La Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare i tassi di riferimento di 25bp, portando quindi il Deposit rate al 3.75%, il Marginal Lending Facility rate al 4.50% e il Main Refinancing Operation rate al 4.25%. Dopo aver alzato i tassi di riferimento 450bp dal 2022 e averli tenuti fermi da settembre dello scorso anno, al meeting di giugno la Bce ha annunciato il primo taglio. Con l’inflazione che è scesa al 2.6% a maggio 2024 dal picco del 10.6% di ottobre 2022, in termini reali i tassi di riferimento rimangono dunque positivi e in territorio restrittivo. La Bce conferma anche che inizieranno a lasciar scadere e non reinvestire anche parte del portafoglio titoli PEPP per la seconda parte del 2024 per un ammontare di 7.5 miliardi/mese di euro in media, come già annunciato in precedenza.
La decisione era attesa dal mercato, in quanto ampliamente preannunciata dalla maggior parte dei membri del Governing Council. Detto questo, dopo il primo taglio di oggi, rimane dubbio quale sarà il percorso. La Bce rimane strettamente dipendente dai dati nella determinazione delle prossime decisioni di politica monetaria e non esprime alcun impegno preventivo. Le prossime decisioni rimangono dipendenti dall’outlook di inflazione, dalle dinamiche della componente meno volatile di inflazione (inflazione core) e dal meccanismo di trasmissione di politica monetaria.
COSA DICONO LE PROIEZIONI DELLA BCE
Le proiezioni macroeconomiche dello staff della Bce mostrano una crescita del Pil maggiore nel 2024 rispetto alle stime presentate a marzo, rispecchiando gli ultimi dati di crescita economica. Allo stesso tempo, le proiezioni di inflazione sono state riviste al rialzo sia per quest’anno sia per il prossimo. Queste stime potrebbero portare la Bce a essere maggiormente cauta, limitando lo spazio per ulteriori tagli, in quanto secondo le stime l’inflazione è prevista rimanere in media superiore rispetto al target del 2% fino al 2026.
COME VA L’INFLAZIONE
Le attività economiche dopo diversi trimestri di stagnazione, hanno ripreso nel primo trimestre del 2024, aiutate dalla domanda estera, ma anche dalla ripresa del potere di acquisto dei consumatori domestici. Il mercato del lavoro, infatti, rimane estremamente forte in Eurozona, garantendo una crescita salariale abbastanza sostenuta che pesa in particolare sulla componente dell’inflazione legata ai servizi. È, tuttavia, da considerare che in Eurozona il processo di aggiustamento salariale tende ad essere backward looking, e rappresenta una compensazione della perdita del potere di acquisto degli ultimi anni. Lagarde sottolinea inoltre che indicatori prospettici di crescita salariale puntano a un rallentamento delle pressioni nei prossimi mesi. Guardando agli ultimi dati sull’economia dell’eurozona, tuttavia, è evidente che il valore dell’inflazione si stia stabilizzando, ma a un livello superiore rispetto al target della Bce del 2%. Lagarde dice inoltre che l’inflazione dovrebbe rimanere costante intorno al livello attuale per tutto l’anno e decrescere verso il target solo dalla seconda metà del 2025.
PER IL FUTURO
Date tali considerazioni, è lecito attendersi che il ciclo dei tagli da parte della Bce non sarà particolarmente aggressivo e potrebbe non essere continuo, ma intervallato da alcuni meeting di pausa.