Nel mio ultimo intervento a Radio Anch’io mi avrete sentito rivendicare di essermi accorto dei problemi delle banche un po’ prima di quelli che ora si stracciano le vesti (le “prefiche dello spread”, come le chiama @lemasabachtani su Twitter).
Vale per il bail-in (che denunciavo ai miei lettori poco prima della sua approvazione) e vale per un problema preesistente, le sofferenze bancarie (che vedete anche chiamare NPL: non-performing loans), la cui crescita a causa dell’austerità, oggi riconosciuta dall’Abi e dagli altri sacerdoti postumi del mainstream, veniva da me prevista nel primo dei tanti QED del blog.
Apprezzate l’onestà del web, che consente a chi ha visto prima (previsto) di dimostrarlo, mettendo chi aveva l’obbligo di essere previdente e vigilante di fronte alla vergogna della propria inadempienza: se ci arrivava un “professorino di provincia” come me, perché non ci arrivavano istituzioni con centri studi e analisti prestigiosi?
Un pezzo della risposta, forse, è nel fatto che i due temi (l’esproprio dei risparmiatori e il deterioramento dei prestiti) non sono slegati. In particolare, l’esproprio dei risparmiatori ha causato una ondata di panico bancario che ha costretto le banche a “smaltire le sofferenze” a prezzi di saldo per rastrellare liquidità, subendo così pesanti perdite, di gran lunga superiori a quelle prospettate a causa dello spread, per il semplice motivo che le banche hanno in portafoglio più crediti che titoli. (per i secchioni: i prestiti sono oltre 2300 miliardi, i titoli pubblici meno di 380).
Nei casi più eclatanti (sui quali si soffermerà, spero, la Commissione d’inchiesta che verrà approvata dal Senato fra una decina di giorni, dopo essere stata approvata in sede redigente dalla VI Commissione) i prezzi ai quali le banche hanno ceduto i crediti dubbi agli “specialisti” del recupero erano assolutamente incredibili.
Gli acquirenti, quindi, ci hanno fatto dei bei margini di profitto. Se la banca vende crediti per un valore di 100 al prezzo di 17, e chi acquista il credito riesce a recuperare 34 (circa un terzo del valore iniziale del credito), la banca ci ha perso l’83% (ha prestato 100 e le rientra 17) ma l’acquirente dei crediti ci ha guadagnato il 100% (raddoppiando da 17 a 34).
Recuperare il 30% di un credito, anche in caso di problemi, non è una prospettiva utopistica (stiamo parlando di crediti per lo più “assistiti” da garanzie reali, cioè da ipoteche su immobili) e quindi nessun istituto li avrebbe ceduti a un prezzo tanto basso se non fosse stato per l’urgenza provocata dal bail-in “anticipato” di novembre 2015.
Questa, che ha nome (decreto “salvabanche”, perché ai piddini non basta rovinarti: ti devono anche prendere per i fondelli!) e cognomi (Letta, Saccomanni, Renzi, Padoan,…) è stata la vera carneficina per il sistema bancario italiano, non lo spread degli ultimi sei mesi.
Ma, naturalmente, come tutte le storie in cui qualcuno guadagna molto, è difficile trovare chi ve la racconti per bene: quelli pagati per non capirla prevalgono.
Lo fa, con ampio ricorso a fonti ufficiali, un mio lettore in questo thread che vi sconsiglio di leggere: potrebbe succedervi di capire quanto è accaduto, e potreste essere presi da un incontenibile sdegno verso le prefiche dello spread e i carnefici (veri) delle nostre banche.
Certe volte l’ignoranza rende meno infelici, e questa è una di quelle…
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Mi chiedo dove fossero tutti quelli che OGGI si preoccupano per la debolezza delle #banche, negli ultimi anni, quando le banche sono state costrette a ridurre €200mld di NPL a colpi di svalutazioni e cessioni e conseguenti aumenti di capitale e crollo valore di borsa #thread pic.twitter.com/BW4I4h07Kn
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Come rilevato da @moryalongo, l’impatto dell’aumento dei tassi dei TdS sul capitale delle banche si misura nell’ordine di €3miliardi ogni 100bp di #spread. Tanto che la soglia di allarme per eventuali aumenti di capitale è molto lontana. Invece… https://t.co/TDxsayya6Z pic.twitter.com/L4V2P9m2PO
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
I prestiti presenti nei bilanci delle #banche sono pari a circa 7(dico sette) volte i titoli pubblici. Nessuno si preoccupava della salute delle banche quando circa il 15% di quei prestiti andava in fumo a causa di una recessione epocale? Mentre entrava in vigore pure il #bailin? pic.twitter.com/QOZof2LnkR
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Nessuno rilevava che i prestiti a famiglie ed imprese decrescevano per quasi 4 anni consecutivi? Una contrazione del credito di dimensioni epocali! (In verità successiva ad un’esagerata crescita precedente, ma questa è un’aggravante, non un’esimente). pic.twitter.com/4v9PpF6GNY
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Giusto per darvi un’idea del vero tsunami che ha investito il Paese. Sofferenze passate da poco più del 2% al 12% del PIL e PIL inferiore del 25% rispetto al trend precedente la crisi. pic.twitter.com/Nt06ddRInG
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
La risposta è stata ridurre, ridurre ad ogni costo. Volete sapere cosa pensano a #Bankitalia di tutta questa corsa a ridurre le sofferenze? Pensano che sia una cosa senza fondamento. https://t.co/rcc1niDazy pic.twitter.com/AG0gpX1qd0
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
E chi aveva tutto da festeggiare, da questa corsa alla svendita dei crediti inesigibili da parte delle #banche, imposta dalla Vigilanza #BCE della Signora Nouy? I pochi grandi compratori (soprattutto esteri).https://t.co/6UKehDdJtO
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
E se avete dei dubbi, ve lo faccio ripetere da #Bankitalia. Forse così è più chiaro. pic.twitter.com/cCT3gHqGtl
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Ma la Vigilanza #BCE non ci ha mai voluto sentire. Questo è uno dei danni più seri derivanti dall’appartenenza all’eurozona. Ci è stata impedita una ordinata e necessariamente lenta guarigione dalle ferite di una recessione epocale. Lasciando le #banche in balia del mercato. pic.twitter.com/NsGYGCD6zv
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Centinaia di miliardi di prestiti in sofferenza, dietro cui c’era capannoni, aziende, case degli italiani, bruciati sull’altare del ‘tutto e subito’. Nonostante #Bankitalia fosse di parere contrario (Sole del 24/2/2017) pic.twitter.com/3suD4UoheS
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Ancora sul Sole del 20/2/2017. La soluzione è unica: per ‘fare presto’ si deve vendere in blocco a grandi investitori internazionali. A 14 Cent!. pic.twitter.com/xEUzAPtdl6
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Ma quanto valgono questi NPL? Dopo una recessione epocale, sono saltati tutti i parametri di riferimento ed il prezzo lo fa soltanto una domanda concentrata nelle mani di pochi. https://t.co/mDqqvryOQK
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Le perplessità di #bankitalia, ancora una volta, non mancano. Ma a Bruxelles non si può dire di no. E così si volatilizza l’attivo di una delle più antiche banche del mondo. pic.twitter.com/VnnEsgeDzF
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018
Ma, colpo di scena! Nella valutazione degli NPL esistono figli e figliastri. Noi, come al solito, siamo più realisti del re. Le solite regole applicate ai nemici ed interpretate per gli amici. E la #BCE fa finta di accorgersene, come se la Vigilanza fosse su Marte. pic.twitter.com/eHAORQc05X
— Ora Basta (@giuslit) October 27, 2018