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Rogowski Atlantia

Autostrade-Atlantia, ecco quanto il Ponte Morandi si è abbattuto anche sulle fondazioni bancarie

L'articolo di Claudia Cervini, giornalista dell'agenzia Mf-Dow Jones, sui riflessi dei subbugli che solcano Autostrade-Atlantia per le fondazioni bancarie

Oltre che sulle spalle di Atlantia, il crollo del Ponte Morandi a Genova rischia di pesare anche sui bilanci delle fondazioni bancarie. Anche in funzione della remunerazione cedolare stabile e robusta che i titoli della società delle concessioni autostradali hanno garantito negli ultimi anni, nel tempo sono stati numerosi i fondi pensione, le casse di previdenza e le fondazioni che vi hanno destinato una parte degli investimenti.

Per un numero ristretto di realtà il chip su Atlantia è stato tuttavia considerevole e i fatti di Genova rischiano ora di innescare strascichi a catena. Scorrendo l’ultimo bilancio disponibile, quello relativo allo scorso esercizio, a balzare subito all’occhio è il caso Crt.

A stretto giro, il board dell’ente dovrà analizzare la situazione relativa a quello che rappresenta uno degli investimenti più importanti in portafoglio, vale a dire la quota rilevante detenuta nel capitale di Atlantia (un cda ordinario è in agenda per martedì 11 settembre, quello straordinario non è stato ancora convocato).

Fare il punto della situazione è un atto dovuto, considerando che dal crollo rovinoso del viadotto Polcevera del 14 agosto scorso, i corsi di Atlantia sono scesi da 25 euro agli attuali 18,1 euro. Una brusca correzione che rende pertanto doverose alcune riflessioni sullo storico investimento, che per Crt risale ai tempi della privatizzazione delle concessioni autostradali.

Complessivamente, a prezzi di mercato il controvalore del pacchetto di titoli Atlantia in carico alla Fondazione, poco più di 41,5 milioni di azioni che costituiscono una quota del 5,03% (5,06% a fine 2016), era schizzato nell’ultimo anno da 930,59 milioni a 1,092 miliardi, andamento che ha fatto salire il peso sul valore totale degli investimenti dal 31,82% al 33,94%, su un portafoglio di poco superiore a 2,7 miliardi di euro.

A valori di bilancio, invece, sui 2,703 miliardi di investimenti a fine dicembre 2017, il 26,42% è rappresentato dalla società della famiglia Benetton, che da sola vale 714,312 milioni di euro e che nell’ultimo esercizio ha assicurato all’Ente torinese dividendi per 45,8 milioni (38,5 mln nel 2016).

Per quest’ultimo si tratta del secondo investimento per peso, alle spalle del pacchetto Unicredit che a fine esercizio aveva un controvalore di 734,77 milioni e che rappresentava il 27,18% del portafoglio.

Se nel bilancio consuntivo 2017 Crt aveva fatto presente che “l’esposizione verso Atlantia ha superato, seppure in misura estremamente contenuta, il limite di un terzo del totale dell’attivo patrimoniale a seguito dell’andamento favorevole dei prezzo di mercato, in concomitanza con il lancio dell’opa su Abertis”, con il recente storno legato ai fatti di Genova il problema dovrebbe essere alle spalle, anche se una questione ben più spinosa deve essere ancora affrontata.

L’ente presieduto da Giovanni Quaglia ha infatti in carico i titoli di Atlantia a un valore contabile unitario di 17,21 euro: un livello che in caso di disinvestimento assicurerebbe ancora di incamerare una plusvalenza, ma che rischierebbe inesorabilmente di tramutarsi in una perdita potenziale nel caso in cui il governo decidesse effettivamente di revocare le concessioni ad Aspi o di rivedere in modo più stringente le assegnazioni in gestione delle tratte autostradali e al tempo stesso meno remunerative per i loro concessionari, con evidenti ripercussioni a cascata anche per gli azionisti.

Un’altra realtà alle prese col caso Atlantia e con il crollo del Ponte Morandi è la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. In questo caso, la partecipazione in Atlantia è stata inserita in portafoglio nel corso del 2016 e gli acquisti sono continuati nel corso del 2017. Al 31 dicembre 2017 l’investimento ammonta a 49.995.134 euro. Il valore contabile unitario è pari a 22,69, mentre il valore di mercato A fine anno era di 26,32 euro.

Dalla partecipazione nel corso dell’anno 2017 si sono incassati il saldo del dividendo anno 2016 e l’acconto dividendo per l’anno 2017, che insieme hanno generato una redditività pari al 4,85%. “Il saldo di quest’ultimo stimato quale prima distribuzione del 2018 prevede una redditività pari a oltre il 2,15%. Tale redditività potrebbe essere superiore in quanto la stessa non include eventuali acconti che la società potrebbe pagare nel corso del 2018”, si leggeva nel bilancio 2017.

Inutile dire che l’accaduto ha cambiato completamente lo scenario e sgretolato le previsioni che la fondazione aveva fatto per il 2018. Non solo. Cuneo nel corso dell’anno ha comprato ancora. All’assemblea di bilancio di Atlantia la fondazione ha depositato 2.283.500 azioni, 80 mila in più rispetto ai numeri dell’ultimo rendiconto. Complessivamente la quota in carico all’ente piemontese è di circa lo 0,3%. Per ciascun titolo, la perdita potenziale rispetto ai valori di carico è di oltre 4,5 euro.

Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza

 

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