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Pensioni

Una proposta innovativa per separare l’assistenza dalla previdenza

L'intervento di Pietro Gonella, già coordinatore dei direttori generali delle ASL venete.

 

e, in Italia, c’è una scarsa conoscenza delle “stato”  della PREVIDENZA PUBBLICA (INPS) lo si deve al fatto che solo riviste specializzate pubblicano e commentano le regole generali dell’INPS e i conteggi corretti (entrate/ uscite) della previdenza stessa, separandone gli aspetti previdenziali “puri” da quelli assistenziali.

Partendo dai concetti di GPT (gestione prestazioni temporanee) e di GIAS (gestione interventi assistenziali), Gonella ha ribadito il CONCETTO FONDANTE della FEDERSPeV e dell’APS-LEONIDA, ossia che – nel bilancio INPS- vadano chiaramente DISTINTE le VOCI PREVIDENZIALI PURE da QUELLE ASSISTENZIALI. Distinzione di voci e di conteggi economici (entrate ed uscite).

Lo prescrive l’art.37 (c.3, lettera D) della legge 88/1989, ma detto articolo è rimasto largamente disatteso. Esso recita che ciò è dovuto alla genesi diversa delle 2 voci: quella assistenziale è legata al finanziamento statale (imposte) e quella previdenziale è invece basata sui contributi versati, da parte dei singoli lavoratori e dei loro datori di lavoro.

Nel 2020, la SPESA ASSISTENZIALE è stata di 144,758 miliardi (+ 26,7% versus 2019), pari all’8% del PIL, con un aumento medio pari al 4,5% annuo nel periodo 2008-2020; una spesa pari al 93% della spesa previdenziale al netto delle imposte! Ciò nonostante (e nonostante il “reddito grillino”) negli ultimi anni il numero delle persone e dei nuclei familiari “poveri” non è diminuito, anzi è aumentato nettamente, quasi RADDOPPIATO. Davvero un paradossale risultato!

Nello stesso anno, la SPESA PREVIDENZIALE TOTALE è stata di 234,736 miliardi (con un aumento medio pari all’1,5% annuo nel periodo 2008-2020), mentre quella “previdenziale pura”  si è attestata sui  211,477 mld, con oltre 22 milioni di prestazioni previdenziali e assistenziali a favore di oltre 16 milioni di persone (16.041.202). La spesa previdenziale al netto delle imposte (ben 56,194 miliardi) è stata di 155,283 mld. Spesa sostenibile grazie al rapporto attivi/pensionati pari a 1,4238. l dato è confermato da una serie di articoli del Centro Studi e Ricerca di Itinerari previdenziali, che confermano che – attualmente – la spesa pensionistica “pura” è perfettamente sotto controllo, grazie alle riforme attuate. Non così si può dire per quella assistenziale, in costante e vorticosa ascesa.

Per effetto della pandemia e del calo del PIL (1.654 mld)  nel 2020  le entrate contributive si sono ridotte (195,4 mld versus 209,4 mld del 2019) con un buco tra contributi e prestazioni pari a 39,336 mld. Nonostante ciò, nello stesso anno il bilancio previdenziale “puro” risulta positivo per 29,813 miliardi, per effetto delle tasse pagate dai pensionati.

Si conferma così l’esigenza di TRASPARENZA ASSOLUTA nei conti previdenziali. Siamo sempre più convinti che la separazione dell’assistenza dalla previdenza sia la strada giusta per fare chiarezza sul mondo INPS, in cui oggi trionfa la permeabilità delle spese tra le due funzioni, determinando situazioni di continui travasi monetari dalla previdenza all’assistenza, con danno della prima.

Ma la funzione assistenziale non compete ai pensionati “ex-lavoratori” e deve essere a carico esclusivo della fiscalità generale. Sono ben note le posizioni di molti “esperti” contrari alla separazione tra le due funzioni, per motivi ideologici e non tecnici. Noi, invece, manteniamo questa richiesta, unendola anche a quella di IDENTIFICARE CON UN CODICE SINGOLO le VARIE VOCI PREVIDENZIALI “pure” e le VARIE VOCI ASSISTENZIALI, al fine di fare almeno chiarezza  contabile, una volta per tutte.

