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Bce

Ecco le prossime mossette della Bce

Una Bce più colomba punta all’inflazione al target del 2%. L'analisi di Martina Daga, Macro Economist di AcomeA SGR.

All’ultimo meeting di politica monetaria, la Bce ha deciso di non alzare i tassi di riferimento, dopo 450 bp complessivi di rialzi dall’inizio del ciclo di inasprimento di politica monetaria a luglio del 2022, tenendo quindi il deposit rate al 4%, il refinancing rate al 4.50% ed il marginal lending facility rate al 4.75%.

Il board riconosce che i tassi di riferimento hanno ormai raggiunto un livello che, se mantenuto sufficientemente a lungo, contribuirà a riportare l’inflazione al target del 2%, quindi senza la necessità di ulteriori rialzi. Tuttavia, il board della Bce non ha ancora iniziato a discutere dell’inizio del ciclo dei tagli e rimane legato a un approccio meeting by meeting e strettamente dipendente dai dati sia per determinare il livello dei tassi di riferimento sia la durata appropriati per riportare l’inflazione al target. Il tono della Bce rimane ancora cauto, ma credo sia rilevante il fatto che, sia nel comunicato stampa sia durante la conferenza stampa, abbia riconosciuto importanti progressi in termini di rallentamento dell’inflazione e stabilizzazione del mercato del lavoro.

COME VA L’ECONOMIA NELL’AREA EURO

La decisione è stata presa in un contesto di debole crescita economica in Area Euro, che probabilmente registrerà una stagnazione nell’ultimo trimestre del 2023. Anche se, guardando alcuni soft data, tipicamente previsionali, questi puntano nella direzione di una ripresa economica. La ripresa del potere d’acquisto dei consumatori, grazie alla crescita dei salari nominali accompagnata dalla riduzione del livello di inflazione, è vista come la principale fonte di ripresa economica nei prossimi trimestri. Il mercato del lavoro rimane forte, con il tasso di disoccupazione ai minimi e pressioni salariali al rialzo che, accompagnate da bassa produttività, spingono il costo unitario del lavoro al rialzo. Tuttavia, guardando ad alcuni dati più recenti è evidente che la domanda di lavoratori inizi a mostrare segni di riequilibrio e le pressioni salariali tendano a una stabilizzazione.

L’INFLAZIONE IN CALO

Guardando alla crescita dei prezzi al consumo, i più recenti dati di inflazione hanno confermato il trend di decrescita, l’effetto dei precedenti rialzi dei tassi di riferimento sta contribuendo all’inasprimento delle condizioni finanziarie e al contenimento della domanda. In questo contesto, le tensioni geopolitiche rappresentano il principale fattore di incertezza a livello globale, con effetti sulla fiducia dei consumatori e alterazione delle dinamiche di commercio internazionale.

UNA BCE PIÙ COLOMBA

Nonostante non ci siano stati cambiamenti significativi nella comunicazione della Bce, l’analisi degli sviluppi economici e i positivi progressi sia dal punto di inflazione sia dal punto di vista del mercato del lavoro, mostrano una Bce più “colomba”. Infatti, l’analisi sui dati di inflazione e sul trend del mercato del lavoro riportata durante la conferenza stampa indica un contesto in cui le pressioni al rialzo sulla crescita dei prezzi al consumo sono ora meno forti. Il mercato del lavoro, in particolare, recentemente era stato la principale fonte di preoccupazione per la Bce, e il fatto che si riconoscano segnali di rallentamento, riduce i rischi sull’outlook di inflazione.

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