Ma il Copasir come considera Leonardo Del Vecchio in Mediobanca?
Il patron di Luxottica e primo azionista di Mediobanca è un baluardo dell’italianità nell’istituto di Piazzetta Cuccia o un cavallo di Troia dei francesi in Mediobanca e in Assicurazioni Generali?
Le domande non trovano risposta chiara dopo le premesse dell’indagine del Copasir sugli assetti bancari e assicurativi italiani e dopo il documento finale dello stesso Comitato parlamentare della sicurezza della Repubblica.
C’è infatti solo una certezza: le mire dei francesi di Axa su Generali vanno bloccate.
E Del Vecchio?
“Temevamo a ragione che ci potessero essere azioni invasive ed eterodirette verso un istituto come Mediobanca che ha un’importante partecipazione in Generali. Abbiamo voluto verificare che la testa delle banche italiane e delle assicurazioni che detengono miliardi di debito sovrano e buoni del Tesoro guardasse in Italia e non fuori”, ha detto a rapporto approvato – preparato da relatori di Pd e M5s – il presidente del Copasir, Raffaele Volpi (Lega).
D’altronde a fine maggio il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), disse riferendosi alla finanziaria Delfin di Del Vecchio: “Un fondo franco/lussemburghese acquisirà il controllo di Mediobanca, la più grande banca d’affari italiana da sempre in competizione con quella francese, operazione che a sua volta consentirà il controllo delle Assicurazioni Generali”.
Quindi vade retro Del Vecchio? Macché. “Mi limito a dire che Del Vecchio è un grande italiano”, garantisce ora il presidente del Copasir, Volpi.
Quindi tutto ok?
Mica tanto, se si legge questo passo della relazione del Copasir “sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo”.
“Anche altre operazioni, sempre connesse all’attivismo del partner francese, a parere del Comitato, devono essere monitorate con attenzione. In particolare, come già si è detto nel capitolo 5.4, l’aumento di capitale di Delfin in Mediobanca potrebbe modificarne l’assetto societario, con conseguenze per il nostro principale istituto di assicurazioni, Generali, che, come è noto, detiene un considerevole pacchetto di titoli di Stato”, si legge nel rapporto finale del Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica.
Tutto chiaro? Boh.
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Tutti i timori del Copasir sulle mire del gruppo francese Axa sull’italiana Assicurazioni Generali. Estratto dalla relazione del Copasir “sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo”
Accanto al sistema bancario, occorre valutare la situazione del sistema assicurativo, che in Italia vede la prevalenza di due grandi attori principali: Generali e Unipol. Si può quindi dire che in questo settore è già avvenuta quella operazione di consolidamento che invece è tuttora in atto nel sistema bancario.
Il gruppo Generali S.p.A. è uno dei principali operatori assicurativi e del risparmio nel mondo, con circa 70 miliardi di premi e un patrimonio pari a 630 milioni nel 2019.
A livello nazionale Generali, oltre ad essere il primo operatore assicurativo, è anche il maggiore gruppo nel settore del risparmio gestito, con investimenti rilevanti sia nei titoli di Stato italiani, sia nei titoli obbligazionari e azionari delle imprese italiane.
La forte proiezione internazionale è un altro aspetto che caratterizza il gruppo: le attività sul mercato estero – allocate in tutti i principali Paesi europei ed in molti extraeuropei – hanno prodotto nel 2019 oltre il 65 per cento del risultato operativo complessivo.
Il gruppo, nell’ottica di rafforzamento della propria leadership nel settore, ha recentemente annunciato una partnership strategica con Cattolica Assicurazioni, della quale dovrebbe diventare azionista rilevante con circa il 24 per cento del pacchetto azionario.
Su tale questione, va aggiunto che la società assicurativa ha espresso l’intenzione, approvata dall’IVASS, di arrivare al 49,49 per cento del capitale di Cattolica.
Anche alla luce di tali evidenze, il Comitato ritiene che sia di rilevanza strategica mantenere l’indipendenza di Generali, assicurata anche dal mantenimento della governance in Italia.
In tale quadro, si collocano alcune operazioni finanziarie potenzialmente finalizzate alla cessione di Assicurazioni Generali a gruppi assicurativi esteri, tra cui « AXA S.A., di proprietà francese.
L’interesse delle imprese assicurative francesi per quelle italiane è dimostrato dalle operazioni di acquisizione realizzate nel corso degli ultimi anni, tra le quali si menzionano i casi di Roma Vita e Cisalpina Previdenza, entrate a far parte del gruppo francese CNP Assurance SA (controllato dal Ministero delle finanze francese attraverso Caisse de Depots et Consignation) e la Compagnia Nuova Tirrena, entrata a far parte del gruppo francese Groupama.
Le motivazioni alla base di tale interesse si possono rinvenire nei seguenti fattori: la migliore redditività e stabilità patrimoniale delle assicurazioni italiane rispetto a quelle francesi; l’alto tasso di digitalizzazione del mercato assicurativo italiano, in particolare nel ramo RC Auto (il 27 per cento degli assicurati italiani ad esempio, sottoscrive assicurazioni on-line, contro il solo 12 per cento dei francesi): le assicurazioni on-line presentano infatti caratteristiche tali da rendere operativamente più semplice ed economicamente meno dispendiosa la fase di integrazione post-acquisizione.