In questo modo sarebbero identificate TUTTE le VOCI ASSISTENZIALI IN CAPO- oggi- AD UN SINGOLO CITTADINO ASSISTITO, contribuendo a fare pulizia su voci assistenziali sovrapposte e ridondanti. In questo modo si raggiungerebbe – finalmente – la certezza di una corretta imputazione delle voci assistenziali/assistito e si potrebbe effettuare un serio incrocio tra i dati INPS e i dati IRPEF, chiarendo una volta per tutta la correttezza delle cifre “ascritte”.

Questa scelta innovativa (che potrebbe essere messa a carico di INPS-ISTAT-Agenzia delle Entrate-CNEL) adempierebbe anche alle ripetute richieste della  Commissione UE di “non caricare sul capitolo pensioni voci di spesa che sarebbe più corretto imputare ad altri capitoli”.

Nonostante ciò, da sempre, l’Italia ha preferito disattendere questo invito, in base al principio italico che “…laddove c’è confusione è più facile la gestione politica del problema…”.

Da Berlusconi in poi sono state caricate sulla spesa pensionistica decine di voci assistenziali: un milione di lire al mese; contributi per giovani e disoccupati; costi dei pre-pensionamenti; APE sociale; pensionati precoci; reddito di cittadinanza; lotta alla povertà; navigators etc. etc.

Quindi NOI CHIEDIAMO AD ALTA VOCE (come da previsione del Jobs Act del 2015) la CREAZIONE di UNA BANCA DATI dell’ASSISTENZA, con la prospettiva verosimile di ottenere RISPARMI ANNUI di ALMENO 5 MILIARDI (Alberto Brambilla), ISTITUENDO UN CASELLARIO CENTRALE per formalizzare ed attuare una ANAGRAFE GENERALE dell’ASSISTENZA, ove far confluire, per CODICE e NUCLEO FAMILIARE, tutte le PRESTAZIONI EROGATE dallo STATO, dagli ENTI PUBBLICI e dagli ENTI LOCALI cui associare le prestazioni offerte dal settore privato.

Tutto ciò al fine di:

  1. Conoscere completamente e correttamente quanto ogni soggetto e ogni nucleo familiare percepisce dai vari soggetti erogatori;
  2. Di ottenere un RISPARMIO sugli oltre 100 milioni a carico oggi della fiscalità generale;
  3. Di ottenere un INDICE per la sola spesa pensionistica pura;
  4. Di ottenere un ALTRO INDICE per la spesa assistenziale (che, mediamente, aumenta annualmente più del triplo rispetto a quella previdenziale);
  5. Di creare un TERZO INDICE per le rendite infortunistiche INAIL.

L’Italia vive una serie di crisi: pandemica, bellica e demografica. Nel 2050 ci saranno oltre 20 milioni di pensionati su circa 50 milioni di abitanti e 20  milioni di lavoratori, con un rapporto attivi/pensionati che scenderà a 1! Come potrà reggere il sistema pensionistico, allora? Occorre quindi, da ora, attuare seri provvedimenti a favore della NATALITÀ, semplificando la vita dei genitori (asili nido, scuole, libri, contributi fino alla maggior età). Va creato un fondo ad hoc per contrastare la denatalità, in modo da assicurare la sostenibilità e la stabilità del sistema previdenziale, coinvolgendo da un lato lo Stato, che gradualmente dovrà destinare annualmente fino all’1% del PIL, e dall’altro le classi di reddito over 55.000 euro/anno (classe che dal 2022 diviene 50.000 euro/anno), ossia circa 1,9 milioni di contribuenti. Si tratterebbe di una “tassa” finalizzata, testimonianza di una reale WELFARE COMMMUNITY. Tassa finalizzata e non “gettata al vento” come l’odioso contributo di solidarietà, mai finalizzato e finalmente abolito il 31/12/21.

Potrebbe essere una nuova voce, nella modulistica IRPEF, alternativa al 2×1000 o all’8 per mille.

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