La on demand economy crescerà sempre di più in futuro, ma due ostacoli principali si frappongono sulla sua strada: norme vecchie e un algoritmo “contraddittorio”. “È il cuore pulsante delle piattaforme. Da qui ai prossimi mesi diverse piattaforme annunceranno modifiche rispetto all’algoritmo, che lo renderanno più democratico e comprensibile dai lavoratori”, spiega Gianluca Mancini, segretario nazionale Ugl Rider, sottolineando che i rider preferiscono l’autonomia lavorativa, ma chiedono salari più alti e benefit: malattia extra professionale, bonus premianti o per le spese dei mezzi, il lavoro con temperature particolarmente alte o basse.
La “on demand economy” crescerà nei prossimi anni? Quali sono le principali sfide che pone al mondo del lavoro e alle organizzazioni sindacali? Come le state affrontando?
“La on demand economy è in crescita, come confermato anche dalle stime della Commissione Europea, che prevede, nel prossimo triennio, un raddoppiamento dei lavoratori nel settore. È fondamentale quindi un lavoro intenso per normare ulteriormente il lavoro in piattaforma, per allinearlo con i diritti di “più tradizionali” di altre tipologie di lavoratori. Bisognerà farlo con coscienza, equilibrio e coerenza senza pregiudizi ideologici”.
Quali sono i principali temi ancora da affrontare sul fronte dei diritti dei rider? Quali sono le priorità per i lavoratori?
“Abbiamo siglato il primo contratto dei rider, caratterizzato da autonomia e flessibilità nel 2020. Il mondo è cambiato molto in 5 anni, dopo il Covid. Andiamo verso l’apertura del tavolo per il rinnovo del nostro CCNL, per migliorarlo ulteriormente sotto tutti gli aspetti, ma l’autonomia resta per noi sempre la base fondamentale dell’architettura.
C’è unità sindacale? Ci sono differenze? C’è partecipazione dei lavoratori alle assemblee?
“In questo momento, siamo il sindacato più rappresentativo nel settore e siamo sempre in contatto con i nostri iscritti attraverso gruppi whatsapp e social. Se non si è vicini al lavoratore, se non si capiscono le difficoltà e i lati positivi, difficilmente riesci a comprendere le loro esigenze. Il compito del sindacato è quello di portare le istanze dei lavoratori all’azienda per costruire insieme, e non con approccio conflittuale, un sistema migliore”.
Come bilanciare flessibilità e diritti in un contratto di lavoro? Quali sono le ipotesi sul tavolo per il nuovo contratto collettivo di settore e qual è la migliore secondo lei? Immaginare di ottenere un contratto nazionale di lavoro subordinato è troppo irrealistico?
“Abbiamo strumenti per bilanciare flessibilità e diritti: uno spazio legato alla malattia extra professionale o a bonus che possano rievocare la tredicesima o la quattordicesima. Continuiamo ad essere fermamente convinti che il modello autonomo, con partita Iva, sia il migliore per questo tipo di attività, magari da migliorare con le tutele che abbiamo già citato unite a sistemi premiali o a specifici rimborsi dei mezzi, il blocco delle piattaforme di fronte a temperature particolarmente alte o basse ed in caso di allerta meteo”.
L’algoritmo come è percepito dai rider? Può avere una funzione positiva o rappresenta uno strumento vessatorio nei confronti dei lavoratori?
“In questa fase storica, può essere entrambe. Come tutti gli strumenti, dipende il tipo di uso e applicazione che se ne fa. Su questo tema, c’è sempre stato un confronto, anche non sempre facilissimo, ma ci sono a breve alcune novità che dimostrano i risultati frutto di un intenso lavoro su tale fronte. Una maggiore partecipazione attiva dei lavoratori nella definizione degli algoritmi alla base delle piattaforme ha il fine di costruire un sistema che sia positivo e vantaggioso per tutti”.