A ciò si aggiungono possibili vantaggi fiscali: la tassazione sui premi assicurativi nel ramo RC auto in Italia è notevolmente più bassa rispetto alla Francia (22,5 per cento in Italia, contro il 35 per cento in Francia).
Dal punto di vista finanziario, una eventuale cessione di Assicurazioni Generali ad AXA incrementerebbe in misura considerevole la quota – già elevata – di titoli di stato italiani posseduta da operatori francesi.
Se si considera infatti che Assicurazioni Generali possiede 63 miliardi di euro di titoli italiani, a seguito della possibile acquisizione da parte di AXA, il nuovo soggetto economico arriverebbe a detenere complessivamente 85,5 miliardi di euro di titoli italiani, pari al 3,5 per cento di tutto il debito pubblico italiano.
Una quota così elevata di debito pubblico detenuto da investitori esteri (in questo caso francesi, ma l’argomento potrebbe essere ripetibile per altre nazionalità) pone un rischio a livello strategico e di rilievo per l’interesse nazionale.
Inoltre, risulta critico il tema dei dati personali sensibili, quali i dati sulla salute o sulla situazione reddituale e patrimoniale dei sottoscrittori di polizze, che le assicurazioni raccolgono e trattano a livello di singolo sottoscrittore per finalità contrattuali e a livello aggregato per fini attuariali e di profilatura della clientela.
Tale procedura assume notevole rilevanza in quanto gli operatori del settore assicurativo convergono sempre più verso una dematerializzazione delle proprie attività, in particolare attraverso lo strumento delle assicurazioni on-line. Questo aspetto rileva in maniera evidente in vista dell’adozione della tecnologia 5G – già oggetto di approfondite analisi da parte del Comitato – e dei rischi connessi di esfiltrazione di dati sensibili e di attacchi di tipo cyber alla rete.
Pertanto non si può trascurare che, in caso di acquisto di Assicurazioni Generali da parte di AXA, possa scaturire una potenziale esposizione a fattori di vulnerabilità di dati personali – anche sensibili – di cittadini italiani, tenuto conto che gli stessi potrebbero essere trasferiti, trattati e conservati su database e server collocati al di fuori del territorio italiano.
In tale contesto, occorre anche considerare che una partecipazione rilevante di Generali è detenuta con il 13 per cento da Mediobanca S.p.A., che risulta da alcuni mesi al centro di trattative che ne potrebbero modificare l’assetto societario, con il possibile ingresso di soci esteri. Ciò in particolare attraverso l’operazione condotta dalla Delfin, già azionista della stessa Mediobanca per il 10 per cento, e recentemente autorizzata da BCE e Banca d’Italia a salire al 19.9 per cento.
La seconda azienda assicurativa nel panorama nazionale, e la prima per assicurazioni contro i danni, con un fatturato pari a circa 11 miliardi, è UnipolSai, che fa parte del Gruppo Unipol, holding che opera nei settori immobiliare e finanziario. La proprietà del pacchetto azionario del gruppo, prevalentemente italiana, è riconducibile per il 48 per cento a diverse società cooperative (marchio Coop) e per il restante 52 per cento a numerosi investitori, italiani e stranieri.
Unipol opera quasi esclusivamente sul mercato nazionale, con un totale di circa 12.000 dipendenti e una diffusione in tutte le regioni del Paese. Oltre il 50 per cento degli asset, pari a circa 30 miliardi, è investito in titoli nazionali. Tale quota tuttavia è destinata a ridursi, per effetto della normativa Solvency II (di cui si è fatto cenno nel capitolo 4.3).
Quanto alle attività di investimento, Unipol detiene una rilevante partecipazione, pari al 20 per cento, in BPER, presso cui sono depositati i circa 60 miliardi che costituiscono le riserve assicurative dell’azienda. Si deve anche segnalare una piccola partecipazione (2 per cento) in Mediobanca.
Unipol è indirettamente interessata, proprio in quanto detentrice del 20 per cento di BPER, alla Offerta Pubblica di Intesa Sanpaolo per l’acquisto di UBI. Infatti, sulla base di un accordo stipulato con Intesa Sanpaolo, al termine dell’operazione, BPER acquisirà un ramo d’azienda di 532 sportelli di UBI (per oltre il 70 per cento siti nell’Italia settentrionale), composto da depositi e raccolta indiretta pari, rispettivamente, a circa 29 e 31 miliardi, diventando il quarto gruppo bancario del Paese.
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Anche altre operazioni, sempre connesse all’attivismo del partner francese, a parere del Comitato, devono essere monitorate con attenzione. In particolare, come già si è detto nel capitolo 5.4, l’aumento di capitale di Delfin in Mediobanca potrebbe modificarne l’assetto societario, con conseguenze per il nostro principale istituto di assicurazioni, Generali, che, come è noto, detiene un considerevole pacchetto di titoli di Stato.
Estratto dalla relazione del Copasir