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Fed

Altre banche regionali americane avranno problemi di liquidità?

Le tensioni nelle banche regionali accendono i riflettori sulla gestione della liquidità. L'analisi di Jerome Schneider, Portfolio Manager di PIMCO.

 

Le difficoltà che hanno coinvolto alcune banche regionali hanno messo a dura prova i mercati finanziari, in quanto investitori e depositanti sono stati costretti a riflettere sull’effettiva sicurezza dei conti bancari.

Come nelle crisi passate, i policymaker statunitensi stanno intervenendo per fornire soluzioni alle banche che si trovano improvvisamente ad affrontare un’ondata inaspettata di prelievi. La situazione potrebbe complicare la lotta della Federal Reserve all’inflazione. I funzionari devono ora bilanciare qualsiasi iniziativa legata ad un ulteriore inasprimento delle politiche con gli sforzi per minimizzare la volatilità del mercato e preservare la fiducia degli investitori. La Fed cercherà di fornire liquidità, sia in termini di conti individuali che di condizioni finanziarie.

I rapidi sviluppi hanno portato a un cambiamento nel sentiment degli investitori. In precedenza, i segnali di un’inflazione persistente avevano indotto i mercati a rivedere al rialzo le aspettative sul tasso di riferimento terminale della Fed. Con l’emergere dei rischi legati alle banche regionali, i mercati hanno ricalibrato le aspettative sui tassi di interesse in un contesto che premia asset più sicuri. Nel breve termine i mercati si sono rapidamente rivalutati, con il rendimento del Treasury americano a due anni che è sceso da oltre il 5% due settimane fa a meno del 4% dell’inizio della scorsa settimana, prima di ritracciare parzialmente.

La buona notizia è che i mercati sembrano funzionare regolarmente nonostante la volatilità. Tuttavia, questo episodio potrebbe limitare il processo di creazione di credito per le banche in un momento in cui la crescita del credito stava già rallentando. A nostro avviso, ciò potrebbe accelerare i tempi di una potenziale recessione negli Stati Uniti.

Gli eventi recenti hanno posto nuovamente l’accento su una componente chiave dell’ecosistema finanziario: l’importanza che le aziende, i privati e gli investitori dovrebbero attribuire alla comprensione e ponderazione dei rischi associati alla gestione della liquidità. Come nel caso della crisi finanziaria globale (GFC) del 2008, gli eventi recenti ci ricordano ancora una volta questi rischi.

A seguito della crisi finanziaria globale, il sistema finanziario globale è indubbiamente diventato più resiliente, grazie a nuovi strumenti introdotti dalle bancarie centrali e normative come i requisiti patrimoniali obbligatori. Pertanto, in condizioni normali, una banca può gestire un programma di scadenze di attività/passività non corrispondenti e prestare i propri depositi con un’ottica di profitto. È quando i clienti richiedono in massa la restituzione dei propri depositi che sorgono i problemi. Questo è il rischio intrinseco del nostro sistema bancario a “riserva frazionaria”, in cui le banche devono detenere solo una parte dei propri depositi per creare prestiti superiori all’entità di tali depositi.

Per i privati e i dirigenti d’azienda incaricati di gestire la liquidità e di navigare nelle recenti alterazioni del mercato, vi sono alcuni punti da considerare.

I rendimenti degli investimenti monetari rimarranno molto divergenti. Sebbene i tassi di riferimento negli Stati Uniti siano aumentati di oltre 400 punti base nell’ultimo anno, non tutti i rendimenti monetari sono cresciuti di pari passo con le mosse della banca centrale. In particolare, i tassi sui depositi sono rimasti ben al di sotto dei rendimenti offerti dai pronti contro termine, dai T-bill e dalle strategie a breve termine. In genere, gli investitori devono assumersi un rischio maggiore per ottenere rendimenti più elevati; tuttavia, le attuali condizioni di mercato – in particolare la forma della curva dei rendimenti del Treasury – possono offrire opportunità per aumentare i rendimenti con rischi inferiori.

I commercial paper e i certificati di deposito non sono del tutto privi di rischio. La Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) assicura i depositi fino a 250.000 dollari, una garanzia che è stata ulteriormente integrata dall’annuncio fatto dalla Federal Reserve del Bank Term Funding Program. Tuttavia, gli investitori che depositano contanti al di sopra delle soglie prescritte possono di fatto valutare il merito di credito dell’istituto finanziario sottostante.

Il rischio di controparte rimane un punto focale. Come evidenziato dai più recenti fallimenti bancari, molte società non finanziarie sembrano essere state colte alla sprovvista dal rischio che la loro banca potrebbe correre nel caso in cui la liquidità operativa (cioè il denaro utilizzato per pagare i dipendenti o i fornitori) venga congelata o persa in caso di insolvenza di una banca.

I rischi permangono nei fondi del mercato monetario primario. Nonostante l’urgenza normativa di garantire che i fallimenti dei fondi monetari nel 2008 e i quasi fallimenti del 2020 non si ripetano, i fondi monetari rimangono una componente significativa del panorama della gestione della liquidità. Visti i risultati passati di questi fondi orientati al credito, gli investitori potrebbero voler prendere in considerazione alternative che inglobino il rischio di credito assunto, in termini di liquidità e prezzo, o spostare il loro focus sulle strategie dei fondi governativi di qualità superiore.

I recenti titoli sui giornali sono stati fonte di preoccupazione sia per gli investitori individuali che per quelli istituzionali. Sebbene lo stress immediato derivante da quest’ultima vicenda che ha coinvolto il comparto bancario possa essere stato alleviato dalla risposta rapida della FDIC e delle autorità di regolamentazione, i soggetti che investono in liquidità potrebbero voler cogliere l’opportunità di rivedere i loro protocolli attuali per individuare potenziali aree di debolezza.

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