieggia alla Lega di Salvini

Le “Mille battute” di Giuseppe Sabella direttore di Think-in, esperto di Industria 4.0 e blogger di Start Magazine, sulle dichiarazioni del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia

Da tempo andiamo dicendo che, dopo il 4 marzo, siamo dentro una fase di riconfigurazione del potere sindacale. Naturalmente ciò non può non riguardare anche l’associazionismo d’impresa. E, dopo un periodo di sostanziale atteggiamento guardingo – e anche critico – sabato da Vicenza il presidente degli Industriali, Vincenzo Boccia, rompe gli indugi: “Confindustria crede nella Lega”.

LE ACCUSE DI CALENDA E LA REPLICA DI BOCCIA

Boccia sapeva che le sue dichiarazioni non sarebbero passate inosservate, non è detto tuttavia che si aspettasse l’attacco frontale di Calenda (“Vergognoso, mai un presidente di Confindustria aveva fatto un endorsement così a un partito politico”) al quale ha prontamente replicato (“Come fa a dare consigli agli imprenditori un politico che non riesce nemmeno a organizzare una cena?”). Ora, è chiaro che Calenda non è un incompetente, ma è altrettanto vero che Boccia non è impazzito.

PERCHÉ L’USCITA DI BOCCIA

Al di là del fatto che qualche simpatia per il movimento guidato da Matteo Salvini la Confindustria ce l’ha, le parole di Boccia – che non a caso giungono nel momento in cui il governo italiano si appresta a sfidare l’Ue – non possono essere a titolo personale. Evidentemente gli Industriali auspicano che la Lega, ben più vicina del M5S al sistema delle imprese, possa in questa fase delicata portare equilibrio a una manovra che in questo momento appare molto sbilanciata verso misure di assistenzialismo sociale. Le stesse dichiarazioni che Boccia ha rilasciato ieri sera ad Askanews del gruppo Abete confermano questa lettura.

L’ATTEGGIAMENTO DI SALVINI

Non è un caso che l’atteggiamento tenuto da Salvini sia stato molto più cauto di quello di Di Maio dopo il varo del def. Lo stesso Claudio Borghi (economista di riferimento della Lega e presidente della commissione Bilancio della Camera), parlando del reddito di cittadinanza ha ricordato come non sia una misura propagandata dalla Lega e che sia ancora tutta da declinare; così come del resto è da implementare l’intera manovra. Per il momento ciò che è stato scritto è soltanto un documento da portare a Bruxelles per agitare le acque: questa è la volontà e la priorità di Salvini. Cosa fare poi, è un problema secondario.

LA TENSIONE CON LA UE

Posto che con Bruxelles è già iniziato il contenzioso – il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha espresso il suo disappunto sul Def varato dal governo – con la Commissione Europea sarà trovato un accordo che permetterà all’Italia di avere una flessibilità importante da investire. E, se non potranno fare tutto ciò che hanno promesso, Salvini e Di Maio potranno sempre dire che non è colpa loro. È chiaro che a loro ciò che innanzitutto interessa vincere è la battaglia con la Ue.

SERVONO RISORSE PER LA CRESCITA

Il problema di fondo non è il deficit in sé ma come viene spesa la liquidità che lo sforamento genera. Ecco perché il presidente degli Industriali in questo momento ha scelto di tenere questa posizione, per orientare qualche scelta del governo sulla crescita al di là della spesa corrente. Altrimenti moriremo di assistenzialismo. Boccia lo sa. Ma lo sa anche la Lega.

Twitter: @sabella_thinkin

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