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Microsoft nella tempesta: Xbox Game Pass verso il game over dopo gli aumenti?

Secondo Mike Ybarra, ex vicepresidente della divisione gaming di Microsoft ed ex numero 1 di Blizzard, la console Xbox è semplicemente "morta". Dopo l'impopolare decisione di Redmond di aumentare (per la seconda volta nel 2025) il prezzo delle sue piattaforme, l'annuncio di rendere molto più caro l'abbonamento a Xbox Game Pass ha provocato una tale ondata di cancellazioni o passaggi a sottoscrizioni economiche da mandare in tilt il portale ufficiale.

Fortemente criticato da buona parte dell’industria e ora pure dagli utenti. Non c’è pace per il servizio Xbox Game Pass, ovvero l’abbonamento che permette di giocare a una vasta libreria di videogiochi in cambio di una sottoscrizione.

XBOX GAME PASS AUMENTA DI PREZZO, RECORD DI CANCELLAZIONI?

Poche ore fa Microsoft ha deciso di aumentare il costo della sottoscrizione: in Italia si è così passati da 17,99 a 26,99 euro e a giudicare dai social moltissimi utenti in tutto il mondo sono subito corsi ad annullare la propria iscrizione.

Si tratta di un aumento che interessa tutti i mercati e segue il rincaro – per ora esclusivamente americano – del costo delle console Xbox.

Chiara l’intenzione della multinazionale di Redmond in un periodo di ottimizzazioni e licenziamenti nonostante trimestrali floridissime di rendere maggiormente sostenibile la divisione gaming che – è noto benché Microsoft non dia numeri dettagliati – vede la software house americana inseguire le rivali nipponiche Sony e Nintendo.

SITO IN CRASH PER IL GRANDE AFFLUSSO DI UTENTI INDISPETTITI?

Secondo quanto riporta la stampa videoludica, il numero di utenti che si è connessa al sito ufficiale di Microsoft per cancellare la propria sottoscrizione o per passare a piani maggiormente limitati ma più economici avrebbe mandato offline il portale.

A testimoniarlo gli stessi ormai ex abbonati a Xbox Game Pass i i quali, indispettiti, hanno riversato la propria delusione sui social, da Reddit a X.

XBOX GAME PASS FA MALE ALL’INDUSTRIA DEI VIDEOGIOCHI?

Finora a criticare il servizio Xbox Game Pass era stata soprattutto la stessa industria videoludica. Soltanto a luglio Raphael Colantonio, fondatore di Arkane Studios e oggi a capo di WolfEye, via X aveva sentenziato: “Penso che Game Pass sia un modello insostenibile che da un decennio danneggia sempre più l’industria, sovvenzionato dai soldi infiniti di Microsoft. Ma a un certo punto bisogna fare i conti con la realtà”. Quindi il manager aveva sentenziato: “Game Pass non può coesistere con altri modelli: o li uccide tutti, o si arrende”.

Anche Pete Hines, ex dirigente Bethesda, se l’era presa recentemente con le offerte “all you can play”  come Game Pass di Xbox o, sul fronte della rivale, PlayStation Plus: “Gli abbonamenti sono diventati la nuova parolaccia, giusto? Non si può più acquistare un prodotto. Quando si parla di un abbonamento che si basa sui contenuti, se non si riesce a bilanciare le esigenze del servizio e delle persone che lo gestiscono con quelle di chi crea i contenuti – senza i quali l’abbonamento non vale un fico secco – allora si ha un problema serio”.

“Bisogna conoscere bene, compensare e riconoscere in modo adeguato – l’avvertimento di Hines – ciò che serve per creare quei contenuti e non solo per creare un gioco, ma l’intero prodotto. Questa situazione sta danneggiando molte persone, compresi i creatori stessi dei contenuti, perché fanno parte di un ecosistema che non valorizza e non premia adeguatamente ciò che creano”.

IL “FUOCO AMICO” DI EX XBOX E BLIZZARD

Di recente su LinkedIn aveva detto la sua anche l’ex dirigente di Xbox Shannon Loftis: “Come sviluppatore Xbox di lungo corso, posso confermare le parole Pete [Hines]. Sebbene Game Pass possa aver avuto ragione con qualche titolo che altrimenti sarebbe naufragato (ad esempio, Human Fall Flat), la maggior parte dei titoli che vanno su Game Pass generano pochi guadagni, a meno che il gioco non sia stato concepito con l’obiettivo di generare ricavi durante l’uso. Dovrei (e forse un giorno potrei) scrivere pagine e pagine sulle strane tensioni create da questo modello”.

Sul fronte opposto si era mosso l’ex presidente di Sony Interactive Entertainment America Shawn Layden: “Non sono un grande sostenitore di questo modello. Penso sia un pericolo.”  Una delle critiche più dure a Microsoft non circoscritta al servizio di abbonamento ma al nuovo modello fatto di rincari era però arrivata dall’ex presidente di Blizzard, Mike Ybarra (software house acquisita proprio da Redmond per 69 miliardi di dollari) che aveva accusato la software house di nascondersi dietro alla scusa degli aumenti doganali per inseguire il mero profitto: “Gli aumenti di prezzo delle console non sono una questione di tariffe, ma di profitti. E il motivo per cui i profitti non sono al livello che dovrebbero essere è una questione molto, molto più profonda della scusa dei dazi”.

A MICROSOFT NON INTERESSA PIÙ LA XBOX E PUNTA TUTTO SUL SOFTWARE?

Nelle ultime ore l’ex presidente di Blizzard è stato ancora più definitivo: con l’aumento del servizio in abbonamento “Xbox è morta”.

Benché tranciante e forse fin troppo pessimistico, il commento di Ybarra potrebbe avere un fondo di verità. Peraltro un giudizio simile era già stato espresso da Laura Fryer, una dei membri fondatori dei Microsoft Game Studios, ormai tre mesi fa attraverso il proprio canale YouTube. in un video nel quale poneva domande del calibro: “Qual è il piano a lungo termine? Dove sono i nuovi successi? Cosa farà sì che le persone si interessino ancora a Xbox tra 25 anni?”

Molti osservatori ritengono del resto che Microsoft nel prossimo futuro voglia svincolarsi dai limiti e soprattutto dai costi di una console proprietaria, concentrandosi esclusivamente sui titoli multipiattaforma da pubblicare sulle macchine rivali. Insomma, da questo punto di vista potrebbero aver ragione i veterani dell’industria videoludica che sostengono che l’hardware ormai si è involato verso il “game over”.

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