Federdistribuzione perde pezzi.
“Per LIDL, per la sua dimensione organizzativa, per il lavoro sarebbe stato impossibile reggere a lungo in questa ambiguità sul mancato rinnovo”. E’ il commento di Mario Sassi, esperto di lavoro e grande distribuzione, alla notizia che Lidl Italia esce dall’associazione Federdistribuzione.
Ecco fatti e approfondimenti.
LIDL MOLLA FEDERDISTRIBUZIONE
A meno di tre anni dall’adesione, Lidl Italia ha annunciato la decisione di uscire da Federdistribuzione con effetto immediato, a seguito del continuo ed eccessivo protrarsi delle negoziazioni per il rinnovo del Ccnl della distribuzione moderna organizzata, scaduto nel 2019. Tale decisione è maturata con l’obiettivo di dare risposte concrete e immediate ai propri 22 mila dipendenti, che hanno visto in questi anni una progressiva erosione del proprio potere d’acquisto a causa dell’inflazione.
LIDL ADOTTERA’ IL CONTRATTO RINNOVATO DA CONFCOMMERCIO
“Da quattro anni i nostri collaboratori attendono il rinnovo del CCNL ed è per noi inaccettabile che le trattative si siano ulteriormente arenate per dinamiche che esulano dai loro bisogni. Il prolungato immobilismo nella trattativa ha introdotto incertezze che intendiamo subito superare per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti delle nostre persone”, ha dichiarato Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia. L’azienda applicherà il Ccnl già rinnovato da Confcommercio, che prevede aumenti salariali e una tantum già definiti.
LA REAZIONE DI FEDERDISTRIBUZIONE
“Prendiamo atto della decisione di LIDL Italia di recedere da Federdistribuzione. Alla base di questa iniziativa, l’azienda fa riferimento al protrarsi del confronto per il rinnovo del CCNL della Distribuzione Moderna Organizzata. Gli elementi del percorso negoziale con le organizzazioni sindacali, condivise all’unanimità negli organi direttivi di Federdistribuzione, di cui LIDL Italia è stata una componente importante, sono sempre stati improntati principalmente alla tutela dei lavoratori”. Lo afferma in una nota l’associazione presieduta da Carlo Alberto Buttarelli (nella foto). “A conferma di questa attenzione, le nostre imprese associate hanno deciso di erogare nel mese di aprile un anticipo economico sui futuri aumenti contrattuali – prosegue la nota -. Non abbiamo mai fatto mancare la nostra disponibilità a riaprire al più presto il tavolo negoziale, sul quale non sono in discussione le componenti economiche già ampiamente condivise con le organizzazioni sindacali, bensì un aggiornamento dello stesso, rispetto alle esigenze di innovazione ed evoluzione del Retail Moderno”.
IL COMMENTO DI MARIO SASSI
“Lidl si è trovata spiazzata all’interno di dinamiche associative incomprensibili per una realtà di quel profilo dove ha prevalso chi, non avendo problemi di interlocuzione sindacale, ha puntato al rilancio sapendo di non correre alcun rischio”, commenta sul suo blog Mario Sassi, esperto di lavoro e grande distribuzione: “Nella decisione ha pesato il cambio di atteggiamento di Federdistribuzione che, poco prima della firma di Confcommercio e Confesercenti ne aveva contestato i rilanci giudicandoli inopportuni e, subito dopo, si è posta di fatto sulla stessa linea, rivendicando una distintività apparsa provocatoria non solo ai sindacati di categoria. Com’è ho recentemente scritto “Lo stallo, se si trasforma in risultato, non è un’opzione negoziale. È una rinuncia al proprio ruolo”. Questa uscita segnala la presenza di rigidità interne alla Federazione che rischiano di trascinare l’intera vicenda in un cul de sac dagli esiti imprevedibili. La rapidità con cui si è manifestata questa uscita spinge i cosiddetti “falchi” all’arroccamento e i sindacati a confermare la bontà delle ragioni alla base della rottura”
Per Federdistribuzione questo era il primo vero CCNL. Quello firmato nel 2018 era una sostanziale ricopiatura di quello di Confcommercio con uno “sconto” sul salario. “L’area lavoro di Federdistribuzione, composta dai direttori risorse umane delle insegne – chiosa Sassi – è arrivata impreparata alla scadenza, non ha fatto quasi nulla per cinque lunghi anni per costruire un percorso alternativo e distintivo con l’interlocutore sindacale cedendo ruolo e iniziativa ai CEO delle insegne che in larga parte di questa materia non ne capiscono un granché salvo per i costi che genera. Questi ultimi, soprattutto se piccoli imprenditori, hanno dei sindacati una visione approssimativa e legata alla loro realtà specifica. E quindi non hanno valutato né il contesto politico e sociale né la necessità di chiudere rapidamente la partita”.
Conclude Sassi: “Buttarelli che oltre ad essere Presidente della Federazione è un manager preparato e intelligente temo si sia trovato solo sovrastato dai limiti di scarsa visione politica e sociale presenti in molte realtà della GDO. Un peccato. Adesso la strada è in salita per tutti. Certo la firma di Confcommercio, Confesercenti e Coop consente di guadagnare tempo a Federdistribuzione sfruttando le tranche firmate da altri e rinunciando così ad una conclusione rapida. Ma questo provocherà tensioni tra “falchi e colombe” provocando il rischio di una inutile paralisi associativa sul tema”.