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Addio a Francesco Forte, economista non dogmatico

L'economista Francesco Forte ricordato da Sergio Pizzolante, imprenditore e politico

Mi rattrista molto la scomparsa di Francesco Forte.

Una mente straordinaria.

È stato più volte ministro e sottosegretario. Parlamentare socialista. Grande economista.

Allievo ed erede di Einaudi.

Quando qualcuno mi chiede come sia possibile essere liberale e socialista, mi viene sempre in mente Francesco.

Era dotato di un pensiero profondo.

Pensava che la cura della libertà, di ogni libertà, fosse la via migliore per affrontare il bisogno, ogni bisogno.

L’uomo può liberarsi dal bisogno, se coltiva la sua libertà.

Se non rimane in attesa degli altri o dello Stato, se fortifica il suo sapere, le sue conoscenze, la sua voglia di fare e gli strumenti per pensare e agire.

È stato grande e grandemente sottovalutato.

Una mente così, una storia così, se Francesco non fosse stato un socialista, un craxiano, in questi ultimi decenni infami, avrebbe avuto grandi responsabilità.

Aveva la testa di un Giuliano Amato, ma il cuore e la generosità di un Francesco Forte.

Troppo grande per un Paese diventato così piccolo.

Ho avuto il grande onore di essere stato suo amico.

Per alcuni anni anche con una certa intimità.

Quanti riunioni insieme, ai tempi della costruzione della Fondazione Craxi.

Quante iniziative. Quanti convegni. Quanti studi.

Su ogni argomento, Francesco, in poche ore, mi consegnava un scritto, che era uno straordinario saggio. Ricco, ricchissimo.

Lucido, lucidissimo, anche quando io ero esausto, sino a notte inoltrata.

Ogni sera, ogni notte, facevo il pieno.

Di storie, di economia, di politica, di umanità.

Ogni volta mi batteva il cuore, per gratitudine, per la sua stima, per il suo aiuto, per la sua generosità.

Per l’amicizia.

Mi ha insegnato la differenza che c’è fra un uomo che è imperfetto, che sa di essere imperfetto, che non pretende la perfezione dagli altri o dallo Stato, che però si impegna per essere meno imperfetto e un uomo che, invece, pensa di essere perfetto, e quindi nulla fa per migliorare se stesso.

E pretende dagli altri, dallo Stato, ciò che lui non è, e mai sarà.

Francesco mi stupiva. La sua teoria scientifica era quella del “pressappoco”.

Diceva, lui che era un grande studioso, che il metodo migliore per avvicinarsi al vero, al giusto, in economia come in politica o nella vita, era quello del pressappoco, provare, con grande impegno, ad andarci vicino, senza la pretesa della precisione assoluta. Che non esiste.

Pensate cosa pensava Francesco di coloro che hanno la verità in tasca, sempre, su ogni cosa.

Grazie Francesco. Grazie di tutto.

Grazie per aver tolto la verità dalle mie tasche.

Sei stato grande.

Ciao!

Sergio Pizzolante

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