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Conti Correnti

Il favoloso regaluccio di un sindacato alle banche

Ecco quali sarebbero gli effetti diretti e indiretti di una singolare proposta sindacale. Il corsivo di Gianluca Zappa

 

Ci sono sindacati che operano sempre nell’interesse dei lavoratori e altri, invece, che, talora, sembrano andare nella direzione opposta. Dubbi che sorgono quando si passano ai raggi X alcune, singolari proposte sindacali. Proposte che apparentemente sembrano assecondare le prerogative del lavoratore, ma poi, se analizzate a fondo, appaiono piene di insidie e contraddizioni.

Qualche perplessità, da questo punto di vista, emerge di fronte all’iniziativa della Uilca, o meglio del suo segretario generale Fulvio Furlan, uno dei sindacati minoritari all’interno del settore bancario italiano. Furlan (dipendente di Intesa Sanpaolo), ieri pomeriggio, come riportato dalle agenzie di stampa, nel corso di una riunione a Roma con i leader degli altri sindacati del credito, ha suggerito di chiedere alle banche l’erogazione di un contributo economico una tantum.

L’assegno straordinario, provando a ricostruire l’idea di Furlan, dovrebbe essere pagato ai 300.000 dipendenti delle banche, in vista del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, che scade alla fine di quest’anno. L’entità dell’assegno non è stata definita da Furlan, ma si tratta certamente di poche decine di euro.

Nel caso in cui dovesse passare questa proposta, le banche italiane sicuramente stapperebbero in anticipo una bottiglia di champagne perché troverebbero l’alibi e anche la giustificazione per rimandare, sine die, a lunghissima scadenza, quel rinnovo del contratto nazionale che gli altri sindacati del settore, seriamente, stanno preparando.

Chiedere l’erogazione di un bonus, mentre il contratto collettivo è in scadenza e il negoziato per il rinnovo non è ancora cominciato, vuol dire fare un doppio, triplo regalo alle banche: da un lato, si consegna ai rappresentati dei big del credito la possibilità di offrire pochi euro, un piatto di lenticchie, ai loro dipendenti, che si troverebbero in una posizione negoziale di estrema debolezza; dall’altro, si svuoterebbe il contratto collettivo di un asset strategico cioè la parte economica, tanto cara ai 300.000 addetti del settore.

Insomma, le banche non vedevano l’ora di poter risolvere la questione degli aumenti contrattuali a colpi di una tantum e non vedono l’ora, allo stesso tempo, di poter congelare, di fatto, il contratto collettivo di lavoro. Così, magari, i rappresentanti delle relazioni sindacali di qualche gruppo bancario, con questa lungimirante (si fa per dire) proposta, forse, si illude di poter gestire il rinnovo a basso prezzo. Benedicendo le uscite a vuoto di qualche superficiale sindacalista, le banche ringraziano, i 300.000 addetti del settore un po’ meno.

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