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Perché Apple, Microsoft e Google contano più della Bce

  In attesa di capire meglio in cosa consista una recessione con piena occupazione e quale impatto abbia sui consumatori occidentali un fenomeno chiamato inflazione ormai ignoto almeno alle ultime due generazioni (quelle più giovani), è bene iniziare a capire che i cicli economici contemporanei sono molto diversi da quelli del passato. E che molto…

 

In attesa di capire meglio in cosa consista una recessione con piena occupazione e quale impatto abbia sui consumatori occidentali un fenomeno chiamato inflazione ormai ignoto almeno alle ultime due generazioni (quelle più giovani), è bene iniziare a capire che i cicli economici contemporanei sono molto diversi da quelli del passato. E che molto diverso è anche il ruolo del policy maker pubblico: Fed o Bce che sia o anche del singolo governo. Per intendere quanto velocemente usciremo dalla recessione e quanto rapidamente la naturale tendenza deflazionistica dell’innovazione tecnologica possa riequilibrare l’andamento dei prezzi non bisogna seguire le conferenze stampa dell’avvocato Christine Lagarde, che poco sa di economia ed ancora meno di tecnologia, ma invece analizzare le strategie dei colossi del capitalismo contemporaneo con capitalizzazioni di borsa espresse in trilioni di dollari. Tutte società, con l’eccezione della saudita Aramco che esprime le riserve petrolifere di un paese, del comparto tech.

Alla data dello scorso 31 marzo Apple vantava in bilancio circa 93 miliardi di dollari di free cash flow, Microsoft oltre 56 miliardi e Alphabet 68 miliardi. Tre società della tecnologia hanno liquidità per oltre 200 miliardi e difficilmente potranno continuare a tenerla parcheggiata con l’inflazione salita all’8,6%, per la semplice ragione che l’inflazione riduce il potere di acquisto del free cash flow. E capire cosa faranno Apple&co in termini di allocazione ottimale del capitale è molto più importante per la qualità della nostra vita futura che non continuare ad esercitarsi nell’esegesi di quanti rialzi e di quale importo le banche centrali faranno nel corso dell’anno del costo del denaro.

Molto realisticamente, piuttosto che pagare extra dividendi, il free cash flow finirà per finanziare nuovi progetti tecnologici nei campi dell’intelligenza artificiale, della realtà virtuale, del quantum computing e così via. Ci sarà un’accelerazione negli investimenti di frontiera della tecnologia anche alla ricerca di ritorni reali sugli investimenti che solo le aree di business non ancora mature posso offrire per assorbire un’inflazione vicina alla doppia cifra.

Ecco allora spiegato perché è ormai una poco utile abitudine del passato quella di prestare troppa attenzione alla Fed o alla Bce, mentre è molto più utile, per capire quanto rapidamente l’economia uscirà dalla sua fase di rallentamento e come le nuove tecnologie contribuiranno ad aumentare la produttività e ridurre l’inflazione, analizzare quanti soldi i colossi del tech, le società più grandi e sofisticate mai inventate dal capitalismo, stanno investendo e per andare in quale direzione. Così si capirà perché non c’è bisogno di essere troppo preoccupati e, soprattutto, perché il riaggiustamento potrebbe essere molto più rapido di quanto non si pensi.

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